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 2021  aprile 24 Sabato calendario

I castori stanno distrugendo le foreste della Patagonia

Una volta salvata la foresta dalle mani dell’uomo non resta che metterla al sicuro dai denti dei castori. Proprio così, le distese verdi del Parco Karukinka, nella Terra del Fuoco cilena, sono a rischio: la voracità dei roditori nordamericani, introdotti a queste latitudini negli anni quaranta per tentare il business delle pellicce, sta mettendo in crisi l’ecosistema di questo angolo di Patagonia.
Settant’anni fa, come racconta l’Agenzia France Presse, in questa remota terra furono portate le prime dieci coppie di castori e oggi si stima una popolazione di oltre centomila roditori. Questi affondano i loro dentoni nei robusti e lunghi tronchi degli alberi tipici della zona andina: soprattutto faggi. I roditori fanno ciò che è nella loro natura: costruiscono dighe lungo i fiumi e nei laghi per creare le loro tane; ma per procurarsi il materiale necessario questi ingegneri in pelliccia non ci pensano due volte ad abbattere alberi che hanno impiegato quasi cento anni per raggiungere la loro maturità. Ma se nel loro habitat naturale, il Canada, le foreste si rigenerano molto più velocemente, in Patagonia l’ecosistema ha altri ritmi e altre piante. Il risultato, come detto, è che le foreste sono a rischio e, dopo averle messe al sicuro dai taglialegna, ora vanno tutelate dai castori.
«I castori, come noi umani, per abitare un ambiente lo devono modificare per adattarlo alle condizioni di cui hanno bisogno per sopravvivere», ha spiegato all’Afp Cristobal Arredondo, ricercatore alla Wildlife Conservation Society del Cile, che nel Parco Karukinka è responsabile del monitoraggio di questa specie. Nella Patagonia cilena, ha aggiunto, «più del 90% dei fiumi sono abitati da castori, questo ha un impatto molto importante sugli ecosistemi».
Da quando sono stati introdotti nella Terra del Fuoco si stima che l’impatto socio-economico dei castori possa ammontare a circa 70 milioni di euro. Nel Paese sudamericano si è cercato di porre rimedio alla situazione, anche autorizzando la caccia al roditore per regolarne la popolazione, ma, come fa notare l’Afp, questo ha suscitato le proteste dell’Unione per la difesa dei diritti degli animali di Punta Arenas, poiché per limitarne la popolazione si sono installate trappole acquatiche considerate crudeli. Ma Eve Crowley, rappresentante della Fao in Cile, ha una posizione netta: «Le specie aliene invasive sono una delle principali cause di perdita di biodiversità, degradano i nostri ecosistemi. La conservazione del suolo, delle foreste e delle zone umide sono altrettanto importanti, se non di più, della riduzione dei gas serra al fine di limitare il riscaldamento globale».