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 2021  aprile 24 Sabato calendario

La strage di migranti

«Ci siamo trovati a navigare in mezzo a un cimitero, 10-13 morti in mare e chissà quanti sul fondo». Alessandro Porro è il presidente di Sos Méditerranée Italia e parla da bordo della Ocean Viking. Racconta i drammatici momenti di uno dei più gravi naufragi di migranti nel Mediterraneo centrale di cui si ha notizia. La nave Ong tra mercoledì e giovedi ha ingaggiato una gara contro il tempo e l’ha persa: dopo 10 ore di navigazione, «in un mare forza 6 e vento a 40 nodi», non è riuscita a trovare in tempo il gommone grigio con circa 130 persone a bordo per il quale Alarm Phone già mercoledì mattina aveva cominciato a chiedere inutilmente aiuto «a tutte le autorità», sentendosi rispondere dai libici che non potevano intervenire «perché c’è mare grosso» e dai centri di coordinamento (Mrcc) di Italia e Malta che l’intervento spettava a Tripoli. «Noi eravamo da tutt’altra parte, quasi al confine con la Tunisia, a cercare un’altra barca con 40 persone di cui non si sa più nulla – racconta Porro -. Abbiamo cambiato rotta e ci siamo diretti verso Est. Anche 3 mercantili hanno cominciato a cercare. Nel pomeriggio, la nave My Rose ha avvistato 3 cadaveri. Un aereo di Frontex ha visto i resti del gommone e ha dato le coordinate. Erano quasi le 17 di giovedì quando abbiamo trovato il gommone, spezzato, senza il fondo in legno. C’erano solo i due tubolari afflosciati. E quei cadaveri, alcuni già gonfi. Corpi di giovani maschi, sui 20 anni, aggrappati a galleggianti di fortuna, una camera d’aria, un pezzo di legno. Tutti morti. Abbiamo proseguito le ricerche per cercare qualcuno vivo. Non c’era nessuno. Eravamo 43 miglia a Nord-Est di Tripoli, nella zona Sar della Libia. Li abbiamo avvertiti. Ci hanno risposto che stavano per mandare qualcuno. Abbiamo atteso ore, non sono mai arrivati. Noi abbiamo potuto solo osservare un minuto di silenzio».
Il terribile racconto dalla Ocean Viking descrive la parte finale di questa brutta storia. Il resto lo ricostruisce Alarm Phone, il «centralino dei migranti», che ha elencato gli inutili tentativi di far intervenire qualcuno quando, mercoledì mattina, da alcuni pescatori ha appreso che c’era un gommone in pericolo, al largo della Libia, con più di cento migranti partiti martedì sera da Al-Khoms.
Non era la sola barca nel mare agitato, perché nelle stesse ore erano tre le imbarcazioni di migranti. Una era stata raggiunta dalla Guardia costiera libica e in 104 erano stati riportati a Tripoli con i cadaveri di una donna e di un bambino. Tra Libia e Tunisia c’era l’imbarcazione con 40 persone di cui tuttora non si sa nulla: era in quell’area, la Ocean Viking, quando ha raccolto la richiesta di aiuto di Alarm Phone che continuava a ricevere risposte evasive dalle autorità dei Paesi coinvolti. Il gommone ha cominciato a fornire le posizioni Gps ad Alarm Phone mercoledì mattina. Alle 9,15 l’Ong avverte le «relevant authorities»: «Da quel momento, gli Mrcc di Italia e Malta, la cosiddetta Guardia costiera libica, l’Unhcr come pure i soccorritori della Ong, sanno di quella imbarcazione in pericolo». Il gommone, raccontano gli stessi migranti, è sorvolato da un aereo che la Ong ritiene di Frontex. Non accade nulla. Roma dice di rivolgersi a Tripoli, che risponde dopo ore. Il telefono satellitare dei migranti si spegne. L’indomani mattina, giovedì, nuovi tentativi con i vari Mrcc. Intervengono i mercantili Vs Lisbeth, Alk e My Rose, secondo la Guardia costiera italiana individuati e segnalati ai libici dall’Mrcc di Roma. La Ocean Viking non è ancora arrivata. La My Rose avvista 3 cadaveri, un aereo di Frontex vede i resti del gommone e fornisce le coordinate. Arriva la nave di Sos Mediterranee ma è ormai tardi, trova solo quel «cimitero in mare».
Si accende la polemica politica. Prima la condanna di associazioni umanitarie e Ong che accusano l’Europa di non agire. Poi Palazzotto, Leu, annuncia un’interrogazione al governo «perché le responsabilità italiane siano chiarite». Il leader della Lega Salvini twitta: «Altri morti, altro sangue sulla coscienza dei buonisti che, di fatto, invitano e agevolano scafisti e trafficanti». Il Pd replica: «Parole vergognose». Il presidente Sassoli dice che il «Parlamento europeo vuole che si faccia chiarezza e che si accertino eventuali colpe». Al Viminale, per singolare coincidenza, il ministro Lamorgese incontrava la collega libica agli Esteri Al Mangoush per parlare anche di contrasto al traffico di esseri umani. L’ultima accusa arriva dalla Libia da dove la portavoce Oim, Safa Msehli, punta il dito: «Gli Stati sono rimasti inerti e si sono rifiutati di agire». —