il Fatto Quotidiano, 24 aprile 2021
Intervista a Giuliano Cazzola
Appena ho sentito la sua voce ho pensato a uno sketch di Crozza: imitava Giuliano Cazzola (bolognese, socialista impenitente e ospite di lungo corso della trasmissione di Floris) invocare la morte degli ottuagenari.
Ero io e non è la prima volta che dico che non si può mandare in malora tutto un Paese per tutelare solo una parte di esso.
Dall’alto dei suoi 80 anni.
Questa mistica delle forze in campo per salvare dei vecchi dal Covid a me sinceramente infastidisce.
Teniamo ai nonni e ci rallegriamo se la fanno franca.
E ai nipoti chi ci pensa?
Lei non ha paura della morte
Io ho paura dei pannoloni. Più del Covid mi fa paura finire la mia esistenza senza dignità, capacità di pensare, fare, scegliere.
Ogni giorno muore un numero discreto di suoi colleghi.
Mi addolora naturalmente. Ma contesto questa lirica del novantenne che dobbiamo strappare alle grinfie del buio eterno.
Pensiamo un po’ più al Pil.
Pensiamo alle altre malattie, ai cardiopatici, agli oncologici, alle mamme che non fanno più gli screening neonatali.
Ai lavoratori autonomi…
Pensiamo a riaprire, a dare vita alla nostra povera vita.
O inseguendo i nonni finiamo con loro al cimitero
Queste cose le dico da tempo, all’inizio ero negazionista.
Come gli atei devoti.
Ritenevo che il Covid fosse qualcosa di più dell’influenza, ma nulla di drammatico.
Ha capito subito?
Dopo l’estate scorsa.
È comunque rimasto suggestionato da Trump e Bolsonaro: la vita continua e amen per chi non ce la fa.
Non a questo livello, diamine!
Però un anziano deve pur morire in qualche modo.
La morte non è figlia dell’errore dei medici. La vita ha un tempo.
Come lo diciamo ai nonni?
Guardi che lei parla con chi ha visto la morte non una, ma due volte.
Ha già spiegato che non ha paura della morte.
Le ho detto che temo di più il pannolone.
La perdita di dignità è la curva più insostenibile del fine vita.
Ecco.
Bisogna far largo ai giovani.
Ecco.
Si può fare a meno dei vecchi.
Possiamo permetterci di caricare sui giovani il debito monstre che stiamo costruendo?
C’è un’unica via di salvezza
Togliere l’Italia dall’apnea. Farla respirare.
E se si muore immaginare che per tanti scocchi l’ora e amen.
Sa cosa temo di più?
Cosa?
Il contrordine. Che “il rischio ragionato”, di cui ha parlato meritoriamente Draghi, sia interpretato come azzardo da questo mare di scienziati che dicono come vivere.
La sua è una questione insieme economica e filosofica.
Si campa solo aprendo le città.
Si può però perire a causa delle aperture.
Non siamo immortali. Accettare la finitezza dell’esistenza.
Lei ha ottant’anni.
Quindi non sono estraneo alla schiera dei nonni.
Vaccinato?
Certo. Mi vaccino sempre. Da trent’anni faccio quello dell’influenza e della polmonite.
Non era negazionista?
In che senso, scusi?