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 2021  aprile 15 Giovedì calendario

Ultime sul caso Regeni

Le versioni di nuovi testimoni stringono ulteriormente il cerchio intorno alla morte di Giulio Regeni. E rafforzano le accuse della Procura di Roma che ha chiesto il processo per quattro agenti della National Security Agency, i servizi segreti egiziani. Una decina di persone si sono fatte avanti nelle scorse settimane. Lo hanno fatto attraverso canali consolari e lì, in Egitto, hanno reso la loro versione dei fatti. Queste testimonianze sono state verbalizzate e ora depositate dalla Procura di Roma in vista dell’udienza preliminare, fissata per il prossimo 29 aprile, del procedimento a carico degli 007 di al-Sisi.
Tra le nuove testimonianze c’è quella di un uomo che dice di essere diventato amico di Mohammed Abdallah, il capo del sindacato indipendente degli ambulanti del Cairo che ha denunciato il ricercatore italiano ai servizi egiziani. Le date in questa nuova deposizione sono importanti: il corpo di Regeni viene trovato il 3 febbraio di cinque anni fa lungo l’autostrada che dal Cairo porta ad Alessandria. Secondo la perizia medico legale svolta a Roma dal professor Vittorio Fineschi, però, il decesso del ricercatore è avvenuto tra il 31 gennaio e il 1º febbraio. Il nuovo testimone rivela che il 2 febbraio gli 007 sapevano della morte di Giulio, e per deviare l’attenzione da loro erano pronti a inscenare una rapina finita male. L’uomo riporta una versione de relato: dice che il 2 febbraio di cinque anni fa era con il sindacalista Abdallah. “Ho notato che era palesemente spaventato. Lui mi ha spiegato che Giulio Regeni era morto e che quella mattina era nell’ufficio del commissariato di Dokki in compagnia di un ufficiale di polizia che lui chiamava Uhsam (Helmi, uno dei quattro 007 indagati, ndr) quando quest’ultimo aveva ricevuto la notizia della morte e che la soluzione per deviare l’attenzione da loro era quella di inscenare una rapina finita male”.
Il sindacalista quindi avrebbe riferito al testimone di aver sentito l’ufficiale che al telefono parlava di deformare il corpo, in modo da offrire il sospetto che Regeni fosse stato rapinato, avrebbero accusato quindi qualche pregiudicato per poi far ritrovare alcuni effetti personali del ricercatore. Depistaggio che verrà inscenato realmente.
Questa testimonianza non è l’unica. Ce ne sono delle altre ora agli atti, come di coloro che sono entrati in contatto con gli agenti perchè fermati proprio nei giorni della scomparsa del ricercatore. I nuovi elementi raccolti dagli investigatori rafforzano l’impianto accusatorio.
I pm di Roma intanto attendono ancora l’elezione di domicilio degli agenti egiziani. Sabir Tariq, Mohamed Ibrahim Kamel Atar, Helmi Uhsam e Sharif Magdi Ibrahim sono accusati di sequestro di persona: secondo i magistrati hanno bloccato Regeni “all’interno della metropolitana del Cairo” per poi condurlo prima nel commissariato di Dokki e poi in un edificio a Lazougly dove lo “privavano della libertà per nove giorni”. Il solo Sharif è accusato anche di omicidio perché con “sevizie e crudeltà” cagionava a Regeni lesioni da cui conseguiva “un’insufficienza respiratoria” che lo ha portato alla morte.