La Gazzetta dello Sport, 13 aprile 2021
A Ronaldo conviene restare in Italia per questione di soldi
A 36 anni Cristiano Ronaldo appare lontano anni luce da quelle controfigure di calciatori che si trascinano stancamente pur di capitalizzare gli ultimi scampoli di carriera. Lo si è visto anche domenica: arrabbiatissimo per tutta la partita contro il Genoa, insofferente di fronte al calo di competitività suo e della squadra in questa stagione. Questo per dire che nei ragionamenti sul suo futuro la sfera sportiva continuerà a occupare il primo posto. C’è tuttavia un elemento che non si può non tenere in considerazione: le tasse.
Quanto vale CR7
Ronaldo non è semplicemente un calciatore, è un’azienda. Secondo i calcoli di Forbes, tra giugno 2019 e giugno 2020 ha guadagnato 105 milioni di dollari, secondo sportivo più pagato al mondo dietro Federer e davanti a Messi. Di questi 105 milioni, 60 si riferiscono allo stipendio con la Juve (ridotti a causa del Covid e tassati alla fonte come qualsiasi dipendente) e 45 milioni di dollari (40 milioni di euro) alle sponsorizzazioni. Nel corso del tempo, Ronaldo ha saputo sfruttare le sue abilità calcistiche e la sua popolarità per costruire un valore commerciale ineguagliabile, negli anni in cui il calcio si è globalizzato. Oltre mezzo miliardo di follower sui social: nessuna celebrità è a questi livelli. La sola Nike versa 20 milioni di dollari all’anno.
Il portafoglio di sponsor è ampio: dallo shampoo (Clear) all’elettrostimolatore per addominali (Mtg), dai telefoni (Altice) agli integratori (Herbalife), dai prodotti farmaceutici (Abbott) allo streaming (Dazn). E poi c’è il marchio CR7, con linee di abbigliamento, profumi, programmi di allenamento, hotel.
I benefici fiscali
Se lo stipendio pagato dalla Juventus è inequivocabilmente prodotto in Italia, le entrate commerciali (almeno gran parte di esse) sono extraterritoriali, a maggior ragione considerata l’architettura societaria della galassia Ronaldo, dal Portogallo al Lussemburgo a Jersey. È qui che si concentra la nostra attenzione. Ronaldo, infatti, rientra tra i soggetti beneficiari dell’agevolazione fiscale introdotta nel 2017 che consente a chi arriva da oltre confine di pagare solo un forfait di 100mila euro per tutti i redditi esteri. L’avvocato Antonio Longo, senior lawyer presso DLA Piper ed esperto di diritto tributario che ha tra i clienti anche atleti e società di sport management, spiega di cosa si tratta: «Il regime dei cosiddetti “neo residenti” è stato ideato per attrarre in Italia individui con redditi e patrimoni particolarmente ingenti. Tra questi vi sono anche le celebrità dello sport e il regime è di particolare interesse per gli sportivi che ritraggono una parte cospicua dei propri introiti da redditi di fonte extra-Italiana. Si pensi ai flussi legati allo sfruttamento economico dei diritti di immagine e alle attività di sponsorizzazione. Questi soggetti, trasferendosi nel nostro Paese dopo essere stati residenti fuori dall’Italia per almeno nove degli ultimi dieci periodi d’imposta, possono beneficiare di una imposta sostitutiva pari a 100.000 euro su tutti i redditi di fonte estera e della esclusione da imposizione patrimoniale e successoria per i beni localizzati fuori dall’Italia. Il regime può essere esteso ai familiari con il pagamento di una imposta sostitutiva pari a 25.000 euro a testa. Rientrano nel perimetro dell’imposta fissa anche le distribuzioni di utili corrisposti da società residenti fuori dall’Italia, seppur in Paesi a fiscalità privilegiata. L’opzione si intende tacitamente rinnovata di anno in anno, per un massimo di 15 anni».
Decadenza
Impossibile stabilire con esattezza l’ammontare del beneficio fiscale derivante dalla permanenza in Italia, ma visto il giro d’affari delle sponsorizzazioni e dei diritti d’immagine di Ronaldo, stimato da Forbes in 40 milioni di euro, il forfait di appena 100mila euro è altamente conveniente. Conveniente a tal punto da esercitare un freno a eventuali propositi di fuga dall’Italia? Può darsi. Di sicuro, se andasse via dalla Juventus (e quindi dal nostro Paese perché nessun altro club potrebbe permettersi il suo ingaggio) le agevolazioni decadrebbero. Ancora l’avvocato Longo: «Si pensi al caso di un calciatore che abbia optato per l’anno d’imposta 2018 e che, a partire dal 2021, si trovi nella condizione di non aver più convenienza ad applicare l’imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero o, più semplicemente, decida di trasferirsi nuovamente. La revoca per il periodo d’imposta 2021 dovrà essere segnalata nella relativa dichiarazione dei redditi, da presentare entro il 30 novembre 2022. Peraltro la revoca, così come la decadenza dal regime, preclude l’esercizio di una nuova opzione». Una volta andato via dall’Italia, quindi, niente più beneficio fiscale, con svariati milioni in fumo. E va ricordato che nessun altro Paese big d’Europa prevede un trattamento così vantaggioso: il Regno Unito, per esempio, consente di non pagare le imposte locali sui redditi esteri ma solo ai cosiddetti “Non-domiciled residents”, cioè a chi ha il domicilio oltre confine pur essendo residente in UK, condizione non applicabile ai calciatori che devono stabilirsi laddove ha sede il proprio club.