la Repubblica, 13 aprile 2021
Il ’64 e le bugie su mio padre
Caro direttore, è doveroso rispondere a uno studioso importante come il professor Gotor. Peraltro la risposa è semplice. Gotor mi chiede “che cosa apporto di nuovo col mio libro”. Ho ritrovato casualmente lettere inedite che chiariscono aspetti politici ed economici della crisi del ’64, e soprattutto le preoccupazioni costituzionali di Antonio Segni. Ma il vero apporto sono cose vecchie e chiarissime, ma negate, coperte da strati di falsificazioni e quindi dimenticate e fatte dimenticare. Il punto centrale, afferma Gotor, è che “in base alla documentazione nota il capo dello Stato alimentò il progetto... di un tentativo di esercitare una pressione di tipo militare capace di condizionare gli equilibri politici e di frenare la spinta riformatrice del governo di centro sinistra”. Ma quale fu questa pressione e verso chi fu esercitata se Nenni in tutti i suoi interventi ( Avanti, diario, tribunale, commissione di inchiesta, libro di Tamburrano, commissione Stragi) dice espressamente che non vi fu mai in nessun modo un intervento militare? E se vi fosse stata pressione militare, come è pensabile che due anni dopo Nenni e i ministri socialisti avrebbero aiutato Moro a nominare De Lorenzo (contro il parere di Andreotti) capo di stato maggiore dell’Esercito? E chi ha un minimo di considerazione per Moro come può pensare che avrebbe consegnato l’esercito a chi aveva minacciato la vita democratica?
Del resto sono state due sentenze del Tribunale di Roma a negare ogni disegno eversivo. La prima in modo addirittura lapidario, la seconda considerando irregolare la formulazione del piano da parte di De Lorenzo senza l’autorizzazione del ministro (questione obiettivamente controversa), ma affermando comunque che il piano si presenta “diretto alla tutela dell’ordine pubblico in caso di gravi perturbamenti”, e di “non avere prove per affermare che avesse uno scopo diverso”. Per spiegare la condanna è stata lanciata, con grande successo mediatico, la campagna degli “omissis": la affermazione cioè che la copertura del segreto di Stato avrebbe impedito ai giudici di conoscere la realtà. Ma dal 1990 tutto è stato desecretato, non vi è più nulla di segreto. E sfido chiunque a trovare un solo documento che confuti le sentenze. Gli unici documenti importanti ancora segretati sono quelli riguardanti la attività del Kgb in Italia, che potrebbero dire se e come il servizio segreto russo fu partecipe della campagna.
Risibili sono gli argomenti tratti dagli archivi segreti della Cia e dalla corrispondenza dei Servizi segreti Usa. In caso di attacco comunista, si legge in un rapporto tratto da un incontro con De Lorenzo, i carabinieri reagirebbero con fermezza, e il presidente Segni ne è informato (e ci mancherebbe altro che non lo fosse). Peraltro l’intervento dei carabinieri è più sicuro e più affidabile di quello delle forze di polizia. Segue un lungo elenco di colpi di Stato temuti, o forse ipotizzati, a partire dal 1958, secondo abitudini che sono più o meno comuni a tutti i servizi segreti del mondo. Più interessante è il racconto di Guerzoni, per la serietà e la attendibilità del personaggio. Ma a far giustizia di tutte le ipotesi di complotto il racconto di Guerzoni sul nocciolo della crisi è contenuto in un articolo del Corriere della Sera ( 30 gennaio 2004 ) che riporto nel libro, dove narra che la soluzione della crisi fu determinata da un incontro tra Nenni e Moro non “improntato rozzamente al tintinnar di sciabole”, in cui i due affrontarono con realismo la situazione e decisero di continuare la collaborazione”. E il vero nocciolo della crisi, conclude, fu e resta la lettera di Colombo.
Questo è un piccolo pezzo di una lunga e complessa crisi sulla quale è stata stesa, anno dopo anno, una coltre sempre più fitta di mistificazioni e di menzogne. Nel libro ho cercato di smontare pezzo per pezzo questo castello accusatorio. Perciò resto più che mai convinto che è proprio con la falsa narrazione del ’64 che è iniziata una lunga trattazione che ha totalmente deformato la storia di tutto quel periodo. Sì, questa è proprio la più grande fake news della storia repubblicana.
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Gentile professor Segni, la ringrazio per la cortese attenzione. Dal momento che cita Aldo Moro le segnalo un suo lucido giudizio tratto dal memoriale dalla prigionia nel 1978 che condivido: “Il tentativo di colpo di stato nel ’64 ebbe certo le caratteristiche esterne di un intervento militare, secondo una determinata pianificazione propria dell’Arma dei carabinieri, ma finì per utilizzare questa strumentazione militare essenzialmente per portare a termine una pesante interferenza politica rivolta a bloccare o almeno fortemente dimensionare la politica di centro sinistra, ai primi momenti del suo svolgimento. Questo obiettivo politico era perseguito dal presidente della Repubblica On. Segni, che questa politica aveva timidamente accettato in connessione con l’obiettivo della Presidenza della Repubblica (…). L’apprestamento militare, caduto l’obiettivo politico che era quello perseguito, fu disdetto dallo stesso Capo dello Stato”.
m.g.