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 2021  aprile 13 Martedì calendario

A Notre-Dame è l’ora della resurrezione

Un nuovo cuore d’acciaio per Notre-Dame. Entrando nella cattedrale ferita dall’incendio si penetra oggi in una foresta di tubi che svettano fino al soffitto. A pochi giorni dal secondo anniversario del rogo che scoppiò il 15 aprile 2019 c’è un gran fermento nel cantiere sull’Ile de la Cité. Sul tetto è stata finalmente rimossa la gigantesca impalcatura che aveva bruciato e rischiava di provocare altri crolli. Un lavoro delicato e complesso durato mesi, ritardando il vero e proprio inizio della fase di ricostruzione. Sgombro da quell’ammasso di tubi anneriti dalle fiamme, il profilo della cattedrale ricorda quello di una volta, con le due torri maestose nel cielo di Parigi, se non fosse per la guglia voluta da Eugène Viollet- le-Duc nel 1859 che non c’è più.
«Anche quella tornerà, in modo identico a com’era prima», promette Jean-Louis Georgelin. Il generale settantenne è stato scelto da Emmanuel Macron per guidare i lavori che devono portare alla resurrezione di Notre- Dame per il 2024 quando ci sarà l’inaugurazione dei Giochi Olimpici nella capitale. Gli ultimi due anni sono stati costellati di imprevisti: tra problemi di sicurezza, rischio contaminazione da piombo e infine la pandemia che ha costretto a vari stop. Non sono mancate le polemiche tra i puristi che volevano ricostruire tutto secondo il disegno originale e i modernisti che sognavano di inserire un tocco più contemporaneo. «Con Notre-Dame tutto diventa straordinario», commenta Georgelin ormai rodato a giostrarsi tra critiche e intoppi. L’unica cosa che non manca sono i fondi: 833 milioni di euro raccolti con donazioni provenienti da 150 Paesi.
All’interno gli operai stanno ultimando la struttura metallica che permetterà di avvicinarsi al corpo di pietra della cattedrale, andando a curare piccole e grandi lesioni. La corazza d’acciaio, spiega il generale, servirà a pulire i muri dal piombo fuso dalla guglia. Anche se la fase di messa in sicurezza e preparazione è durata quasi due anni, alcuni piccoli restauri sono già cominciati. Le due cappelle San Ferdinando e Nostra Signora di Guadalupe sono state rifatte, e ora serviranno come progetto pilota. «Abbiamo avuto risultati molto soddisfacenti», commenta Georgelin che racconta come le statue del coro siano rimaste miracolosamente intatte. «L’altare allestito dal cardinale Lustiger è stato invece rovinato dalla caduta di detriti».
Il danno più serio riguarda il buco nella navata centrale. «È stato completamente pulito – spiega il generale – e ora stiamo costruendo un pavimento che ci permetterà di mettere un ombrello sopra questa parte del monumento per tenerlo riparato dall’acqua». Nei mesi scorsi sono state scelte le mille querceper il restauro della guglia, del transetto, delle campate adiacenti. Una parte degli alberi selezionati, alcuni vecchi di oltre due secoli, sono stati donati da aziende del settore. Il telaio del tetto sarà rifatto in legno, come nella pianta originale. «È un peccato non aver deciso di usare un materiale più moderno», dice Alexandre Gaby, professore di Storia e autore del saggio Notre- Dame de Paris, la fabrique d’un chef d’oeuvre. Gaby cita l’esempio di altre cattedrali danneggiate in passato e il cui tetto è stato ricostruito in ghisa come a Chartres o in cemento armato come a Reims.
Il cantiere per il restauro entrerà nel vivo quest’inverno. «Nel 2024 i lavori interni saranno finiti e la cattedrale potrà riaprire», assicura Georgelin, anche se probabilmente il cantiere esterno non sarà concluso. L’arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit, ha già organizzato un gruppo di esperti per riflettere sulle condizioni della riapertura. Prima dell’incendio, la cattedrale gotica accoglieva ogni anno 12 milioni di visitatori in condizioni non ottimali, con lunghe code sul sagrato e un percorso caotico. Gilles Drouin, membro del gruppo di lavoro diocesano, spiega che la priorità è mantenere la «cattedrale aperta a tutti». «Si tratta di evitare la sindrome della cattedrale di San Marco a Venezia – spiega Drouin – dove i cattolici celebrano il culto in uno spazio residuo. A Notre-Dame le messe si devono poter svolgere in mezzo ai visitatori, con loro e per loro».