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 2021  aprile 19 Lunedì calendario

L’iceberg A68 è sciolto


Nonostante il grido d’allarme se ne è andato senza far rumore. Il gigantesco A68, iceberg grande quanto la Liguria che vagava nell’antartico da quattro anni minacciando le coste del nord del Pianeta, si è sciolto. Da enorme lastra di ghiaccio di 6 mila chilometri quadrati di superficie a una zuppa di tanti frammenti sempre più piccoli e meno pericolosi. Chiaramente l’enorme piattaforma alla deriva non è scomparsa da un giorno all’altro, ma gli esperti concordano che ormai abbia perso dimensioni e potenza tali da renderlo innocuo per esempio per le coste dell’arcipelago della Georgia del Sud contro cui ha rischiato di impattare.
È resistito a lungo, A68, ma nulla ha potuto davanti a un mix dovuto da fenomeni naturali e all’innalzamento delle temperature globali legate alla crisi climatica, con acque oceaniche sempre più calde che, unite a una serie di condizioni tra cui correnti e moto ondoso, hanno consumato la piattaforma frammentandola. Per i ricercatori, compresi quelli del National Ice Center degli Stati Uniti che per primi gli hanno dato un nome, il viaggio di A68 è dunque durato perfino troppo a lungo, visto le condizioni in cui è maturato. Tutto è iniziato nel luglio 2017 quando un enorme lastra di ghiaccio si è staccata dalla piattaforma Larsen C, sulla costa orientale della penisola Antartica, dando origine appunto a A68, iceberg con uno spessore di oltre duecento metri e fra i più grandi mai registrati al mondo. È stato fermo per quasi un anno, poi fra onde e venti ha cominciato a spostarsi sempre più a nord, in direzione della Georgia del Sud: se avesse colpito l’isola, la vita delle comunità di pinguini e di altri animali dell’ecosistema artico sarebbe potuta cambiare per sempre. A quel punto, visto il campanello d’allarme, l’iceberg è così stato costantemente monitorato, diventato perfino una star dei social, raccontato attraverso video, commenti e ipotesi sul suo incerto destino. Poi, come testimoniano i satelliti e le analisi del National Ice Center, tra correnti atlantiche e le temperature elevate anziché impattare ha cominciato pian piano a frammentarsi sempre di più, finendo in un’area nota come “cimitero degli iceberg”, frantumandosi. Grazie ai satelliti, il suo epilogo è stato seguito praticamente in diretta, a febbraio le prime certezze sino a questi giorni, in cui in sostanza è stata annunciata la sua fine.
Lascia ai ricercatori molti aspetti e dati su cui lavorare, fra cui quelli raccolti negli ultimi giorni grazie all’uso di robot posizionati sulla piattaforma e che potranno essere analizzati soltanto nei prossimi mesi. Diversi glaciologi e scienziati concordano che la creazione dell’enorme iceberg sia da considerarsi un fenomeno naturale e non per forza soggetta ad effetti della crisi climatica di tipo antropico, ma è però possibile che gli impatti del surriscaldamento, soprattutto per le temperature dell’acqua più elevate, abbiano agevolato le idro fratture e i processi che hanno portato al suo lento e inevitabile collasso. Nel frattempo, anche l’ultimo “figlio” di A68, un iceberg di notevoli dimensioni che si era staccato poco tempo fa, è stato osservato dal cielo mentre andava alla deriva verso lo stesso destino: sempre più “solo”, piccolo e sciolto.