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 2021  aprile 16 Venerdì calendario

Periscopio

C’è poca gente in giro, a Trento, qualche uomo scamiciato seduto sul balcone, una donna che annaffia i fiori, il ronzio di due motorette, bambini che corrono gridando. Rolly Marchi, Ride la luna. Mursia, 1979.
Da un lato il Kura ribolle gonfio di acque primaverili, dall’altro la campagna deserta si stende a perdita d’occhio. Piera Graffer, Caucaso. LoGisma, 2000.
È un mezzogiorno di fuoco anomalo, diciamo così. Renzi voleva fare fuori Conte. Conte voleva far fuori Renzi. Ma non ci è riuscito nessuno dei due. Massimo Cacciari (Alessandra Ricciardi). Italia Oggi.
Un’unica signora del Pd ha sfiorato il successo di genere nel Terzo millennio: la senatrice siciliana, Anna Finocchiaro. Si parlò di lei per il Colle e la segreteria del partito. La poveretta si illuse, lanciandosi in orgogliose autocitazioni. «Un uomo con il mio curriculum sarebbe presidente della Repubblica», disse di sé. In realtà, Annuzza era creatura di Massimo D’Alema che, per darsi un’aria di femminista, la illudeva con candidature a ripetizione. Poi, sincero come il Matteo di «stai sereno», si accordava col primo maschio, buggerando la pupilla. Oggi, dopo molte delusioni, Finocchiaro ha lasciato la politica, stufa dell’inguaribile machismo di sinistra. Giancarlo Perna. LaVerità.
La potenza del messaggio resta quella di un Paese arretrato e di uno Stato che, con la scusa del «turnover» (esce un fine carriera-entrano due giovani), valuta un laureato con dottorato, la metà, in termini di stipendio, rispetto a chi ha avuto aumenti negli anni per i soli scatti di anzianità. Luigi Bisignani. il Tempo.
La guerra civile è stata, anche per la mia famiglia, il periodo peggiore. Da entrambe le parti si sono compiuti atti di inaudita crudeltà e ferocia. Per grazia di Dio, la mia famiglia è stata risparmiata, probabilmente perché mio padre era un medico molto stimato e generoso, che curava gratuitamente parecchi poveri. In quel periodo si è prodigato per curare i feriti delle due fazioni. Camillo Ruini, cardinale (Aldo Cazzullo). Corsera.
La mia famiglia era di borghesia impoverita, che è peggio di essere proletari. Non avevamo manco gli spiccioli per il tram. I soldi per i quaderni me li dava mio padre, il ragionier Mughini: a Catania lo conoscevano tutti, perché era il commercialista più bravo della città. Quando morì, nel 1973, sul quotidiano La Sicilia venne salutato con un’intera pagina di necrologi. Giampiero Mughini, scrittore (Concetto Vecchio). la Repubblica.
A 19 anni cominciai a lavorare all’Harry’s bar. Benché poi mi sia laureato in Giurisprudenza, papà mi disse: «Non sarai mai un buon avvocato. Da stasera ti metto alla cassa». Per celebrare le mostre di due grandi pittori, mio padre inventò il Bellini, un long drink con succo di pesca bianca e Prosecco, e il Carpaccio, un filetto di manzo affettato sottile e condito con una salsa che chiamavamo «universale», del quale era ghiotta la contessa Amalia Nani Mocenigo. Io invece non ho inventato nulla. Arrigo Cipriani (Stefano Lorenzetto). l’Arena.
Sono avvolta dai ricordi. Il grande letto matrimoniale della casa in montagna, e, viste dal basso dei miei quattro anni, le lenzuola stese al sole, e il profumo di sapone di Marsiglia. Poi, con un salto nel tempo, ecco me stessa, adolescente, che interrogo uno specchio in una vetrina, incerta se sono una bambina, o ormai una donna. Indietro, ancora: piccola, seduta davanti alla gabbia dei nostri sei canarini, emozionata allo schiudersi delle uova. E, di colpo, la faccia impietrita di mia madre accanto a mia sorella bianca in volto, già trasfigurata dalla morte. Anarchici e prepotenti i ricordi, non tollerano alcun ordine, o disciplina. Nel doloroso silenzio del Covid, torna a galla questo mondo sommerso: eppure straordinariamente vivo. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.
La redazione del Times è una gabbia ancora troppo stretta, per quanto dorata: Greene ha in mente Joseph Conrad e Rudyard Kipling, è uno di quegli inglesi figli dell’impero, che si possono sentire a casa ovunque nel mondo. Al tempo stesso la scrittura sembra la forma migliore per evadere dalla «maledizione della noia», per scappare dalla depressione, dalla vita stessa. Dopo un paio di tentativi coi quali aggiusta il tiro, arriva nel 1932 Il treno per Istanbul, una specie di Assassinio sull’Orient Express con un oppressivo senso di tragedia incombente su quel treno che trasporta un’umanità varia meschina, dolente e spaventata, nel cuore di un’Europa sull’orlo dell’esplosione. Graham Greene, scrittore (Maurizio Pilotti). Libertà.
Rivalutiamo l’artigiano. Lo era anche Guglielmo Marconi, «l’elettricista» come venne presentato a Londra dopo la sua scoperta. Non aveva nemmeno la licenza liceale. Inventò la radio utilizzando l’oscilloscopio di Augusto Righi, professore emerito dell’università di Bologna che aveva dedicato la vita a studiare le onde herziane. Ci restò male, il grande accademico, quando «quel giovanotto» inaugurò a Pontecchio «il telegrafo senza fili» perché l’invenzione pratica di Marconi, aveva smentito il suo dogma teorico: le onde radio possono viaggiare solo in linea retta. Invece Marconi, che non lo sapeva, ignorò il dogma e nel 1896 fece scavalcare il colle dei Celestini al suo segnale, ottenendo il «ricevuto» dal fratello che sparò un colpo di fucile a un chilometro e mezzo di distanza. Guglielmo Zucconi, La scommessa. Rizzoli, 1993.
Giù c’è il solito giubbòx, urla yù ar mai dèstini, è una fissa quella canzone, l’avrò sentita una barca di volte però è sempre bella; i colpi metallici delle palline che girano per i flipper, i diiin dei funghi e ogni tanto tàk!: qualcuno ha vinto la partita. Umberto Simonetta, Lo sbarbato. Bompiani, 1961.
Alle prime caldane di giugno la «Compagnia degli Inginocchiati», come Paolo Staffieri chiama i fedelissimi di don Venanzio, si arrocca attorno al castello e alla canonica: arciprete, sagrestano, perpetua, suore dell’asilo, più il gruppetto delle fanatiche banciapile e mangia rosari. Si chiudono entro i muri ultrabenedetti, sdegnosi e maldicenti come l’aristocrazia papolina dopo la breccia di Porta Pia. Nantas Salvalaggio, Villa Mimosa. Mondadori, 1985.
Pensò quanto era fantastico trovarsi in America, in un paese libero, senza la paura dei nazisti, della Nkvd, delle guardie di confine, degli informatori. Non aveva neppure portata la carta di identità. Negli Stati Uniti i documenti non venivano chiesti a nessuno. Isaac B. Singer, Nemici – Una storia d’amore. Longanesi, 1972.
L’appello al popolo è la grande carta in mano ai bari della politica. Roberto Gervaso.