Corriere della Sera, 17 aprile 2021
Su Timelapse di Google milioni di foto satellitari
Viaggiare nel tempo per conoscere meglio il nostro Pianeta. Vedere in pochi secondi quasi quarant’anni di corsa inarrestabile dello scioglimento dei ghiacciai, l’espansione delle città e le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla Terra. Tutto questo è possibile grazie a Timelapse, la nuova funzione di Google Earth, il software di Mountain View nato nel 2011.
Un esempio su tutti? L’evoluzione del Columbia Glacier, un ghiacciaio sulla costa meridionale dell’Alaska, dal 1984 a oggi: nel breve video elaborato dalla tecnologia di Google Earth grazie al supporto di oltre 20 milioni di immagini satellitari raccolte nel corso degli anni, si vede il ghiaccio ritrarsi a un ritmo incessante – più di 20 chilometri dal 1984 – modificando in modo permanente il paesaggio. Immagini che lasciano poco spazio a qualsiasi tentativo di negare l’evidenza del riscaldamento globale.
Le immagini di Timelapse che scorrono davanti allo schermo del computer mostrano la deforestazione galoppante dell’Amazzonia, il polmone del Pianeta: in appena quarant’anni, intere aree verdi hanno lasciato il posto a steppe aride. O ancora l’espansione di intere città, come Dubai, che finora ha aggiunto 300 chilometri di litorale alle coste del Golfo Persico (non senza mettere in pericolo le specie autoctone o incrementare l’uso intensivo delle risorse energetiche e la desertificazione della regione). Non manca qualche esempio positivo, come il successo di alcune iniziative di tutela di tratti di foresta amazzonica, risultato di rigide norme di protezione sul territorio.
Timelapse potrà essere usato da docenti e ricercatori per studiare e mostrare i risvolti del riscaldamento globale, le conseguenze di un’agire incessante dell’uomo e di uno stile di vita non sostenibile sulla natura. Ma chiunque, sfogliando la libreria tematica dello strumento o esplorando in autonomia ogni angolo della Terra, potrà osservare i fenomeni di cui troppo spesso si parla senza arrivare però a una soluzione concreta.
E chissà che non sia lo strumento giusto per far aprire gli occhi a chi ancora nega (uno su tutti, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump) il cambiamento climatico e i suoi drammatici effetti sulla Terra.