Corriere della Sera, 15 aprile 2021
I vicini festeggiano: che fare? Il caso Gassmann
La domanda è di quelle che possono dividere una famiglia o mettere l’uno contro l’altro due amici: se alle undici di sera, nell’anno II d.c. (dopo coronavirus), ci si accorge che un gruppo di vicini di casa sta facendo una festa nel cortile del condominio – magari senza l’ombra azzurro pallido di una mascherina —, che si fa? Chiudiamo le finestre e mettiamo le cuffie oppure riportiamo i fatti alle forze dell’ordine, visto che le regole sul coprifuoco e sugli assembramenti sono tra quelle più chiare fin qui emanate (niente feste e alle 22 tutti in casa).
La domanda è insidiosissima e siccome a farla ai suoi 295 mila e rotti follower su Twitter è stato Alessandro Gassmann, se ne sta parlando ancora oggi, a distanza di quasi cinque giorni da quel tweet. L’attore e regista ha scritto: «...Sai quelle cose di condominio quando senti in casa del tuo vicino inequivocabilmente il frastuono di un party con decine di ragazzi? Hai due possibilità: chiamare la polizia e rovinarti i rapporti con il vicino, ignorare e sopportare, scendere e suonare».
«Delatore» è stato uno degli epiteti più gentili («Ci mancavano pure i delatori vip», ha scritto Nicola Porro), perché c’è stato anche chi ha chiamato in causa servizi di sorveglianza dei tempi andati. E questo «qualcuno» non è @Pippo76, ma si chiama Enrico Ruggeri, che ha commentato, riferendosi a Gassmann: «Grande attore e regista... con un po’ di nostalgia per i tempi andati della Germania Est...». Ci sono anche stati quelli che hanno lodato il suo senso civico («Siamo in un Paese in cui si invidia il successo e si ammira la furbizia. Devastante»), ma per lo più l’attore è stato sepolto dagli insulti e dalle minacce. Anche accompagnate da giravolte di logica, come gli ha scritto: «Fai il ganzo perché come vicino avrai qualcuno come te, ti vorrei vedere con quello che non ha nulla da perdere, te ne staresti buono e zitto».
Gassmann ha risposto punto per punto a molti, persino ammettendo che a volte rimbrotta chi al supermercato non indossa la mascherina («Sì, mi capita»). Ma poi il tono di certe risposte ha assunto la consistenza limacciosa degli avvertimenti e allora ha scritto: «Dire quello che si pensa e chiedere il rispetto delle regole, dopo quasi un anno e mezzo di pandemia, viene da una parte consistente vissuto con reazioni di violenza, insulti e minacce. Grazie a chi, anche se in disaccordo, ha voglia di confrontarsi».
Con queste parole l’attore è andato al cuore del problema. Da più di un anno la comunicazione politica insiste non solo sul rispetto delle regole, ma anche sul senso di responsabilità dei cittadini. Su un impegno, insomma, che travalica le mura di casa. E allora ci si chiede: che cosa vuol dire essere responsabili in tempi straordinari? Alcuni follower hanno sottolineato questo (come chi ha commentato: «Ha scelto la possibilità migliore. Se dopo un anno e due mesi di pandemia siamo a questo punto di non ritorno è anche a causa di persone che hanno fatto finta di niente»).
La maggior parte, comunque, gli ha riversato addosso l’indicibile. Tanto che l’attore ha dichiarato all’AdnKronos: «Mi dispiace per le polemiche e anche per gli insulti e le minacce ricevute. Quasi un anno e mezzo di pandemia ha esacerbato gli animi portando a una rabbia diffusa. Mi dispiace soprattutto per mia moglie, che è spaventata, e ringrazio invece chi mi sta mandando bellissimi messaggi».