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 2021  aprile 19 Lunedì calendario

Intervista a Dennis Muren, l’artista più con più Oscar sempre

Se a Hollywood esistono pensioni dorate, non ce n’è una migliore di quella di Dennis Muren: guru degli effetti speciali può godersi la pensione ammirando i 9 premi Oscar (su 16 nomination) guadagnati in 35 anni di carriera per aver contribuito a creare le magie visive di pellicole come Star Wars, E.T. – L’estraterrestre, Jurassic Park, Indiana Jones e il tempio maledetto, Terminator 2, cui vanno annoverati anche due premi per aver contribuito a migliorare la tecnologia per il cinema, che ne fanno l’artista più premiato di sempre ancora in vita (Walt Disney, prima di morire, ne aveva vinti ben 22).«Ho lavorato con registi incredibili Steven Spielberg, George Lucas, James Cameron: personalità diverse, ma tutti avevano il desiderio di innovare il linguaggio cinematografico anche grazie alla tecnologia», racconta alla View Conference di Torino, collegato via Zoom da San Francisco, la città dove è sempre vissuto per raggiungere ogni giorno gli uffici della Industrial Light & Magic, creata da Lucas per dare vita nel 1977 a Guerre stellari. «Il set di quel film fu speciale: c’era l’entusiasmo della gioventù, ma anche la convinzione che stavamo creando qualcosa di mai visto prima, e infatti a volte succedevano cose folli – ride Muren, ricordando l’atmosfera goliardica in cui alle riprese si alternavano spesso party con gavettoni, alcol e marijuana -. Eravamo tutti capelloni, molti al primo film, venivano dall’Università dove avevano studiato design industriale mentre qualcuno aveva lavorato nella pubblicità. La sfida era creare immagini che sembravano nuove e spettacolari con strumenti appartenenti alla vecchia scuola».
In quel film avete iniziato a usare il computer per fare cose mai viste prima.
«All’epoca i computer venivano dall’industria e servivano ad automatizzare le segherie, ma Stanley Kubrick li aveva introdotti nella lavorazione di 2001. John Dykstra (che per il film vinse il primo di tre Oscar in carriera, ndr.) capì che si potevano usare per automatizzare la cinepresa e farle ripetere una serie di movimenti, in modo da girare separatamente elementi della stessa scena, poi montati insieme. Allora si faceva tutto in pellicola, non esistevano ancora le magie di Photoshop. Il successo enorme del film costrinse gli studios ad adeguarsi».
Per alcuni siete colpevoli di aver lanciato l’era dei blockbuster che hanno spazzato via dal box office il cinema d’autore…
«Star Wars arrivò dopo Lo squalo e mi ricordo le file interminabili di gente fuori dal cinema per acquistare il biglietto. Ma non mi sento in colpa: all’epoca quei film puntavano anche su solidi elementi narrativi, non solo su azione ed effetti speciali, e poi c’erano anche molte altre pellicole per un pubblico diverso, più adulto».
Lei ha creato immagini rimaste nella storia, come il Terminator che diventa liquido…
«Quell’effetto speciale fu sperimentato per la prima volta in The Abyss. Lucas aveva creato dentro la Industria Light & Magic un dipartimento dedicato alla computer grafica, che successivamente sarebbe stato venduto a Steve Jobs e diventato la Pixar, e io me ne interessai, perché cercavo nuova ispirazione. Quando Cameron ci chiese di creare metallo liquido pensammo di colare miele mescolato a fogli di alluminio, ma non funzionava. Quelle soluzioni vecchio stile limitavano la fantasia dei registi, mentre la grafica 3D sulla carta non poneva limiti».
Come i dinosauri di Jurassic Park. Ricordo lo stupore quando apparvero …
«Quello fu un passaggio determinante nella storia del cinema. L’idea di ricrearli utilizzando modellini reali ripresi un fotogramma alla volta come fece Ray Harryhausen dagli Anni ’40 ai ’60 era totalmente insensata. E così la soluzione fu di realizzarli in digitale. Certo avevamo già creato del liquido al computer, ma riprodurre un animale con ossa e pelle era un’altra cosa. All’inizio non pensavamo nemmeno fosse possibile, ma realizzammo un test e convincemmo Spielberg che si poteva fare. Il pubblico quando vide il T-Rex impazzì letteralmente».
Cosa è cambiato rispetto agli action movie di oggi?
«All’epoca gli spettatori erano più ingenui, poi gli effetti speciali sono entrati ovunque e tutti si sono abituati a vedere cose incredibili. Se devo pensare a una singola scena creata al computer negli ultimi 20 anni che mi è rimasta impressa nella memoria, me ne viene in mente neanche una». —