la Repubblica, 21 aprile 2021
Il viaggio di Wally, la balena avvistata a Ponza
Come nella serie di libri per bambini “Dov’è Wally?”, ogni mattina da quasi una settimana lungo le coste del mar Tirreno ci si pone la stessa domanda. Dov’è, cosa ci fa qui, e dove sta andando Wally, la magnifica balena grigia avvistata più volte nel Golfo di Napoli?
È un mistero, come lo è il perché sia qui. La storia di Wally, così ribattezzata, è iniziata a Ponza venerdì scorso dove è stata ripresa per la prima volta.
Grazie alle immagini gli esperti hanno subito notato qualcosa di strano: Wally non era una balena comune dalle nostre parti, ma di una specie mai vista prima qui. Di più: è una grigia, Eschrichtius robustus, specie estinta dall’Atlantico da almeno 300 anni a causa dei balenieri e osservata in precedenza nel Mediterraneo in un solo caso, nel 2010 in Israele.
Questo cetaceo infatti vive lontanissimo dall’Italia, la sua casa è il Pacifico settentrionale, dove in acque come quelle della Baja California si accoppia e si riproduce, poi compie lunghissime migrazioni fino all’Artico per nutrirsi.
Mai finora però si era vista una grigia qui da noi in tanti secoli di studi. Poi in pochi giorni la balena di circa 7 metri ha solcato le acque di Ponza, si è avvicinata a Sorrento dove è stata aiutata a liberarsi da una rete, e ancora a Baia dove l’hanno perfino accarezzata e infine a Gaeta, ripresa vicino alla base Nato. Tra Lazio e Campania, grazie a tantissimi video, è diventata in poco tempo una star dei social, avvicinata (quando non si dovrebbe) da diportisti e curiosi.
Magnifico e impressionante lo sguardo ravvicinato della balena, che però potrebbe nascondere ben altro, pensano gli esperti biologi marini, come Sabina Airoldi e Maddalena Jahoda dell’Istituto di ricerca cetacei Tethys. Entrambe sanno infatti che c’è molto di anormale nella sua presenza. Lontanissima da casa, sembra estremamente magra e dalle prime stime della sua lunghezza dovrebbe essere molto giovane. Per Jahoda, se fosse un cucciolo, potrebbe addirittura essere «nata in Atlantico e poi arrivata qui, nel Pacifico i piccoli nascono in inverno al sud. Un piccolo di quest’inverno non avrebbe avuto il tempo di arrivare fino a noi attraversando il polo».
Se fosse un cucciolo arrivato dopo la nascita dall’Atlantico sino a noi questo significherebbe che nelle acque atlantiche, dopo 300 anni dagli ultimi avvistamenti, esiste una popolazione di grigie.
Per ora si sa che Wally è passato davanti al Marocco per poi arrivare in Italia. Il professor Jorge Urban, biologo marino fra i massimi esperti al mondo di balene grigie, racconta al telefono dal Messico la sua teoria: «È molto raro l’avvistamento in Italia. Non escludo però che possa essere passata attraverso l’Artico. Nord America, Islanda, Spagna e infine il Mediterraneo, una gran laguna per lei. Sopravviverà? Tutto dipende dal cibo. Bisogna vedere quanto riesce a mangiare. Probabilmente per la sua grandezza è di un anno: se riesce in un luogo estraneo come l’Italia a trovare cibo e crescere, allora potrebbe anche farcela».
Urban è convinto che i cambiamenti climatici e le temperature elevate dell’Artico, così come avviene per le nuove rotte navali, possano avere aperto passaggi per le grigie. Per ora solo supposizioni e forse si saprà di più se i biologi riusciranno a prelevare un piccolo campione di pelle della balena per poter effettuare un’analisi genetica.
Nel frattempo Guardia Costiera e associazioni ambientaliste stanno rilanciando l’importante appello a non avvicinare e toccare l’animale e segnalare sempre la sua presenza alle autorità.
Non essendo abituata a queste acque il comportamento di questo animale non ci aiuta nemmeno ad aiutarla. Se da una parte si è supposto di scortarla verso il largo, dall’al tra è noto che queste balene mangiano spesso invertebrati in fondali bassi, anche di due o tre metri. Per cui potrebbe continuare a rimanere sotto costa, dove è stata sempre vista finora. «Speriamo sopravviva – chiosa Urban – non so se fa parte di una nuova popolazione dell’Atlantico, come è stato supposto, ma sono sicuro che sempre più balene a causa della crisi climatica raggiungeranno nuovi mari passando per l’Artico. Forse ne vedremo ancora». Se per Wally la via di casa sembra molto lontana, l’unica speranza è dunque che riesca a crescere grazie al “cibo italiano”.