la Repubblica, 20 aprile 2021
Superlega, su 10 euro incassati dalla vendita dei biglietti per lo stadio, ben sette finiscono in tasca a loro
Addio a Cr7, Lukaku e Ibra. Ma – soprattutto – addio a una valanga di incassi e a quasi tutti i tifosi digitali (e internazionali) del calcio tricolore. I divorzi sono quasi sempre molto costosi. Ma quello, per ora solo potenziale, tra la Serie A e i tre club candidati alla Superlega rischia di cambiare radicalmente il volto del nostro campionato.
Il peso specifico di Juve, Inter e Milan sulla massima divisione non si misura solo dal palmares – 72 scudetti vinti su 116 – e dalle coppe in bacheca. Anzi. Quello che conta davvero sono i soldi che le tre squadre rischiano di portarsi via se fossero “espulse” dal torneo. Sono una valanga: i fondatori italiani della Superlega, per dire, garantiscono da soli il 38% dei ricavi della Serie A. Su 10 euro incassati dalla vendita dei biglietti per lo stadio, ben sette finiscono in tasca a loro. Merito di quell’esercito di fan che è il vero “tesoretto immateriale” dei tre club: su 25 milioni di appassionati di calcio in Italia, il 65% tiene per i rossoneri, i nerazzurri o i bianconeri. La Vecchia Signora (dati Stageup e Ipsos) ha 8,8 milioni di tifosi, l’Inter 3,8 milioni e la squadra di Stefano Pioli 3,6. Il trasloco delle tre squadre – con il loro seguito di supporter – in Superlega finirebbe per dare una pesante sforbiciata al valore dei diritti tv del campionato. Un problema serio visto che i soldi di Sky, Dazn & C. rappresentano il 40% circa delle entrate del pallone tricolore.
Il conto per la Serie A sarebbe salatissimo anche al capitolo sponsor. I brand di Juve, Inter e Milan sono di gran lunga i più corteggiati e appetiti della “Calcio Spa”, grazie alla fama che si sono conquistati all’estero – i rossoneri hanno 43 milioni di fan oltrefrontiera, i bianconeri 23 e il team di Antonio Conte 14 – e alla presenza digitale.
I loro follower su Instagram – solo i torinesi ne hanno 48 milioni – sono l’87% del totale del campionato, gli amici su Facebook sono 97 milioni sui 118 complessivi di tutti e venti i team. E la legge del marketing è semplice: visibilità e like sono sinonimi di denaro e su 458 milioni di sponsorizzazioni incassate nel 2020 dalla massima divisione, ben 300 sono andati ai tre potenziali “scissionisti”.
A voler vedere il bicchiere mezzo pieno – dal punto di vista dei detrattori della Superlega – i tre big porterebbero via con sé anche una bella fetta dei debiti (il 47% del totale) e delle perdite del campionato. Il successo sportivo – complice anche il Covid – più che rendere, costa. E forse questo è uno dei motivi per cui molti top club del calcio europeo sono andati allo scontro con Fifa e Uefa. Ogni punto in campionato è costato quest’anno ai capoclassifica nerazzurri (in stipendi ai giocatori) 1,98 milioni contro i 714 mila euro dell’Atalanta o i 536 mila del Verona, la squadra che ha il miglior rapporto classifica-costo. Juve, Inter e Milan hanno perso negli ultimi due anni oltre 600 milioni. Buchi che i tre big del calcio italiano sperano di colmare con i soldi della Superlega.