Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  aprile 13 Martedì calendario

Il Ramadan solitario dei musulmani d’Italia

«Dopo più di vent’anni in Italia, è la prima volta che dovrò passare il Ramadan lontana dai miei». A parlare è Sana El Gosairi: in tempi di Covid, i suoi genitori sono rimasti bloccati in Marocco per lo stop agli spostamenti che il Paese ha prorogato fino al 21 maggio.
Gli occhi dei musulmani d’Italia sono tutti puntati sulla luna. Siamo al nono mese del calendario lunare islamico, e l’attenzione non può che essere focalizzata sui tg o sulle comunicazioni degli Ulema, i sapienti islamici, che annunciano formalmente l’inizio del Ramadan. È arrivato! Ramadan Mubarak, Ramadan Karim.
Dalla Grande moschea di Roma, dopo una riunione con l’Inaf, arriva la notizia: la luna è stata avvistata. Gli auguri viaggiano con ogni mezzo disponibile, e i social aiutano in questo secondo anno del Covid, che obbligherà i musulmani a stravolgere riti e tradizioni secolari.
All’alba di oggi, per 1,6 miliardi di fedeli nel mondo, inizia il mese del digiuno e della spiritualità. Secondo la tradizione, fu proprio in questo mese che il messaggero di Allah, Muhammad, ricevette la rivelazione del Corano come guida verso la retta via e la salvezza.Nel Ramadan ci si dedica al digiuno, alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina. Tutti i musulmani sani e adulti hanno l’obbligo di digiunare dall’alba al tramonto, senza mangiare, bere, fumare né praticare sesso. Sono esentati i minorenni, i vecchi e i malati, le donne che allattano, sono incinte o hanno il ciclo.
In Italia, a seguire il Ramadan saranno oltre 2,5 milioni di musulmani, di prima e seconda generazione. A quelli provenienti dall’Africa, dall’Asia, dal Medio Oriente e dall’Europa dell’Est si aggiungono gli italiani convertiti che arricchiscono ancor di più la comunità islamica, multietnica ma anche e soprattutto sempre più italiana.
Se da una parte molti musulmani residenti in Italia, soprattutto pensionati, negli anni scorsi sceglievano di passare questo mese nel loro Paese di origine, a casa di Sana El Gosairi succedeva il contrario. I suoi genitori, residenti in Marocco, venivano in Italia apposta per passare il Ramadan con i figli, cercando di tenere vivo quel senso di famiglia e comunità che in questo mese è centrale. «Sono la sorella maggiore – dice Sana – e quest’anno proverò io a portare avanti la tradizione con i miei due fratelli, quando sarà possibile vederci in sicurezza. A mia figlia di 8 anni invece ho fatto il regalo di comprarle diversi libri in italiano sull’Islam e il Ramadan. Per me è importante e vedo molta curiosità anche da parte sua». Il marito di Sana è italiano: «Nonostante non segua il Ramadan, ha grande rispetto per noi e qualche volta ha provato anche a digiunare per solidarietà, anche se ha bevuto acqua – ride lei – e gli ho detto di lasciar perdere».
Per chi è straniero nel nostro Paese, e non ha qui moglie né parenti, sarà più difficile passare questo Ramadan, proprio per il senso di comunità che alle volte si riusciva a trovare in una sala di preghiera, in moschea o a casa di qualche amico: tutte possibilità che il Covid ha azzerato. Hamid Zariate, 38 anni, in Italia da quando ne aveva quattro, oggi è medico e imam. Lavora nella Asl di Biella. Ha quattro figli e una moglie, Amal, che ha iniziato i preparativi per il Ramadan già da una settimana. Perché parliamo di una tradizione di cui in famiglia sono soprattutto le donne a portare la bandiera, oltre che il peso; il Ramadan senza donne non è Ramadan, non solo perché a loro è affidata la riconsegna di pietanze e odori lontani, ma anche per la trasmissione di simboli, riti, consuetudini, e di un messaggio che si vuole tramandare ai figli attraverso il tempo.
«Ci sono alcu ni piatti – spiega Zariate – che in questo mese sulla tavola non possono mancare, e con tanto amore e l’aiuto di tutti noi siamo riusciti a preparare i dolci, per esempio Sfouf, Shebbakia, Briwat. Allo stesso tempo, nutriremo anche e soprattutto la nostra anima di spiritualità». Con il Covid, dice, anche quest’anno sarà difficile riunirsi nelle moschee. Ma «non è più un limite perché, grazie a Internet, riusciamo a organizzarci raggiungendo una platea anche maggiore. Certo, dispiace non poter pregare tutti insieme in moschea i Tarawih ( le preghiere aggiuntive alle cinque giornaliere che si fanno dopo l’ Iftar, il pasto di rottura del digiuno), ma non c’è alternativa. E io stesso consiglio ai miei fratelli musulmani di evitare assembramenti. Il messaggio dell’Islam potrà viaggiare lo stesso tra di noi attraverso il web. È un’opportunità formidabile, che ci ha permesso di arrivare anche a molti giovani».
Altri della comunità islamica non demordono e hanno ugualmente fatto richiesta alle prefetture per poter vivere quel momento in moschea con tutte le precauzioni necessarie. Ma è inutile sperarci troppo: oltre alla questione del distanziamento, ci sono i colori delle Regioni che cambiano in base alla pandemia, e il coprifuoco alle ore 22, che non combacia con l’orario del Tarawih; e non si potrà fare neppure l’ Iftar, che alcune moschee, come la Grande moschea di Roma, organizzavano per la comunità.
È un Ramadan, questo del 2021, che si sta strutturando soprattutto intorno al web: qui non solo la comunità musulmana vi si è rivolta per comprare cibi della tradizione difficili da trovare nel supermercato sotto casa, ma anche la spiritualità ha trovato una sua nuova dimensione. E c’è chi accoglierà questa ulteriore limitazione, e le privazioni che comporta in un mese così sacro e che mette tutti alla prova, come l’ennesimo sacrificio da abbracciare per avvicinarsi di più a Dio.