la Repubblica, 17 aprile 2021
Torna il corsetto, ora scelta di libertà
La corsa verso lo stile post-pandemia è cominciata da un po’, e procede spedita. C’è chi invoca il ritorno a capi senza la vita elasticizzata, chi rimpiange le ore trascorse in giacca e cravatta, chi mette tacchi e si trucca di tutto punto per andare al supermercato. E c’è chi si compra un corsetto, vale a dire l’indumento più scomodo e costrittivo mai concepito da essere umano.
Ma come, ce ne siamo liberati più di un secolo fa, dopo anni di lotte per la parità dei diritti nonché una rivoluzione del costume (quella di Coco Chanel), e ora li rivogliamo? Proprio così, perché nel frattempo la loro valenza sociale è cambiata. I corsetti di oggi hanno poco o nulla a che vedere con i modelli punitivi che in passato venivano usati per ingabbiare le donne impedendone i movimenti. Chi lo indossa oggi ha in mente i costumi di Madonna disegnati da Jean Paul Gaultier, i modelli punk-barocchi della neo-ottantenne Vivienne Westwood, loro indefessa sostenitrice, o le sorelle Kardashian, perfette testimonial grazie alle loro silhouette curvilinee. Certo, loro s’aiutano parecchio con filtri fotografici, ore di trattamenti e abbondante chirurgia estetica, ma il concetto in sostanza resta.In realtà, a innescare la miccia è stata Bridgerton, la serie Netflix campione d’ascolti di quest’inverno, ambientata in epoca Regency, piena di abiti meravigliosi portati su corsetti solleva-décolleté: secondo un sondaggio di Lyst (motore di ricerca della moda) riportato dal Wall Street Journal, dopo il lancio del serial le ricerche online su bustier e affini sono cresciute più del doppio. Segno che l’interesse c’è, tanto più che già a settembre, alle presentazioni delle collezioni per la primavera/ estate, la loro presenza in passerella s’era già moltiplicata. Anche per il giorno, sopra una T-shirt o con i pantaloni sportivi. Gli stilisti avevano capito dove si sarebbe andati a parare, e si sono portati avanti.
E pensare che solo qualche mese fa sul quotidiano The Guardian Emine Saner si interrogava sul destino del reggiseno, abbandonato da molte donne dopo mesi di smart working “in libertà”; ora invece questioniamo sull’efficacia delle stecche di metallo e dei waist trainer (i modelli ginnici per far calare il girovita). Ovviamente si tratta di una reazione a un evento traumatico com’è stata la pandemia, esattamente com’era accaduto dopo l’epidemia di spagnola di un secolo fa, seguita dai festaioli e spensierati anni Venti.
Ma mentre all’epoca il contraccolpo portò all’ascesa di uno stile libero e fluido, in totale antitesi con le convenzioni del periodo, qui il percorso è stato inverso. E al casual estremo si sono sostituite le forme ben modellate.
«Mi piaceva l’idea di offrire alle donne un’armatura e un “corpo” come quelli dei supereroi», ha spiegato il direttore creativo di Schiaparelli Daniel Roseberry, riferendosi ai rigidi bustier scolpiti della collezione di haute couture, indossati proprio da Kim Kardashian. Una curiosità: per descriverli, uno dei paragoni che Roseberry rigetta è quello con la femminilità svenevole alla Bridgerton. Come dire, c’è corsetto e corsetto.
Nel frattempo, il trend impazza sui social media: su TikTok termini come corsetchallenge o corsettraining hanno centinaia di milioni di visualizzazioni (e la cosa, si sa, può sfuggire di mano). Perciò, è necessario chiedersi: al di là del significato sociale, non faranno male? «Come in tutte le cose, dipende», ragiona la dottoressa Eugenia Amabile, primario e responsabile della riabilitazione all’Ini di Grottaferrata. «Le stecche dei corsetti servono a sorreggere il corpo: dunque, quando li si indossa per pura estetica, si smette di far lavorare addominali e muscoli erettori della colonna vertebrale, che così s’indeboliscono».
Un modo per evitare certe conseguenze però c’è. «Basta fare attività fisica quando li si usa: esistono quelli da allenamento, progettati per questo. Abbinando le due cose, si evita il problema. Inoltre, non va sottovalutato il potere psicologico di alcuni indumenti. Chi usa un corsetto vuole apparire in un certo modo: dunque, starà attento alla postura che assume, terrà la schiena dritta e gli addominali in tensione. E già questo aiuta». Via libera al loro uso, dunque? «Portati non a lungo e con attenzione non causano danni: dunque se piacciono, perché no? Una sola raccomandazione: diversi tutorial online suggeriscono di comprarli di 3 o 4 centimetri più piccoli del proprio punto vita. Questo no, non va fatto mai. A tutto c’è un limite».