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 2021  aprile 17 Sabato calendario

Orsi & tori

Mario Draghi presidente del Consiglio è coerente con il Mario Draghi banchiere ed economista? C’è un modo semplice per verificarlo e apprezzarlo o criticarlo. Rileggere la sua analisi su cos’è una pandemia come quella in atto, che effetti produce e quali sono i rimedi in tutti i campi, da quello sanitario a quello economico. L’analisi è stata pubblicata sul Financial Times del 25 marzo di un anno fa. E rileggerla, qui sotto, equivale a leggere un programma di governo, non solo italiano ma europeo, constatando come Draghi presidente del Consiglio sia assolutamente coerente con le idee di allora. Ma come succede spesso, rileggere è un esercizio molto utile anche per capire qual è il punto di arrivo del disegno di Draghi, scoprire come e quanto abbia fatto finora sia solo una piccola parte del disegno, basato su concetti profondi e radicali su come non si debba avere paura del debito pubblico, che serve anche perché le perdite accumulate dalle aziende valide «...non compromettano la loro capacità di investire in seguito. E, se l’epidemia del virus e le chiusure che ne derivano dovessero durare, potrebbero realisticamente rimanere in attività solo se il debito contratto per mantenere le persone al lavoro durante quel periodo fosse alla fine cancellato. O i governi compensano i mutuatari per le loro spese, o quei mutuatari falliranno e la garanzia sarà risarcita dal governo...». Con ciò, si capiscono l’ulteriore scostamento di bilancio appena approvato e la nuova logica degli aiuti alle imprese. Ma nel testo che segue c’è molto di più, già delineato e che presto si materializzerà.
Siamo di fronte a una guerra contro il coronavirus e dobbiamo mobilitarci di conseguenza

