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 2021  aprile 15 Giovedì calendario

André Thoulouze, 007 di De Gaulle e il nemico Mattei

Anticipazione di Eugenio Cefis di Paolo Morando
Nato il 5 febbraio 1920 a Pézenas (Hérault), ex studente della Scuola di aeronautica di Salon-de-Provence. André Thoulouze – scrive Le Monde – è stato, dal 1955 al 1958, addetto aereo presso l’ambasciata francese a Roma e, dal 1965 al 1966, capo di gabinetto del capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare prima di venire promosso generale di brigata aerea nel 1967, grado che ricoprì fino a quando lasciò l’esercito nel 1970.
È stato addetto aereo presso l’ambasciata francese a Londra. (…) D’altra parte André Thoulouze, ci aveva detto il figlio, era uomo di fiducia di De Gaulle fin dai tempi della Resistenza contro i nazisti. Era in rapporti strettissimi con i vertici dell’Aeronautica militare italiana, al punto di farsi passare per pilota italiano per un’operazione spionistica francese nell’Egitto di Nasser. Mitragliava i carichi d’armi per gli algerini, finanziati da Mattei, che partivano dall’Italia. A Ciampino, dove stava di base l’aereo di Mattei, c’era anche il suo. Dall’Aeronautica militare italiana era stato chiamato a collaborare alle indagini a Bascapè, senza però venire citato nella relazione conclusiva. E pochi anni più tardi aveva sottratto agli inglesi segreti sulla bomba H, dopo aver addirittura smontato un ordigno atomico americano in una base Nato. (…) Il 7 agosto 2012 vennero depositate le motivazioni dell’assoluzione di Salvatore Riina dall’accusa di omicidio premeditato pluriaggravato per il caso De Mauro. Nelle pagine della sentenza della terza sezione della Corte d’assise di Palermo, viene documentata una circostanza mai emersa prima e altamente suggestiva: quel 27 ottobre 1962 a Catania, da dove avvenne l’ultimo decollo di Mattei, erano anche riuniti tutti i rappresentanti italiani dell’Unione petrolifera, cioè le famigerate “sette sorelle”. Pur non individuandone i responsabili materiali, la sentenza fissa nei retroscena sulla morte di Mattei (di cui De Mauro sarebbe venuto a conoscenza) la ragione del sequestro e della morte del giornalista: una lettura che sarà sostanzialmente confermata in appello, respingendo l’ulteriore scenario emerso da dichiarazioni del pentito Francesco Di Carlo relative al golpe Borghese, e ancor più in Cassazione (…). Nella sentenza, si legge tra l’altro: “Quello che per Vito Guarrasi resta poco più che l’ombra del sospetto, per Graziano Verzotto, alla luce delle risultanze emerse, evolve in un assunto prossimo alla certezza processuale. (…) Se Vito Guarrasi fu coinvolto nella vicenda del sequestro De Mauro, allora Verzotto lo è due volte di più, perché Guarrasi o chi per lui non avrebbe potuto fare a meno dell’apporto dell’ex senatore”. (…) Verzotto dunque coinvolto nel caso De Mauro. E dunque a conoscenza dei retroscena della morte di Mattei. (…) Si citava ad esempio un’informativa del Sisde datata 30 aprile 1980, circa i suoi rapporti con i servizi di sicurezza francesi “che ne proteggevano la latitanza in Francia” (così il giudice estensore), dove si era rifugiato per via di guai giudiziari (…): “Il noto latitante Graziano Verzotto dimorerebbe nella Capitale francese sotto adeguata copertura dei servizi di sicurezza di quel Paese. In effetti, l’ex presidente dell’Ente minerario siciliano sarebbe entrato in contatto con i predetti organismi, già in epoca precedente la sua latitanza. I rapporti risalirebbero, in particolare, ai tempi della questione petrolifera algerina e dei programmi di scambi economico-commerciali con quella nazione. Come si ricorderà, nella concorde valutazione delle compagnie petrolifere francesi e del ‘cartello’ formato dalle c.d. ‘sette sorelle’ il viaggio del presidente dell’Eni, Enrico Mattei, programmato per la settimana successiva il disastro aereo, ad Algeri, allo scopo di siglare con l’allora capo della nuova Repubblica Popolare Araba, Ahmed Ben Bella, un accordo di collaborazione a lungo termine, costituiva un serio attentato al regime di monopolio petrolifero all’epoca vigente. L’intesa raggiunta, che consentiva l’ingresso dell’azienda di Stato italiana nel Sahara alle condizioni di parità praticate all’Iran e all’Egitto, avrebbe violato, tra l’altro, gli accordi di “Evian” tra Francia e Algeria sanzionanti l’esclusività delle concessioni di ricerca e sfruttamento degli idrocarburi in Algeria a favore della Francia. In tale contesto, i servizi di sicurezza francesi avrebbero avvicinato il Verzotto, capo Ufficio pubbliche relazioni dell’Eni, in Sicilia al fine di persuadere e scongiurare il presidente Mattei dal concludere l’accordo con il nuovo governo algerino”. (…) Verzotto insomma al soldo di Parigi, legato alla Francia da un qualche patto e dunque dalla Francia protetto fino all’ultimo. (…) E ora, prendendo per buono l’appunto del Sisde, ricapitoliamo. La Francia ha appena dovuto ingoiare l’indipendenza algerina, sostenuta attivamente dall’Eni di Mattei. È comunque riuscita a mantenere il monopolio dello sfruttamento petrolifero nel Sahara algerino. Ma ancora Mattei sta per far saltare il banco. I servizi segreti francesi si affidano allora a Verzotto. Quest’ultimo sa tutto delle ultime ore di Mattei in Sicilia: ha organizzato lui il viaggio del presidente Eni e ne conosce gli spostamenti. Circostanze che però, secondo la Corte d’assise del caso De Mauro, Verzotto ha tutt’altro che chiarito. Poi l’aereo di Mattei viene giù. A tutto questo aggiungete che a Bascapè, a indagare sui rottami, c’è anche una spia dei servizi segreti francesi, ufficiale dell’Aeronautica, addetto militare di stanza all’ambasciata francese a Roma, uomo di fiducia di De Gaulle. Lo hanno chiamato i suoi amici dell’Aeronautica militare italiana, con i quali ha già compiuto delicate operazioni di intelligence in Egitto. La relazione conclusiva della commissione ministeriale non lo nomina mai. Questo ufficiale e spia pilota un Morane-Saulnier identico a quello di Mattei. È lo stesso ufficiale e spia che a bordo del proprio aereo mitragliava i carichi di armi per i ribelli algerini finanziati da Mattei. È probabilmente il miglior conoscitore al mondo del Morane-Saulnier MS 760 Paris II. Il suo stava di base proprio nell’aeroporto di Ciampino da dove quello di Mattei partì per l’ultimo viaggio in Sicilia. E forse questo ufficiale e spia si trovava sulla pista di Catania poco prima dell’ultimo decollo del presidente dell’Eni. Il figlio racconta che pochi anni dopo, di notte in una base Nato, smontò di nascosto una bomba atomica americana per carpirne i segreti. Ed è senz’altro una coincidenza, ma stando al Journal officiel de la République française, la Gazzetta Ufficiale transalpina, l’ufficiale e spia André Thoulouze venne promosso colonnello con decreto del ministero della Guerra datato 31 dicembre 1962, con vigore retroattivo dal 1° novembre 1962: cinque giorni dopo la morte di Mattei. Parbleu. Sarebbe da farci un film.