La Stampa, 17 aprile 2021
Oche e monete
La questione è complicata ma spero di venirne a capo: Coinbase è una società web, o meglio una piattaforma, dentro cui si acquistano e si vendono monete digitali, cioè monete inventate e messe in circolo su internet. L’altro giorno, poco prima che Coinbase venisse quotata in Borsa, la banca centrale degli Stati Uniti ha definito le monete digitali un puro veicolo di speculazione, ma gli investitori se ne sono infischiati, hanno comprato alla grande e la capitalizzazione ha sfiorato i cento miliardi di dollari. «Hanno quotato il nulla certificato dal nulla», ha detto deliziosamente Giulio Tremonti. Infatti la moneta digitale più famosa è il bitcoin. A inizio pandemia un bitcoin valeva settemila dollari, oggi ne vale sessantatremila: un rendimento strabiliante del 900 per cento. Tutti prevedono la bolla. Traduzione: un sacco di gente perderà un sacco di soldi ma, siccome intanto continua a sperare di farne, sfida il rischio (altro che Astrazeneca). A proposito, sapete perché diciamo moneta? Perché nella Roma delle origini la zecca sorgeva sul Campidoglio a fianco del tempio di Giunone Moneta, e moneta viene da monere, ammonire o avvisare. Il tempio era stato edificato dopo che le oche del Campidoglio – bestie sacre a Giunone, e dunque le uniche risparmiate dai romani presi per fame dall’assedio dei Galli – svegliarono gli assediati con il loro poderoso starnazzare, mentre il nemico cercava d’invadere il fatale colle. E Roma – moneta, dunque avvisata – fu salva. E stavolta la morale è davvero facile facile: di oche che avvisano ce ne sono ancora, ma niente si può contro la moneta di oche più oche.