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 2021  aprile 18 Domenica calendario

Il paradosso dell’India rimasta senza vaccini

E se la “diplomazia del vaccino” si rivelasse un boomerang? Se all’urgenza di cedere fiale all’estero (e di fortificare in questo modo alleanze e conquistare mercati) corrispondesse un rallentamento delle inoculazioni in “casa”? Accade ai due Paesi campioni della “diplomazia del vaccino”, quelli che hanno da subito usato l’arma della vaccinazione a livello geopolitico: Cina e India. Con una differenza fondamentale (e drammatica). Mentre la Cina ha addomesticato da mesi la pandemia, l’India sta fronteggiando una sua tragica recrudescenza.
Nel mese di aprile, il Paese ha registrato il maggior numero di contagi al mondo. Dall’inizio della pandemia sono state oltre 14,3 milioni (234.692 ieri) le infezioni nel gigante asiatico: la peggiore performance dopo gli Stati Uniti. Le vittime sono state oltre 175mila, 1.341 solo ieri. «La velocità con cui il virus si sta diffondendo è davvero spaventosa», ha detto Udaya Regmi, della Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. E mentre a New Delhi scatta il lockdown per il fine settimana, è stato sospeso il pellegrinaggio del Kumbha Mela in corso nella città sacra di Haridwar. I numeri catturano una situazione ambivalente. Nel Paese le vaccinazioni giornaliere hanno raggiunto il picco lo scorso 5 aprile: 4,5 milioni di dosi inoculate.
Poi la campagna si è stabilizzata su una media di circa 3 milioni di dosi al giorno. L’India ha sì somministrato il maggior numero di fiale al mondo – 117 milioni, la cifra più alta a livello globale dopo Stati Uniti e Cina – ma è ben poca cosa rispetto ai suoi 1,35 miliardi di abitanti. E la prospettiva non è certo rosea: lo stock di vaccini esistente nel Paese (26,7 milioni) si esaurirà nel giro di nove giorni.
Eppure, come sottolinea il “South China Morning Post”, l’India copre il 60% della produzione mondiale di vaccini e inoltre ha venduto oltre 60 milioni di fiale “locali” anti-Covid a circa 80 Paesi, ma non è in grado di “coprire” la domanda domestica. «La nazione ha bisogno di circa 120 milioni di dosi al mese per mantenere il suo tasso medio di vaccinazioni di circa 4 milioni al giorno, ma in realtà sta sta producendo solo 65 milioni di dosi ogni mese», scrive il quotidiano di Hong Kong. Un divario drammatico. Soprattutto ora che il virus corre di nuovo. Secondo gli analisti, New Delhi ha troppo frettolosamente creduto di aver raggiunto l’immunità di persone a gennaio. E puntato troppo sulla diplomazia del vaccino. Necessaria una sterzata. Che è arrivata. L’India ha esportato solo 1,2 milioni di dosi questo mese. Si corre ai ripari anche sotto il profilo della produzione. L’India si è impegnata ad aumentare la produzione mensile di vaccini di dieci volte. L’obiettivo è di arrivare a 100 milioni di dosi a settembre. La rincorsa è iniziata.