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 2021  aprile 15 Giovedì calendario

Agricoltura, manca sempre più manodopera

All’appello dell’agricoltura italiana mancano 200mila lavoratori. Le stime sono della Coldiretti: tanti sarebbero ad oggi i posti di lavoro affidati agli stagionali che quest’anno non riusciranno a raggiungere il nostro Paese perché la pandemia ha chiuso le frontiere.In realtà, i braccianti stranieri nei campi italiani sono molti di più. Secondo gli ultimi dati Eban, si tratta di oltre 340mila lavoratori, pari al 32% della forza lavoro occupata nell’agricoltura. Di questi, il 62% sono extracomunitari: 17% indiani, 16% albanesi, 15% marocchini, 7% tunisini e 6% senegalesi. Tra quelli comunitari, invece, i rumeni rappresentano la stragrande maggioranza, oltre il 90%. Provenienza che hai, ostacolo che trovi. Per i lavoratori stranieri sì, ma pur sempre cittadini dell’Unione europea, il problema fondamentale oggi è l’assenza di corridoi verdi nella Ue: percorsi, cioè, che consentano ai lavoratori di passare da uno stato membro all’altro evitando la quarantena. Sia quella in ingresso che quella in uscita.La soluzione, in questo caso, potrebbe essere quella della cosiddetta quarantena attiva, invocata da parecchie associazioni agricole già durante le campagne di raccolta 2020 e mai andata in porto. Significa rendere operativi i lavoratori fin dal primo giorno di arrivo in Italia, pur facendoli lavorare – e vivere – isolati dagli altri per almeno quattordici giorni. Il distanziamento nei campi e negli alloggi di campagna è cosa facilmente fattibile: peccato che tutti i Dpcm che si sono succeduti dall’inizio della pandemia ad oggi vietino espressamente la quarantena attiva. Quindi non si può fare, a meno di una modifica di legge. Che non è impossibile: l’anno scorso la Provincia autonoma di Trento ci riuscì, grazie alla collaborazione della Asl, salvando così la raccolta locale delle mele.Diverso è il tema per i lavoratori extracomunitari, per i quali serve il permesso di soggiorno. E qui il problema si fa più burocratico. Ricordano i tecnici della Cia che il decreto flussi per il 2021 è ancora di là da essere scritto e quello per il 2020, uscito solo ad ottobre, non ha prodotto effetti: ad oggi quelle pratiche sono bloccate, i dipendenti pubblici lavorano in smart-working e non possono convocare le persone. L’unico decreto flussi su cui si può dunque far conto è quello del 2019, che di proroga in proroga ha portato avanti i permessi di soggiorno di questi lavoratori fino al 30 aprile 2021. Cosa succederà tra quindici giorni? Con buona probabilità, ci sarà una nuova proroga. Ma il punto è che stiamo parlando di più o meno 10mila permessi di soggiorno in tutto: su 200mila lavoratori che mancano all’appello nelle campagne italiane, questa cifra rappresenta solo il 5%. Una proroga insomma aiuterebbe, ma non risolve certo il problema.