Robinson, 17 aprile 2021
Riscoprire Mario Luzi
«Il poeta deve pescare in profondo», e accompagnava queste parole con un gesto, quello della mano, che si spostava verso il basso, come per accingersi a scavare. Parlo del mio primo incontro con Mario Luzi, ed era appena uscito Su fondamenti invisibili (1971), che ne confermava, con elementi innovativi, alcuni caratteri essenziali: la inesausta tensione intellettuale e dunque la vitalità complessa del pensiero nel cuore della parola poetica, dalla fisionomia mutante nel corso del tempo.
Mario Luzi era stato al centro del cosiddetto ermetismo fiorentino, insieme a Piero Bigongiari e Alessandro Parronchi, esordendo giovanissimo, nel 1935 (era nato nel 1914) con un libro, La barca, seguito poi da altre opere come Avvento notturno, Un brindisi e Quaderno gotico, tra il ’40 e il ’47, che si segnalavano per un’idea verticale e aristocratica di una letteratura che si estraniava (certo non senza ragioni, dato il contesto storico...) dal mondo della realtà, con evidenti ascendenze nel simbolismo francese e in rapporto con l’Ungaretti di Sentimento del tempo. Ne nasceva una poesia tesa e ardua, carica di interne virtualità e non certo di agevole fruizione.
Un aspetto decisivo nell’opera di Luzi, e anche un tratto indubbio della sua grandezza, è nell’inquietudine attiva della ricerca, nella continua evoluzione verso nuove acquisizioni. Ed ecco allora che nei suoi libri degli anni Cinquanta, da Primizie del deserto e poi in un capolavoro come Onore del vero, la sua pronuncia si opacizza volontariamente e il testo si connota per una apertura, anche comunicativa, cui non viene certo meno – semmai si conferma – quel percorso verso una profondità di meditazione poetica tra le più autonome della nostra cultura del Novecento. In Onore del vero, come scriveva Giovanni Raboni, «l’aristocratico pessimismo del poeta entra in un facondo rapporto dialettico con le stesse proprie radici e accetta una sorta di cupo e pietoso dialogo con una realtà intesa come estensione tangibile di simboli spiritualistici». Ma sul tutto emerge la tensione interna, in un paesaggio di atmosfera purgatoriale, dove anche la matrice cattolica di Luzi si sviluppa in indimenticabili uscite, come in Versi d’ottobre, per esempio in questo passaggio: «Tu che aspetti da fuori della casa, / della luce domestica, del giorno? / oggi, oggi che il vento / balza, corre nell’allegria dei monti / e a quell’annuncio di vino e di freddi / la furbizia dei vecchi scintilla tra le grinze? / Quel che verrà, verrà da questa pena». Qui Luzi, con un linguaggio semplice, colloquiale, riesce a produrre un’emozione forte sul senso dell’esserci, nel ricordo di un passo del Vangelo di Giovanni: «il seme del frumento, caduto in terra, non muore, rimane solo; ma, se muore, produce molto frutto». Onore del vero è un classico da ripercorrere integralmente, con accensioni da brividi, anche in altre direzioni. Basti pensare a questi versi: «La notte lava la mente. // Poco dopo si è qui come sai bene, / fila d’anime lungo la cornice». Sulla stessa linea proseguirà anche in una raccolta come Dal fondo delle campagne.
Giunto a questi vertici, Luzi non era che alle prime fasi del suo cammino e in un libro come Nel magma — siamo agli anni Sessanta – viene a riproporsi secondo modalità espressive ancora più mobili, arrivando a una scrittura prosastica di immediato impatto con una struttura dialogica già essenziale nel testo di apertura, Presso il Bisenzio, divenuto un vero e proprio testo di culto. Lo stesso io lirico diviene un personaggio, rispetto al quale si muovono altre umane presenze, anonimi interlocutori, in un contesto che assume tratti teatrali, anticipando un orientamento luziano verso la scrittura, appunto per la scena testrale, che si realizzerà in opere del decennio successivo, come Ipazia, Rosales, Hystrio, poi comprese con altri testi nel riassuntivo volume delTeatro (Garzanti, ’93, a cura di Paola Cosentino). Fondamentale è l’energia del pensiero guida, un pensiero espresso da uno dei personaggi convocati dal poeta, che introduce, antivedendo elementi di una condizione oggi pervasiva, «una rete di segnali di una umanità che ha perduto ogni idealità e assiste allo sfaldarsi delle proprie ideologie, rinsaccata nella massificazione», come scrive Stefano Verdino, curatore dell’edizione nei Meridiani Mondadori dell’opera di Luzi. Arriviamo dunque al tempo di Su fondamenti invisibili, dove il procedere dialogico continua in un fitto interrogarsi del poeta, in un percorso di continuo ripullulare del pensiero che lo porterà poi a una serie di opere che verranno componendo un capitolo finale diviso in parti, ognuna delle quali richiederebbe un saggio, come Al fuoco della controversia (’78), Per il battesimo dei nostri frammenti (’85), Frasi e incisi di un canto salutare (’90), seguite da un’ipotesi di racconto nel Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini (’94), fino a Sotto specie umana (’99). E sono libri che avrebbero ben meritato quel premio Nobel di cui tante volte si era parlato e che purtroppo Luzi non ebbe mai. Ma almeno fu fatto senatore a vita...
Nello splendido cammino articolato della sua ultima fase, si evidenzia il senso dell’enorme fluire dell’esistere nelle varie forme, nell’incessante “eterna metamorfosi”, nel fluttuare di esistenze mosse internamente da una sapienza che le guida e sovrasta, nel grande codice della natura in cui sono immerse. Lo vediamo nelle indimenticabili poesie sugli animali, come in Essere rondine: «Sono libere / quelle anime / ma libere di muoversi / a un ritmo segnato... / (…) è questo il loro essere rondini, / in quella irrequietudine è la loro pace». La novità è ancora una volta netta nelle stesse soluzioni formali, che portano il poeta all’alternanza di aperture narrative e spunti filosofici, di testi di ampio respiro e di poesie brevi. Mario Luzi se ne è andato nel 2005 e voglio anche ricordarne il garbo spontaneo e la modestia, la generosità e l’umiltà: un grande poeta che era anche un grande uomo. Tornando alla sua opera, ogni volta si scoprono nuovi dettagli importanti di quella che è stata una formidabile avventura intellettuale ed estetica.