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 2021  aprile 14 Mercoledì calendario

Biografia di Moise Kean

In principio furono i trattori. La prima volta che Beppe Marotta incontrò Biourou Jean, papà di Moise Kean, la richiesta fu bizzarra: «Datemene due e io farò in modo che Mino Raiola non lo porti in Inghilterra». In Premier anni dopo ci è finito lo stesso, ma dopo aver festeggiato tutte le sue prime volte (esordio in A e in Champions) con la Juventus. Mosé (così lo chiama la cattolicissima mamma Isabelle) è diventato bianconero a 10 anni (dopo essere stato al Toro), dove si è formato sotto l’ala protettrice di Ciccio Grabbi, prima giocatore e poi allenatore del settore giovanile. Origini ivoriane ma nato a Vercelli, il ragazzo dei record è cresciuto ad Asti, dove la mamma si è trasferita dopo la separazione dal marito, tirando calci in casa e nel campetto dell’oratorio col fratello Giovanni.
Precocità e buu
Ha sempre fatto tutto in fretta e non si è mai fatto mancare niente, dai paragoni con Balotelli (con cui condivide il procuratore Raiola) alle stimmate del predestinato, dalle marachelle in nazionale (da Di Biagio a Nicolato, più di una volta è stato punito) all’esultanza a braccia aperte davanti alla curva del Cagliari in risposta ai buu razzisti. Talento innato ma carattere irruento, che ha sempre avuto bisogno di essere disciplinato. Le cose non sono cambiate con il suo sbarco in Premier League, dove ha vissuto una stagione non brillantissima: più che per i gol (2 in 33 partite) è finito sui giornali per aver partecipato a una festa durante la quarantena, facendo infuriare l’Everton («Siamo inorriditi», lo attaccò il club attraverso un duro comunicato). 
Parigi e l’azzurro
Il carattere è uno dei motivi (oltre a quello economico) per cui la Juventus scelse di sacrificarlo: Allegri è stato il tecnico che lo ha lanciato, gestendolo (bene) con il classico metodo del bastone e della carota; Leonardo il diesse che ha avuto l’intuizione di puntare su di lui dopo un’annata incolore. Al Psg ha trovato tanta concorrenza ma anche gli stimoli giusti per rilanciarsi, tanto che Pochettino ha già dichiarato pubblicamente di volerlo trattenere a Parigi. Il feeling è notevole anche con Roberto Mancini, che lo considera unico tra le punte a sua disposizione perché può giocare in ogni ruolo dell’attacco (anche se questa duttilità non è garanzia di un posto per l’Europeo: è uno dei grandi dubbi del c.t. azzurro). La non convocazione sarebbe un dispiacere, ma il tempo per rifarsi di sicuro non gli manca, visto che Kean ha da poco compiuto 21 anni. L’età, oltre alla stoffa, è tra i motivi per cui la Juventus sarebbe disposta a riportalo a casa: Kean adesso è più maturo, l’esperienza all’estero lo ha reso più forte e il club bianconero è convinto che alla Continassa troverebbe un tecnico (Pirlo) che di talento se ne intende e saprebbe gestirlo. Mosé adesso non ha più fretta: «Al futuro non penso, voglio godermi il momento col Psg», ha detto ieri dopo la qualificazione alla semifinale di Champions. L’unica certezza è che uno o più trattori non basteranno per evitare che il ragazzo dei record torni in Inghilterra.