Mario Draghi

La pandemia di coronavirus è una tragedia umana di proporzioni potenzialmente bibliche. Molti oggi vivono nella paura per la loro vita o sono in lutto per i loro cari. Le azioni intraprese dai governi per evitare che i nostri sistemi sanitari siano sopraffatti sono coraggiose e necessarie. Devono essere sostenute. Ma queste azioni hanno anche un enorme e inevitabile costo economico. Mentre molti affrontano la perdita di una vita, molti altri affrontano la perdita di mezzi di sussistenza. Giorno dopo giorno, le notizie che provengono dall’economia peggiorano. In tutta l’economia, le aziende affrontano perdite di fatturato. Molte stanno già ridimensionandosi e licenziando lavoratori. Una profonda recessione è inevitabile. La sfida che dobbiamo affrontare è come agire con sufficiente forza e velocità per evitare che la recessione si trasformi in una depressione prolungata, resa più profonda da una pletora di fallimenti che lasciano danni irreversibili. È già chiaro che la risposta deve comportare un aumento significativo del debito pubblico. La perdita di reddito subita dal settore privato – e qualsiasi debito cresciuto per colmare questo divario – deve alla fine essere assorbita, in tutto o in parte, nei bilanci del governo. Livelli di debito pubblico molto più alti diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e saranno accompagnati dalla cancellazione del debito privato. È il ruolo appropriato dello Stato, quello di impiegare il suo bilancio per proteggere i cittadini e l’economia dagli shock di cui il settore privato non è responsabile e che non può assorbire. Gli Stati lo hanno sempre fatto di fronte alle emergenze nazionali. Le guerre – il precedente più rilevante – sono state finanziate con aumenti del debito pubblico. Durante la Prima guerra mondiale, in Italia e Germania tra il 6 e il 15% delle spese di guerra in termini reali furono finanziate dalle tasse. In Austria-Ungheria, Russia e Francia, nessuno dei costi continui della guerra fu pagato con le tasse. Ovunque, la base imponibile fu erosa dai danni di guerra e dalla coscrizione. Oggi, è erosa dal disagio umano della pandemia e dai lockdown. La questione chiave non è se, ma come lo Stato deve mettere a frutto il suo bilancio. La priorità non deve essere solo il fornire un reddito di base a chi perde il lavoro. Prima, dobbiamo proteggere le persone dalla possibilità di perdere il lavoro. Se non lo facciamo, usciremo da questa crisi con un’occupazione e una capacità permanentemente più basse, con le famiglie e le imprese che lottano per mantenere in equilibrio i loro bilanci e ricostruire il loro patrimonio netto. I sussidi all’occupazione e alla disoccupazione e il rinvio delle tasse sono passi importanti, che sono già stati introdotti da molti governi. Ma proteggere l’occupazione e la capacità produttiva in un momento di drammatica perdita di reddito richiede un immediato sostegno di liquidità. Questo è essenziale per tutte le imprese, per coprire i loro costi operativi durante la crisi, sia che si tratti di grandi aziende o, ancora di più, di piccole e medie imprese e imprenditori autonomi. Diversi governi hanno già introdotto misure gradite per incanalare la liquidità alle imprese in difficoltà. Ma è necessario un approccio più completo.
Poiché i Paesi europei hanno diverse strutture finanziarie e industriali, l’unico modo efficace per raggiungere immediatamente ogni crepa aperta dell’economia è quello di mobilitare completamente i loro interi sistemi finanziari: i mercati obbligazionari, soprattutto per le grandi imprese, i sistemi bancari e in alcuni paesi anche il sistema postale per tutte le altre. E deve essere fatto immediatamente, evitando ritardi burocratici. Le banche, in particolare, estendono la loro attività a tutta l’economia e possono creare denaro istantaneamente consentendo scoperti o aprendo linee di credito.
Le banche devono prestare rapidamente fondi a costo zero alle imprese disposte a salvare posti di lavoro. Però, diventando un veicolo di politica dello Stato, il capitale di cui hanno bisogno per svolgere questo compito deve essere fornito dal governo sotto forma di garanzie statali su tutti gli scoperti o prestiti aggiuntivi. Né la regolamentazione né le norme sulle garanzie dovrebbero ostacolare la creazione di tutto lo spazio necessario nei bilanci bancari a questo scopo. Inoltre, il costo di queste garanzie non dovrebbe essere basato sul rischio di credito dell’azienda che le riceve, ma dovrebbe essere pari a zero, indipendentemente dal costo di finanziamento del governo che le emette.
Le aziende, tuttavia, non attingeranno al supporto di liquidità semplicemente perché il credito è a buon mercato. In alcuni casi, per esempio le imprese che hanno un portafoglio ordini, le perdite possono essere recuperabili e quindi ripagheranno il debito. In altri settori, questo probabilmente non sarà possibile. Queste imprese possono ancora essere in grado di assorbire la crisi per un breve periodo di tempo e aumentare il debito per mantenere il loro personale al lavoro. Ma le loro perdite accumulate rischiano di compromettere la loro successiva capacità di investire. E, se l’epidemia del virus e le chiusure che ne derivano dovessero durare, potrebbero realisticamente rimanere in attività solo se il debito contratto per mantenere le persone al lavoro durante quel periodo fosse alla fine cancellato.
O i governi compensano i debitori per i loro costi subiti, o quei debitori falliranno e la garanzia sarà ripagata dal governo. Se l’azzardo morale può essere contenuto, la prima soluzione è la migliore per l’economia. La seconda via è probabilmente meno costosa per il bilancio pubblico. Entrambi i casi porteranno i governi ad assorbire gran parte della perdita di reddito causata dai lockdown, se i posti di lavoro e la capacità devono essere protetti.
I livelli del debito pubblico aumenteranno. Ma l’alternativa – una distruzione permanente della capacità produttiva e quindi della base fiscale – sarebbe molto più dannosa per l’economia e infine per il credito pubblico. Dobbiamo anche ricordare che, dati i livelli attuali e probabili futuri dei tassi di interesse, un tale aumento del debito pubblico non aumenterà il costo per servirlo.
Per alcuni aspetti, l’Europa è ben attrezzata per affrontare questo shock straordinario. Ha una struttura finanziaria granulare in grado di incanalare fondi verso ogni parte dell’economia che ne abbia bisogno. Ha un forte settore pubblico, in grado di coordinare una rapida risposta politica. La velocità è assolutamente essenziale per l’efficacia.
Di fronte a circostanze impreviste, un cambio di mentalità è tanto necessario in questa crisi quanto lo sarebbe in tempi di guerra. Lo shock che stiamo affrontando non è ciclico. La perdita di reddito non è colpa di nessuno. Il costo dell’esitazione può essere irreversibile. Il ricordo delle sofferenze degli europei negli anni 20 è sufficiente come ammonimento.
La rapidità del deterioramento dei bilanci privati – causato da lockdown economici inevitabili ma auspicabili – deve essere affrontata con la stessa rapidità nel dispiegare i bilanci pubblici, mobilitare le banche e, come europei, sostenersi a vicenda nel perseguimento di quella che è evidentemente una causa comune.

Grazie, Presidente Draghi.