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 2021  aprile 15 Giovedì calendario

Coinbase e la febbre dell’oro digitale

La storia dell’imprenditoria è fatta di momenti simbolici e ieri ne abbiamo vissuto uno. La quotazione in Borsa di Coinbase, il più grande mercato per la compravendita delle criptomonete, è una pietra miliare nella legittimazione di un’attività finanziaria che fino a poco tempo fa era riservata agli esperti di informatica, ai giovani con la felpa e ai criminali. In molti lo hanno chiamato “il momento-Netscape”, riferendosi al debutto sui mercati della prima stella di Internet nel 1995. D’ora in poi, il mondo segreto, arcano e, per alcuni, minaccioso delle monete digitali ha un esponente di punta che è simile ad altre aziende “rispettabili”.
Addio garage bui pieni di mega-computer, berretto da baseball e sudore, benvenuti investitori in giacca e cravatta, analisti di Wall Street e stampa mondiale. Il fatto che Coinbase, dopo meno di dieci anni di vita, sia valutata a quasi 100 miliardi di dollari, più della Borsa di New York e del Nasdaq messe insieme, è un segno della popolarità di monete digitali quali Bitcoin, del momento d’oro dei mercati e, molto probabilmente, di nodi che verranno al pettine nei prossimi anni.
Per ora, però è il momento della festa, per Coinbase, per i suoi fondatori Brian Armstrong e Fred Ehrsam, che hanno meno di quarant’anni ma molti miliardi di dollari in azioni di Coinbase, e soprattutto per l’intero ecosistema delle monete alternative.L’idea di Armstrong, il taciturno nerd che è l’amministratore delegato della società, è stata semplicissima: fornire una comoda “rampa d’imbarco” per chiunque volesse comprare e vendere criptovalute come se fossero monete tradizionali, evitando i complicatissimi passaggi informatici necessari per “minare” Bitcoin e compagnia.
Come ha scritto l’analista Mario Gabriele nel suo blog The Generalist: "Fondamentalmente, Coinbase vende la fiducia. Fidati che tutto ciò che potrebbe andare storto con le criptovalute, non succederà”.
L’intuizione, o la fortuna, di Armstrong, è stata presagire l’esplosione nelle monete digitali. Fomentate dallo scetticismo verso la finanza tradizionale, il desiderio di fare soldi e la passione per il “nuovo”, milioni di persone sono entrate nel mercato delle monete digitali, spingendone il valore complessivo al di sopra dei 2.000 miliardi di dollari.
I numeri di Coinbase per il primo trimestre di quest’anno sono incredibili: 56 milioni di utenti, 7.000 clienti “istituzionali” (fondi di investimento, banche e hedge fund), 1,8 miliardi di fatturato, più che in tutto il 2019 e il 2020. È la classica storia di tutte le febbri dell’oro: a farci i soldi non sono i cercatori ma chi vende pale e picconi. Attenzione però all’altro aspetto delle febbri dell’oro: il crollo spettacolare quando l’entusiasmo originario scompare. In questo caso, Coinbase sta cavalcando un mercato rovente per le criptomonete Bitcoin è al record storico – e la brama degli investitori per rendimenti superiori ai tassi bassissimi delle banche centrali.
Cosa succede quando il prezzo di Bitcoin cala? Coinbase dice di avere altri prodotti che sono impermeabili alle maree del mercato ma per il momento sono una parte minuscola del suo fatturato. Bolla di mercato o no, le criptomonete rimarranno parte integrante dei nostri sistemi finanziari. La vera sfida per Coinbase è rimanere il punto focale del sistema. Come sempre a Wall Street, quando c’è odore di soldi, il branco si avvicina. Banche, grandi fondi e brokerage vogliono tutti una fetta della cripto-torta. E non dimentichiamoci dei regolatori, che vorranno sicuramente intervenire nel Far West di Bitcoin.
L’altra lezione della storia dell’imprenditoria – e delle febbri dell’oro – è che non sono sempre i pionieri a vincere. Coinbase ha avuto il suo “momento-Netscape”. Ora dovrà evitare di fare la fine di Netscape.