La Stampa, 23 aprile 2021
Le prostitute a Manhattan non rischiano più la prigione
Niente più storie tipo «Taxi Driver», le prostitute a Manhattan non rischiano più la prigione. La decisione del procuratore Cyrus Vance di smettere di processarle, e cancellare tutti i casi pendenti, non significa che la professione più antica del mondo diventa legale, anche perché clienti e sfruttatori possono ancora essere incriminati. Però è un forte segnale, a livello nazionale, visto che tra i candidati alla sua successione non manca chi vorrebbe depenalizzare vendita e acquisto del sesso consensuale tra adulti.Mercoledì Vance ha annunciato che l’ufficio del Manhattan District Attorney non porterà più in tribunale i casi di prostituzione e massaggi senza licenza. Nello stesso tempo ha chiesto ad un giudice di cancellare tutti i procedimenti pendenti, che sono 914 per i primi due reati, e 5.080 per l’adescamento in strada. Questo atto peraltro era stato già depenalizzato a febbraio nello Stato di New York, quando il governatore Cuomo aveva firmato la legge approvata dal Parlamento locale per cambiare le regole, che discriminavano in particolare i trans.I casi annullati da Vance risalgono soprattutto agli anni Settanta e Ottanta, quando la città aveva dichiarato guerra alla prostituzione per ripulire la propria immagine. I risultati però erano stati deludenti, e da tempo i processi erano quasi finiti. Infatti il procuratore ha spiegato così la sua decisione: «Nell’ultima decade abbiamo imparato da coloro che hanno vissuto questa esperienza, e anche dalla nostra esperienza sul terreno: perseguire criminalmente la prostituzione non ci rende più sicuri, e troppo spesso raggiunge il risultato opposto, emarginando ulteriormente i newyorchesi più vulnerabili».Fino a mercoledì, quando le prostitute venivano arrestate erano costrette a presentarsi in tribunale. Poi le indirizzavano ai servizi sociali, senza processo. Da ora in poi non dovranno andare dal giudice, e riceveranno l’assistenza se lo vorranno. La situazione invece non cambia per clienti e sfruttatori. La legge vieta ancora la professione più antica del mondo, e quindi la polizia potrà continuare a fare arresti. È chiaro però che non avrà molti incentivi a proseguire così, sapendo che tanto non ci saranno conseguenze giudiziarie.Vance aggiunge il peso di Manhattan ad un dibattito già in corso negli Stati Uniti. Le procure di Brooklyn, Baltimora e Philadelphia hanno fatto scelte analoghe, e altre città le stanno considerando. Come sempre avviene in questi casi, ad esempio la legalizzazione della marijuana o dei matrimoni gay, a muoversi per prime sono le amministrazioni liberal. Poi però il resto del Paese segue, magari con alcune sacche di lunga resistenza, se i provvedimenti hanno senso. In questo caso è evidente che la criminalizzazione non ha messo fine alla prostituzione, esponendo invece le vittime allo sfruttamento. Quindi a Vance è sembrato opportuno quanto meno limitare il danno peggiore, evitando i processi di lavoratrici e lavoratori del sesso, e aiutandoli a scegliere vite diverse. Come procedere oltre è ancora oggetto di discussione, ma tra i candidati alla successione del procuratore di Manhattan c’è anche Eliza Orlins, che vorrebbe depenalizzare vendita e acquisto del sesso fra adulti consenzienti: «Di certo non aveva senso processare qualcuno per il suo lavoro. Ma la decisione presa basta? Sicuramente no». —