La Stampa, 21 aprile 2021
Boom di donne in attesa in Gran Bretagna
All’inizio dello scorso anno, il primo dell’epidemia di Covid, il numero di nascite si è drasticamente ridotto in tutta Europa. Ma ora le statistiche britanniche evidenziano una controtendenza: il numero di donne che ha prenotato una visita prenatale è il più alto da cinque anni e tutto lascia pensare che, alla fine della pandemia, ci sarà un nuovo baby boom in numerosi paesi.
Nei primi mesi in cui le nostre vite sono cambiate a causa del Covid si è diffusa la paura e l’incertezza, anche economica, per il futuro. In quelle condizioni era difficile poter pensare di mettere al mondo un figlio. Ma già alla fine del 2020, sarà perché c’è stato un ritorno dell’ottimismo dovuto all’arrivo dei vaccini, sarà perché quando si è costretti a stare in casa qualcosa bisogna pur fare, il numero di donne che aspettano un figlio è in sensibile aumento.
Il servizio nazionale britannico raccoglie e archivia dal 2015 i dati sulle donne che prenotano la prima visita prenatale, nella quale discutono del loro stato di salute con una ostetrica. Il colloquio si svolge generalmente tra le 8 e le 12 settimane di gravidanza. Nel maggio del 2020 si erano registrati 50.965 appuntamenti, in calo del 10,4 % rispetto all’anno precedente. Ma già da settembre le cifre sono aumentate in modo significativo, con 58.035 appuntamenti, il numero più alto per quel mese dal 2015 e in crescita del 6,8% rispetto al 2019. Il trend è continuato negli ultimi tre mesi del 2020, con un aumento dell’11,1% rispetto all’anno prima.
In molti paesi il numero delle nascite è drasticamente diminuito nel 2020 a causa della pandemia: in Spagna la riduzione è stata del 20,4% e le nascite hanno toccato il livello più basso dal 1941. In Italia, nello stesso mese, c’è stato un crollo del 21,6%. In Francia la riduzione registrata nel gennaio 2021, pari al 13,3% è stata la più grande su base mensile degli ultimi 45 anni. Negli Stati Uniti, la California ha registrato un calo del 10,2% a dicembre 2020 rispetto al 2019. «L’aumento potrebbe essere dovuto a molte cose – ha detto al Guardian Birte Harlev-Lam, direttrice esecutiva del Royal College of Midwives -. La pandemia ha permesso a molte persone di adattare il proprio stile di vita a un ritmo più lento, lavorare da casa ha anche permesso di passare molto più tempo con le famiglie e potenzialmente più opportunità di prendere in considerazione l’idea di avere un bambino».
La pandemia potrebbe invece avere abbassato i tassi di fertilità tra i giovani, sia a causa della ridotta possibilità di socializzare sia per l’incertezza economica, come è già avvenuto con la recessione del 2008. Saranno dunque le persone di mezza età a causare il baby boom, perché godono di maggiore sicurezza e stabilità. Un incremento delle nascite si verifica spesso dopo eventi tragici: il numero di bambini aumentò dopo la Seconda guerra mondiale, ma anche dopo la morte della principessa Diana e lo tsunami del 2004 nell’Oceano indiano. Molto dipenderà anche dall’andamento dell’economia e dalla capacità di ripresa dei vari paesi colpiti.
Mentre i contemporanei ricordano e piangono i loro morti, gli storici del futuro citeranno questo periodo come uno dei più grandi ricambi generazionali dell’evoluzione umana, con gli anziani falcidiati dal virus e i nuovi nati pronti a prendere il loro posto.