Il Sole 24 Ore, 14 aprile 2021
La liquidità nelle piattaforme decentralizzate supera i 50 miliardi (ma occhio ai rischi)
Un anno fa la finanza decentralizzata era allo stato embrionale. Le piattaforme dedicate cubavano una liquidità di 700 milioni di dollari. In 12 mesi questo settore ha fatto un salto quantico: stando agli ultimi dati pubblicati su defipulse.com il controvalore di liquidità bloccato sulle piattaforme defi (che sta per “decentralized finance”) ha superato abbondantemente i 50 miliardi di dollari. In pochi mesi la scala di valore è passata dai “milioni” ai “miliardi”. Le piattaforme di finanza decentralizzata consentono in pochi secondi di svolgere le più comuni operazioni bancarie: dal depositare liquidità in cambio di un tasso di interesse a chiedere un prestito. Tra l’altro i tassi di interesse sembrano essere di un altro mondo rispetto a quelli della finanza tradizionale. Su Aave, una delle più avanzate insieme a Compound, è possibile depositare dollari digitali Usdc (una criptovaluta che replica l’andamento del dollaro e, come tale, appartiene alla categoria delle stablecoin) e ottenere in cambio un tasso di interesse annuo del 9,7%. Allo stesso tempo è possibile ottenere un finanziamento istantaneo depositando criptovalute come collaterale (solitamente il prestito è pari all’80% del valore immobilizzato). Il tutto avviene in meno di un minuto.
La grande differenza rispetto al canonico processo bancario è che la “defi” non prevede la presenza di un intermediario (una banca appunto). Le operazioni sono gestite da codici informatici, tecnicamente noti come “smart contracts”.
Si tratta di un approccio potenzialmente rivoluzionario per il settore finanziario ma, dato che è un’industria che sta compiendo i primi passi, non vanno dimenticati i rischi che come al solito sono proporzionali ai rendimenti.
«Le piattaforme defi presentano il rischio tecnologico legato all’affidabiltà dello smart contract – spiega Davide Capoti, ceo di Rocket Capital Investment, fintech regolamentata e specializzata in prodotti di asset management su crypto per investitori istituzionali -. Se un hacker viola uno smart contract il denaro depositato non è più al sicuro. Per questo è opportuno scegliere le piattaforme più importanti e più avanzate, che attraverso un processo accurato di design e auditing realizzano smart contracts sicuri e impenetrabili».
C’è poi un altro aspetto da considerare: l’usabilità. Se si commette un errore di distrazione nel momento in cui si effettua un’operazione c’è il rischio di perdere il denaro perché le operazioni sono irreversibili. Non c’è un call center da contattare per farsi accreditare la somma andata persa. Per questo motivo la “defi” al momento non è alla portata di tutti ma rappresenta una nicchia crescente che attira in particolare un pubblico giovane, lo stesso che magari non ha mai aperto un conto corrente tradizionale.
C’è poi una via di mezzo, più semplice e perfino più remunerativa in termini di interesse della “defi”: la “cefi” (“centralized finance”). In questo caso ci si riferisce a piattaforme alternative al sistema bancario tradizionale ma dove è comunque presente una controparte. Infatti alcuni parlano in questo caso di “crypto-banche”. «Tra le più conosciute e in espansione al momento rientrano in questa categoria BlockFi, Celsius, Crypto.com e Nexo – continua Capoti -. Offrono interessi elevati, anche superiori al 10% a seconda della tipologia di criptovaluta depositata. In questo caso l’utente però si espone al rischio di default della controparte». In sostanza se la società dovesse fallire, o nella peggiore delle ipotesi attuare una “scam” (truffa) il capitale rischia di andare in fumo. Per intenderci, essendo il settore non pienamente regolamentato, non esiste l’equivalente di un fondo interbancario di garanzia sui depositi. Nonostante i rischi, i numeri indicano che tanto la “defi” quanto la “cefi” stanno crescendo a livelli parabolici. «L’aspetto interessante è che non ci sono solo giovani e operatori retail – conclude Capoti -. Nel mondo defi in particolare gran parte della liquidità arriva dagli istituzionali che accedono attraverso questa porta a rendimenti che nella finanza tradizionale probabilmente non vedremo mai più».