Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  aprile 15 Giovedì calendario

L’Ipo dell’anno? «Hanno quotato il nulla», dice Tremonti

«Con la moneta molto ha avuto principio e con la moneta tutto può avere fine. Dalla forma primordiale della “pecunia” – da pecus, la ricchezza semovente – fino al moderno bitcoin, la “cifra” di ciò che accade a Wall Street è altissima, ed è una cifra non solo economica, ma soprattutto politica e potenzialmente eversiva». Giulio Tremonti, all’indomani della maxi-quotazione alla borsa di New York della piattaforma di scambio per le valute virtuali Coinbase – la cui valutazione può raggiungere 100 miliardi di dollari – commenta il fenomeno che oggi va in scena nel campo finanziario. «Quello in atto può essere un momento “hamiltoniano” (da Alexander Hamilton, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, ndr), quindi un momento costruttivo, ma anche distruttivo non solo delle strutture economiche ma anche sociali». 
Finora la moneta ha avuto due funzioni: mezzo di pagamento e contenitore di valore. «Quello che sta emergendo è un rischio eversivo causato dalla iperfinanza». In questo scenario parlando dei bitcoin Tremonti identifica quattro “laboratori” su cui le monete virtuali prendono forma e funzione: cinese, europeo, globale e americano. Partiamo dalla Cina. «In Cina le criptovalute hanno due funzioni: quella di controllo sociale operata con lo strumento informatico che segna tutto ciò che è nella vita delle persone. La seconda funzione è quella di competizione della “tecno-moneta” con il dollaro, un mezzo per eroderne le basi nel trade globale». 
Nel laboratorio europeo il bitcoin non serve per sostituire la funzione della banca centrale, serve o dovrebbe servire per contrastare le attività illegali, dalla “finanza illegale” all’”abuso” del contante. «Il contrasto alla finanza illegale è essenziale – soprattutto dopo la Brexit con Londra destinata a diventare centrale anche nella finanzia irregolare – ma essenziale anche il contrasto alla evasione fiscale e dintorni. Su questo vanno registrare le resistenze che ruotano intorno ai diritti di privacy e dalla paura di un black out totale: il giorno dopo esci di casa e non hai modo per comprarti il necessario». Solo un’ironia: nel 2001 Tremonti aveva proposto la banconota da un euro, «paradossalmente la Bce creerebbe il bitcoin da un euro!». Nel più vasto campo “globale”, il terzo laboratorio, ci si aggancia a quello che sarebbe stato ma che sarà probabilmente il mondo di Libra, la moneta annunciata da Facebook nel 2019. In quale scenario si sta sviluppando questo laboratorio? «Nel mondo emergente ci sono popoli che cominciando ad avere un loro reddito ma che non hanno e probabilmente non avranno risparmi, masse per cui il guadagno si identifica con la spesa. La “piattaforma” è la patria del bitcoin, un mezzo di pagamento sicuro che riduce il costo delle transazioni. Qui la funzione della moneta come riserva di valore non ha senso perché non c’è risparmio». Il quarto laboratorio è quello di Wall Street. «Che cosa è la cosa quotata a New York? È un super-future che anticipa valori futuri potenzialmente inesistenti su orizzonti temporali che vanno oltre la vita delle persone, delle famiglie, delle collettività. Da John Law al Mefistofele di Goethe la meccanica è sempre quella della cambiale, sviluppata a mezzo aspettative su livelli consecutivi e sempre meno reali e probabili. Si altera il senso della ricchezza. Senza andare troppo indietro o troppo fuori è il modello domestico della cambiale di Totò. Stando meno sul comico si rompe il legame tra realtà e fantasia, tra presente e futuro, tra doveri sociali e illusioni, un whatever it takes senza ragione e senza limiti, un fiat money che sintetizza magìa e alchimia». 
L’impressione – dice Tremonti riferendosi alla notizia su Coinbase – «è che hanno quotato il nulla, certificato dal nulla. Nulla a mezzo di nulla, si può dire. Alla base c’è solo una serie storica delle transazioni precedenti. Che senso ha uno strumento così che si aggiunge a quelli tradizionali?». Tremonti si chiede: «Nel 2011 si ragionava in billion, oggi in trillion. Questo non ha corrispondenza nell’economia reale, c’è una inversione dei termini, un distacco non giustificato, se non dalla fine della politica». Per due secoli – ricorda Tremonti – i criteri base della politica sono stati “liberté, egalité, fraternité”, oggi sono “globalité, marché e monnaie”: «Nel mondo della finanza non ci sono regole, l’unica regola è che non ci sono regole mentre quelle locali sono sempre meno efficaci. E così Wall Street diventa essa stessa la centrale esclusiva della politica». Tremonti già nel 2007 aveva racchiuso queste tesi nel libro “La paura e la speranza”, sulla crisi che si stava avvicinando per le dinamiche della globalizzazione, e infatti era alle porte. E dove si tracciava un quadro di ricchezza senza nazioni e nazioni senza ricchezza. «È difficile dire quando ci sarà una crisi, ma stiamo entrando nell’habitat ideale di una nuova crisi segnalata tra l’altro oltre che dal trionfo del bitcoin dai crescenti fallimenti e dall’arrivo dell’inflazione». Un altro ricordo, sempre in quello scorcio di decennio, quando nel 2009 «la presidenza italiana del G7 in parallelo con l’Ocse propose il Global Legal Standard sulle regole comuni dell’economia passando dal free al fair trade. Ma fu battuta dal Financial Stability Board, in cui si diceva che bastavano poche regole di condotta per la finanza». E ricordo che nel Gls «all’articolo 4 si parlava di rispetto di regole ambientali e igieniche…». Da allora per dieci anni la logica è stata «la creazione di moneta senza regole nell’economia a partire dalle catene di produzione». Insomma, «servono regole per l’economia reale, e lo vediamo per esempio nel campo dei vaccini. Quella che doveva essere Fianancial Stability ci si presenta come Financial Instability». Marx diceva «che i tassi a zero sono la fine del capitalismo, oggi sono sotto zero affiancati da valori iperbolici che sono zero a loro volta. Una riflessione su questo andrebbe fatta».