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 2021  aprile 21 Mercoledì calendario

Intervista ad Alberto Angela (che torna in tv con papà Piero)

Di Alberto Angela poco si sa. E quel poco viene filtrato sapientemente con l’arte, tutta sua, di tutelare, come fossero i suoi misteri di studioso. Palentologo per vocazione e studi, laurea cum Laude in Scienze naturali, specializzazione negli Stati Uniti, una giovinezza passata con la testa sotto terra a cercare reperti e scheletri di dinosauri, l’avventura di divulgatore iniziata nel 1990 alla televisione Svizzera come fosse «one shot» e il repentino successo, l’esempio del padre Piero che esigeva rigore, una famiglia, moglie e tre figli oramai grandi di cui va orgoglioso anche se non ne vuole parlare, collezionista di sabbia presa nei vari deserti e catalogata per provenienza e identificata ad occhio nel colore, un rapimento in Niger mentre girava il primo Ulisse, rimasto prigioniero per 15 ore e liberato poi nel deserto, goloso di espresso e tiramisù, può coprire anche sessanta vasche in piscina prima di lavorare, per scaricare i nervi. Portano il suo nome, in onore alla scoperta, un raro mollusco e un asteroide. E visto che di conoscenza non ce ne è mai abbastanza, ecco che a maggio uscirà con il secondo libro della trilogia su Nerone, che si incentra sul grande incendio capace di azzerare Roma in nove giornate d’inferno e che sconvolsero il mondo.
«La trilogia mi ha permesso di esplorare un pianeta sconosciuto e un tema mai trattato. Non si trovano fonti sull’incendio, rarissimi sono i libri. Una vetta inesplorata che dovevo guadagnare. Per riuscirci ho messo insieme un team di studiosi, scienziati, archeologi, meteorologi, vigili del fuoco, ingegneri. Siamo partiti come una spedizione in questo mondo infuocato di cui non si parla mai, non si conosce il numero delle vittime, abbiamo dovuto ricostruire le mappe dei luoghi e abbiamo fatto scoperte drammatiche e spaventose. E abbiamo trovato un popolo che non si è mai arreso, anche di fronte alla belva che lo divorava».
Che Alberto Angela sia un abile tessitore di storie è noto, un pifferaio magico di favole vere. Per Rai1, un colto acchiappa ascolti che assolve all’impossibile compito di sposare audience e doveri del servizio pubblico e per questo sistemato come perla in prima serata, da oggi e per cinque mercoledì con Ulisse, il piacere della scoperta per altrettante inedite avventure. L’ultima assieme a suo padre Piero, un ritorno a un progetto comune, dopo vent’anni.
Angela, lei dove ritrova il piacere della scoperta?
«Nella scoperta stessa che non si interrompe mai. Causa pandemia i nostri viaggi sono contingentati, ci si muove con prudenza. Perciò abbiamo pensato di far viaggiare il telespettatore tra storia e curiosità. Partiamo stasera da “Le sette meraviglie della Roma imperiale”. Con l’emozione di vedere il Mausoleo di Augusto – appena riaperto al pubblico dopo un restauro durato 14 anni – una struttura enorme, imponente quanto il Colosseo, il Palatino, poco valorizzato, il Natale di Roma e i portoni del Pantheon d’intatta bellezza».
Lei ha detto che tanta grandiosità fa muovere mente e cuore.
«Per me è così. Nella seconda puntata, “Sei regine per Enrico VIII”, viaggiamo nel ‘500 inglese. Il re e le sue mogli con lettere autografe da vero innamorato scritte e siglate a forma di cuore con le iniziali di Anna Bolena, all’epoca sua amante. Non mancherà l’omaggio a Gigi Proietti che per la prima volta non sarà con noi, ma dal Globe Theatre di Roma avremo sua figlia Carlotta nei panni della regina Caterina d’Aragona».
E ancora la sua autentica passione, il mondo degli Etruschi.
«Un popolo scomparso e misterioso che poi rappresenta i nostri nonni, come riaprire un baule di famiglia. Dalle tombe inviolate per 26 secoli escono affreschi di coppie felici come fossero istantanee gioiose di un compleanno, di una vacanza al mare. Vita, amori, passioni in un kolossal tutto italiano, una civiltà pazzesca che ci ha lasciato persino il nome del satellite e il simbolo del Bluetooth. Scoperte di oggi attraverso il passato. Tutto ciò ha senso solo se si condivide, se si trasmette agli altri».
Sono passati vent’anni dal primo Ulisse, tutto è cambiato no?
«La nostra abitudine ci porta a vedere un evento che ha un inizio e una fine, questa volta la pandemia non ci fa conoscere i tempi del percorso. Sono cambiate tante cose ma non la curiosità e l’entusiasmo, noi siamo uguali, il mondo è altro. Questa situazione ci insegna che la storia non segue le tue aspettative ma che ha un suo corso, suoi ritmi e che tutto può mutare rapidamente». —