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 2021  aprile 21 Mercoledì calendario

Biografia di Armin Laschet

I giornali l’hanno ribattezzato Rocky Balboa: e non certo perché gli somigli fisicamente. Armin Laschet ha conquistato ieri la sua cintura da candidato dei conservatori dopo essere stato picchiato dai sondaggi, suonato da mezzo partito, atterrato un paio di volte dal suo sfidante, il leone della Baviera Markus Soeder. Il governatore del Nordreno- Westfalia si è sempre rialzato e ha ricominciato a tirare pugni. E l’ultimo, quello del ko, è stato una riunione dei vertici della Cdu convocata lunedì sera, in cui Laschet ha costretto il partito a sostenerlo, nonostante il tabellone dei punti mostrasse già il rivale Soeder vincente. Ieri, il leader della Csu si è ritirato, e ha lasciato il campo: «Il dado è tratto», ha detto, rivolgendo un appello all’unità dei due storici alleati, Cdu e Csu. Ma il partito di Angela Merkel è come un ring dopo un round violento: un disastro. Da sempre, Cdu e Csu esprimono un candidato comune, due sole volte hanno scelto un esponente del partner minore: nel 1979, contro la volontà di Helmut Kohl, venne candidato Franz-Josef Strauss, ma perse. Nel 2002 Angela Merkel rinunciò a correre contro Gerhard Schroeder, lasciando il campo a Edmund Stoiber – anche lui fu sconfitto. Stavolta, il leader della Csu Soeder aveva dalla sua sondaggi alle stelle. Ma il numero uno della Cdu Laschet ha continuato a ripetere che i sondaggi non contano, che lui ha sempre vinto contro ogni pronostico e ha tirato fuori l’indole per la quale è più noto, riassunta da un bel titolo dello Spiegel : “l’uomo di gomma”. Le prime parole del neo candidato Cdu/Csu sono state «dobbiamo dare forma al dopo-Merkel». Laschet è sempre stato un fedelissimo della cancelliera ed è considerato il suo erede. Nato ad Aquisgrana nel 1961 da una famiglia di origine vallona, cattolico, non aveva alcuna intenzione di entrare in politica. Ma un amico particolarmente insistente gli riempì la buca delle poste di moduli per iscriversi alla Cdu finché lui, a 18 anni, cedette. È entrato in politica per essere lasciato in pace, ma da allora non molla un obiettivo. Nel 2017 tentò l’impresa di sfidare la popolarissima Hannelore Kraft, la governatrice in carica del Nordreno-Westfalia, tra risate generali. La sconfisse di sette punti: un trionfo. L’inverno scorso, quando scese in campo contro l’ultraconservatore Friedrich Merz per la leadership della Cdu, in pochi pensavano che avrebbe potuto batterlo. E invece.
Laschet non è particolarmente carismatico, ma non se ne preoccupa. Sono pochi i cancellieri tedeschi che hanno fatto affidamento sul magnetismo, e Helmut Kohl e Angela Merkel non sono tra di essi. Sulla mancanza di fascino, il neo candidato Cdu/Csu ha persino costruito uno slogan: «Forse non sono l’uomo della perfetta messinscena. Ma sono Armin Laschet e di questo vi potete fidare». In questo, è certamente più simile a Kohl e Merkel. Della cancelliera, il governatore del Nordreno-Westfalia eredita un centrismo oltranzista e un forte europeismo. E se si allarga il campo anche agli altri due candidati con le migliori possibilità di un posto al sole nel prossimo governo, è chiaro che la Germania del futuro può far tirare un sospiro di sollievo al resto del continente. Annalena Baerbock, candidata dei Verdi, nei mesi in cui in Europa si litigava sui coronabond e i nordici erano un compatto fronte del no, ci disse in un’intervista che era assolutamente favore. E i Verdi stanno facendo una battaglia, in Germania, per ammorbidire la regola del pareggio di bilancio scolpita nella Costituzione. Quanto a Olaf Scholz, candidato della Spd: è stato lui, da ministro delle Finanze, a litigare con l’Olanda per togliere ogni condizionalità al fondo salva-Stati Esm. Ed è stata l’eminenza grigia che ha spinto, insieme all’omologo francese Bruno Le Maire, per il Recovery Fund. Con lui, che ha salutato il fondo di ricostruzione come un “momento hamiltoniano”, gli Eurobond non sarebbero più un miraggio.