Corriere della Sera, 20 aprile 2021
Parodie
Il bel libro di Matteo Palumbo intitolato «Ei fu» sulla vita letteraria di Napoleone da Foscolo a Gadda (edito da Salerno e recensito da Cristina Taglietti sulla «Lettura») tralascia di fare un cenno alle parodie. Anzi, per essere più precisi tralascia di citare una parodia de Il cinque maggio che da bambini tanti di noi, nati negli anni 50, hanno imparato dai loro genitori insieme all’originale. Per cui i primi versi diventavano «Ei fu siccome immobile / seduto sul pitale / stando ad aspettare / la scarica fatale». Ricordo che la versione sicula sostituiva «pitale» con il vernacolo «rinale». La parodia può essere un modo per rendere memorabili (e piacevoli) poesie altrimenti indigeribili, per questo andrebbe vantaggiosamente esercitata nella scuola. Lo insegnò Giampaolo Dossena in un libro il cui titolo si faceva beffe del Carducci: T’odio empia vacca, che rovesciava il famoso incipit «T’amo o pio bove», secondo un suggerimento proveniente da Sebastiano Vassalli. Tra le parodie celebri ci sono un «Sempre caro mi fu quest’erto corno» (pensiero del rinoceronte cantato dal genio di Toti Scialoja) e il capovolgimento di Rio Bo in Rio Ob, dove le «Tre casettine / dai tetti aguzzi…» diventavano «Tre grattacieli / con l’ascensore, / il cortile asfaltato, / traffico concitato…». E lasciamo stare lo stravolgimento in chiave scurrile della prima terzina della Divina Commedia (quello della carioca a dodici color…): ma ricordiamoci, come avvertiva Umberto Eco, che la parodia non deve mai temere di esagerare (un altro buon motivo per proporla a scuola). Purché non si scambi Topolino per Dante, com’è capitato al sottosegretario dell’Istruzione Rossano Sasso, che ha attribuito al Sommo Poeta un passo scherzoso riscritto dalla Disney: «Chi si ferma è perduto, mille anni ogni minuto». E che ha aggiunto lapsus al lapsus dicendo: «Per penitenza rileggerò tutti i canti», come se leggere il capolavoro di Dante fosse una punizione. Che ne diranno gli studenti di cui è responsabile il sottosegretario? Che reato avranno mai commesso? Per fortuna da certe parodie si possono trarre piccole lezioni di vita, a volte persino utili a leggere l’attualità. Come suggerì il giornalista Gino Patroni, la famosa poesia di Quasimodo, Ed è subito sera, in tempi di mense per poveri (i nostri!) può facilmente diventare: «Una zuppa / di verdura / ed è subito pera».