ItaliaOggi, 15 aprile 2021
Periscopio
Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso… e pubblica il falso. Mark Twain.
Dopo tre minuti, con una rapidità inaudita, il presule trentino apparve, gaio e vestito di seta color ciclamino, come sarebbe piaciuto moltissimo anche a Walt Disney. Rolly Marchi, Ride la luna. Mursia, 1979.
Il padrone del bar sta appoggiato dietro il banco e fuma senza accorgersene. Umberto Simonetta, Lo sbarbato, 1961.
Da mesi certe decisioni erano indilazionabili. Tutti le giudicavano improrogabili. Ieri sono state giudicate indifferibili. Presto saranno ineluttabili. Subentra però qualche dubbio: ma ora saranno praticabili? Alla fine, rinvio con voto «unanime» a data da destinarsi. Dino Basili. Studi Cattolici.
Nel 1987 ho scritto Compagni addio, un libro con cui ho divorziato dalla sinistra. Anzi mi sono dimesso dall’estremismo di sinistra. Non ne potevo più dei partitini di Mario Capanna, di Lotta Continua implicata nel delitto Calabresi, di Luciano Lama cacciato dall’Università. Volevo chiudere con un mondo che giustificava i terroristi come compagni che sbagliano. Mi avvicinai ai socialisti che erano usciti dal Pci dopo i fatti d’Ungheria, nel 1956. Stimavo Antonio Giolitti, Luciano Cafagna, Giorgio Ruffolo, Giuliano Amato. E Bettino Craxi, naturalmente». Giampiero Mughini, scrittore. (Concetto Vecchio). la Repubblica.
Alla morte del Migliore, fu Nilde Iotti a raccoglierne l’aureola, scampando al destino ancillare delle donne comuniste. Presidente della Camera durante tre legislature (1979-1992), ebbe il soprannome di Zarina per il sovietismo della sua fede politica e il piglio maestoso con cui governò Montecitorio. Fu l’eccezione. Prima e dopo, le donne del Pci-Pds-Pd ebbero solo destini oscuri: mai segretarie di partito, mai più presidenti di assemblee parlamentari (se non da qualche giorno), neanche a sognarli Corte costituzionale e Quirinale che sono stati invece pascolo di vari maschi comunisteggianti. Giancarlo Perna. la Verità.
Nell’Unione europea i trattati intergovernativi devono supplire alla mancanza di una costituzione, con regole non sempre efficaci sul piano della governance. La più nota di queste regole richiede la votazione unanime dei 27 paesi Ue su tutte le questioni importanti. Quanto ciò sia difficile, lo sta dimostrando il tormentato iter del Recovery Fund, da mesi in attesa del disco verde di diversi paesi, e bloccato pochi giorni fa da una serie di ricorsi davanti alla corte costituzionale della Germania. Ma le cose non sembrano andare meglio nella politica sanitaria, dove la campagna vaccinale di massa, se paragonata a quella Usa, appare in preda al caos, dove ogni paese Ue va per conto suo. Tino Oldani. ItaliaOggi.
Vedo poche differenze fra Fdi e An, almeno l’An nel suo massimo successo elettorale a metà anni 90. Stessa proposta programmatica, stessa diffusione geografica (con una chiara prevalenza nel Sud Italia). Certo, oggi c’è la Meloni e non Gianfranco Fini. Ma ricordo che a metà anni ’90 Fini era anche lui tra i politici più apprezzati dagli italiani. Insomma, anche qua c’è meno differenza di quello che si potrebbe pensare a prima vista. Luigi Curini, politologo dell’Università statale di Milano (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Mio padre non ha mai dubitato di Dio. Come San Paolo, ha combattuto la buona battaglia, ha conservato la fede. E anche dal carcere è sempre stato lui a fare coraggio a noi. Maria Romana De Gasperi (Aldo Cazzullo), Corsera.
Graham Greene, dopo la laurea in storia a Oxford, si dedica alla carriera giornalistica e approda al Times, il meglio del giornalismo mondiale dell’epoca, dove lo stile della scrittura viene asciugato, reso conciso e diretto. C’è ancora il tempo per due conversioni in un chiaroscuro tipicamente greeniano. Quella alla Chiesa cattolica, per amore della moglie Vivien, un’adesione carica di disincanto, di dubbi sulle effettive possibilità di redenzione per l’essere umano. Non a caso molti critici parlano nel suo caso di «cattolicesimo ateo». «Sai, non sono mai stato religioso... (fa dire a uno dei suoi personaggi migliori, il Maurice Castle di Il fattore umano, e sembra sia Greene stesso a parlare) mi sono lasciato indietro Dio nella cappella della scuola, eppure a volte mi capitava di conoscere preti, in Africa, che mi facevano credere di nuovo, per un momento, davanti a un bicchiere». Graham Greene, scrittore (Maurizio Pilotti). Libertà.
Non c’è stato giorno, nel turpe settembre 1943, che non abbia portato una nota di tragedia e di morte. Ma anche di puro onore cittadino, umano e militare. Nelle quattro giornate della rivolta popolare di Napoli contro il tedesco brillano i nomi di quattro ragazzi tra i sedici e gli undici anni: Formisano, Illuminato, Menichini e Capuozzo, uccisi mentre combattevano tra i più audaci, e ne deriva maggior vergogna al contengo dei massimi papaveri, ormai al sicuro nella Puglia soleggiata, robustamente presidiata non soltanto da carri armati ma anche da un’abbondate profusione di vettovaglie e bevande. Paolo Caccia Dominioni, Alpino alla macchia 1943-45, Cavallotti editori, 1977.
Mio padre era ferroviere e tenuto d’occhio dalla Milizia. Non potendo smoccolare in servizio con la stessa facondia che si concedeva in casa, inventò una bestemmia bivalente: «Dio Mussolini!». La cosa giunse alle lunghe orecchie del tenente della Milizia che lo convocò e gli disse «Mi risulta che voi bestemmiate Mussolini…». «Io no» rispose il convocato «anzi lo paragono a Dio…». «Se è così non dite più Dio Mussolini ma Mussolini Dio. Ne sarà contento anche il Padreterno. Oppure state zitto. E non fate il troppo furbo perché vi tengo d’occhio…». Guglielmo Zucconi, La scommessa. Rizzoli, 1993.
Herman l’ebreo ignorava il sabato. Accendeva la luce e la spegneva sebbene questo fosse proibito. Dopo il pasto del sabato a base di pesce riso e fagioli, pollo e stufato di carote si metteva a sedere e scriveva, sebbene anche questo fosse vietato. Quando Yadwiga gli domandava perché trasgrediva i comandamenti di Dio, le rispondeva: «Dio non esiste, hai capito? E anche se esistesse, lo sfiderei». Isaac B. Singer, Nemici. Una storia d’amore. Longanesi, 1972.
L’esercito russo ha marciato contro la Manciuria armato solo di immagini sacre e di giaculatorie. I maligni di Pitèr (così i suoi abitanti chiamano San Pietroburgo) intanto ripetono la battuta del generale Dragomirov: «I giapponesi ci attaccano a colpi di cannone e noi rispondiamo a colpo di icone». Piera Graffer, Caucaso. LoGisma, 2000.
L’Italia, oggi, è una delle massime impotenze europee. Roberto Gervaso.