il Fatto Quotidiano, 23 aprile 2021
La transizione cubana
A Cuba si è conclusa lunedì scorso una fase che solo dieci anni fa sembrava, se non impossibile, quantomeno assai difficile. Il trasferimento del comando del Partito comunista, della presidenza della Repubblica e la direzione del governo dalla famiglia Castro a esponenti della generazione nata dopo la vittoria della Rivoluzione di Fidel, nel 1959. Così, il nuovo volto ufficiale del potere a Cuba è oggi Miguel Díaz-Canel, nominato segretario generale del Pcc e già consolidato presidente della Repubblica.
La transizione è avvenuta secondo un piano voluto da Raúl Castro, in modo ordinato volto a due fini: rinnovare il vertice del partito ma “nella continuità”, mantenendo come faro il “modello del socialismo cubano”, ovvero il Pcc come partito unico “rappresentante dell’unità del popolo” erede del nazionalismo dell’Apostolo dell’indipendenza José Martí, e mantenendo il controllo dello Stato sull’economia dell’isola. L’operazione politica è avvenuta senza scosse sociali, nonostante la grave crisi economica aggravata dalla pandemia di Covid-19 e il mantenimento di un embargo degli Usa che l’ex presidente Trump ha portato ai limiti.
“Certamente nessuna tensione, ma a scapito della democrazia”, afferma Ivette García González, storica, autrice di vari libri e saggi su Cuba e l’America latina. “L’ottavo congresso del Pcc – afferma – non ha incluso nella sua agenda la democrazia, sia nel partito sia nella società, nonostante negli ultimi mesi molti interventi nelle reti sociali abbiano confermato l’importanza del tema per la società”.
Anche in questo campo, per González “è prevalso il concetto di continuità: l’esaltazione del modello cubano di democrazia partecipativa e l’attribuzione di tutto quello che dissente da quel modello nel campo del nemico, al servizio degli Stati Uniti”. García González, non si riferisce solo al Movimento di San Isidro, il piccolo gruppo di oppositori che negli ultimi due mesi ha sfidato con sue manifestazioni il potere del governo e ha conquistato una visibilità internazionale. Ma anche al dissenso di gruppi di militanti e intellettuali di sinistra, come quelli che si esprimono nel blog La joven Cuba. “È vero che il pluripartitismo non garantisce di per se lo sviluppo democratico, ma il sistema a partito unico è altrettanto, se non di più, criticabile”. Non è accettabile, invece, come metodo e pratica la repressione del dissenso. Per questo preocupa che Humberto López il commentatore che in televisione mette alla gogna gli oppositori senza diritto di replica, “sia stato cooptato nel nuovo Comitato centrale” del Pcc.
“Nel Congresso del Partito comunista è prevalso il senso di continuità col passato anche in economia. Al settore privato è permesso solo un ruolo complementare. Non viene considerato competitore”, dichiara l’economista Ángel Marcelo Rodríguez Pita, membro dell’iniziativa politica Cuba Humanista. L’assenza di una vera riforma strutturale è lamentata anche dagli economisti Mauricio de Miranda e Omar Everleny. “Non stiamo proponendo la privatizzazione dell’economia nazionale, ma l’eliminazione dei monopoli statali, che oggi sono trattati come fossero privati, afferma il primo. Per dare dinamismo all’economia cubana è necessario che esista la possibilità di competere tra imprese di distinta forma di proprietà, statale, cooperativa o privata”. De Miranda mette in chiaro che queste proposte “non hanno l’obiettivo di distruggere le conquiste della Rivoluzione cubana. Al contrario vogliamo renderla più forte. Una gestione più efficiente e trasparente della proprietà pubblica permetterebbe allo Stato di ricevere, mediante le tasse, risorse da destinare allo sviluppo sociale”. Il riferimento è a sanità, scuole, assistenza ai settori più deboli.
Anche Everleny è convinto che la sopravvivenza del socialismo cubano è affidata alla sua capacità di dare dinamismo all’economia, anche con l’apporto di imprenditori privati. E di assicurare ai cittadini “un miglioramento della qualità della vita”. Dall’inizio di gennaio è in corso nell’isola la Tarea Ordenamiento, una riforma monetaria ed economica ritenuta necessaria per rilanciare l’industria nazionale. Ma il rapporto con il dollaro Usa e la scarsezza di beni di prima necessità hanno reso la situazione della popolazione cubana al limite della sopportazione.
“La novità di questi giorni? Che nella bodega è arrivato il pollo”. E che, grazie al Congresso del Pcc “è stata aumentata la fornitura di uova nella libreta”, sostiene Luis, ingegnere meccanico. La sua è una battuta scherzosa. Ma non troppo, visto che non fa mistero di considerarsi comunista.