il Fatto Quotidiano, 13 aprile 2021
Lite M5S-Casaleggio: Conte vuole chiudere tutto in una settimana
Le rogne aumentano, la questione dei due mandati è una croce e il tempo sta finendo, anzi forse è già scaduto. Ecco perché Giuseppe Conte ora vuole e deve chiudere il suo piano di rifondazione. A giorni, nel dettaglio entro la settimana. Andare oltre ad occhio non è più possibile. L’ex premier lo ha compreso dopo il fine settimana di riunioni con i parlamentari. I suoi stanno sondando eletti e big vari, per capire ancora meglio l’umore. Ma di certo l’avvocato che dovrebbe rifare da cima a fondo il Movimento, ha toccato con mano il malessere di un bel pezzo del M5S. Partendo dai veterani al secondo mandato che di lasciare a fine legislatura proprio non ne vogliono sapere, e un eventuale posto nella futura struttura dei 5Stelle non basterebbe a tacitarli. “Visto che si sta facendo una cosa nuova, bisogna mettere sul tavolo anche la possibilità di modificare questa regola” ha sibilato ieri Federica Dieni, deputata che fa parte del Copasir.Frasi che fanno rima con l’intervista sul Corriere della Sera dell’ex ministro Vincenzo Spadafora, disseminata di paletti per Conte. “Si dovrà tenere conto del valore dell’esperienza e delle capacità individuali” ha teorizzato sui mandati Spadafora (che è al primo mandato, va detto), difendendo poi quelle correnti che l’ex premier vorrebbe vietare addirittura per Statuto, Infine, ha battuto sul tasto della tempistica: “Conte deve accelerare sul nuovo M5S”. Lo aveva già detto la sindaca di Torino, Chiara Appendino, domenica scorsa al Fatto: “L’ex premier deve fare in fretta”. Perché le Comunali sono a ottobre, cioè dietro l’angolo, e gli accordi con il Pd deve chiuderli lui, Conte.
Domenica, nella riunione in videoconferenza con i deputati, l’avvocato se lo è sentito dire anche da Francesco Silvestri, tesoriere alla Camera: “Per lavorare su Roma abbiamo bisogno di chiudere il perimetro politico”. Ovvero, di definire il campo di gioco con i dem, dove il segretario Enrico Letta spera ancora di candidare Nicola Zingaretti, ma Roberto Gualtieri resta il nome più praticabile, fatto salvo che Virginia Raggi si ricandiderà (e i messaggi recapitati dal Pd ai piani alti del M5S per farla ritirare non serviranno). Però Conte deve sbrigarsi, anche per stabilizzare il clima interno. Non è un caso che Spadafora abbia parlato di “gestione dove prevalgono le vendette” (un attacco al reggente Vito Crimi per l’assegnazione dei posti di governo). Come non è casuale che Davide Casaleggio domenica a Mezz’ora in più abbia picchiato dove fa più male: “Spero che non vogliano mettere in difficoltà Rousseau per mettere sul tavolo il terzo mandato”. Un morso piazzato proprio mentre i deputati al primo mandato, tra i quali ci sono diversi sodali di Casaleggio, sorridevano a Conte in videoconferenza. Con un sottotesto: mantieni la regola dei due mandati, e saremo con te. Altrimenti? “Altrimenti in un caso o nell’altro si rischia la scissione”, sussurra un big. Molti della vecchia guardia hanno già pronta l’arma da fine del mondo, ovvero sospendere i pagamenti al M5S se non ci sarà chiarezza sulla norma. Una iattura, per il Conte che ha invitato tutti a mettersi in regola con i pagamenti entro fine aprile per passare in fretta al nuovo sistema di versamenti, basato su forfettario di 2.500 euro, di cui mille direttamente al M5S. Soldi indispensabili per affittare una sede nel centro di Roma e costruire una struttura con segreteria, dipartimenti e tesoreria. Ma forse il denaro non basterebbe, e infatti domenica in diversi hanno evocato l’utilizzo dei soldi del 2 per mille.
In questo scenario, Conte cerca un punto di caduta. Sui due mandati sarebbe tentato di dare ragione a Beppe Grillo, che vuole mantenere il totem. Ma potrebbe fare qualche eccezione, ricandidando i più meritevoli. E comunque “non avrebbe nulla in contrario al fatto che un parlamentare dopo due mandati si candidasse a elezioni locali” sostiene una fonte qualificata. Di certo Conte vuole chiudere l’infinita diatriba con Casaleggio, anche se non in prima persona. “Devono risolvere quelli che c’erano prima” ha scandito ai deputati. Ergo, a gestire il dossier deve essere ancora Crimi. Ma l’ex premier, da giurista, è convinto che le pretese del patron di Rousseau non siano solide. E comunque per lui l’essenziale è che i soldi e soprattutto i dati degli iscritti siano gestiti solo dal M5S.
Certo, i dati li ha ancora Casaleggio. “Ma sono di proprietà del Movimento” ripetono i 5Stelle. La stessa opinione di Conte, che ha studiato a fondo i regolamenti. Il rischio che si vada alle vie legali con Casaleggio è ormai altissimo. E quella con Rousseau è una storia all’epilogo.
Lo conferma una nota del Movimento, in serata: “Il 5 marzo avevamo chiesto all’associazione Rousseau di votare l’entrata nella giunta della Regione Lazio e la destinazione delle restituzioni dei portavoce. Il presidente (Casaleggio, ndr) ci ha risposto che non sarebbe stata erogata alcuna prestazione contrattuale”.