il Fatto Quotidiano, 23 aprile 2021
Tanti da grandi vogliono fare Marzullo
L’epifania di Gigi Marzullo è un capitolo affascinante della storia della televisione, associabile al sistema feudale del Medioevo; prima di diventare una macchietta di Che tempo che fa, Gigi ha costruito il suo feudo fondato sulle interviste cuore a cuore col favore delle tenebre. Confidenze, tormentoni, piano bar, album dei ricordi, interpretazione dei sogni… Per quarant’anni, tutti i vip di serie A, B e C si sono messi in fila, come se andare da Marzullo fosse meglio che vaccinarsi con Pfizer, in Italia i No Marz sono molti meno dei No Vax. Negli ultimi tempi, però, qualcosa è cambiato. Il signorotto della notte dell’etere deve vedersela con gli assalti di nuovi pretendenti. Non siamo ancora alla presa di Costantinopoli ma le avvisaglie si moltiplicano, di fatto le interviste marzullesche al chiaro di luna sono l’unica nuova tendenza dei palinsesti.
Sembra che da grandi tutti vogliano fare Marzullo. Abbiamo avuto la calata di Laura Tecce, la giornalista che sussurra ai politici, la rotonda sul mare di Pierluigi Diaco, la crisi del maschio spiegata dell’ex ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo, abbiamo visto Pino Insegno insegnare la dizione a Giorgia Meloni (poi dicono che la gratitudine non è di questo mondo).
Ora è arrivato Luca Barbareschi (In barba a tutto, lunedì, Rai2), che nella vita ha fatto tante cose con alterne fortune ma un debole per la tv lo ha sempre avuto, le padellate in testa che si scambiavano le coppie di C’eravamo tanto amati resta uno dei picchi inviolati del trash televisivo. Ma l’età della saggezza arriva per tutti; così abbiamo visto Barbareschi tirare tardi con i suoi ospiti in modo sornione, consapevole e mirato, parlare di Sanremo con Morgan e di politicamente corretto nell’opera con Katia Ricciarelli. Al primo sguardo, la migliore incursione nella storica marca della mezzanotte e dintorni. Tanti da grandi vogliono fare Marzullo; Barbareschi potrebbe addirittura riscoprire se stesso.