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 2021  aprile 12 Lunedì calendario

Il caso della sindaca di Roma che non riconosce il Colosseo

Se il sindaco di Roma non riconosce il Colosseo è un problema? Tendenzialmente sì, ma è questione di prospettiva e di relatività: dipende da quanti altri danni ha fatto. In quest’ottica, la gaffe in cui è incappata ieri Virginia Raggi fa sorridere, ma è solo un peccato veniale al termine di un mandato disastroso. La classica pioggia sull’inondazione, o la ciliegina sulle lasagne, che sulla torta sarebbe pure buona. Eppure è bastata per far esplodere un caso politico fra 5 stelle e Pd.
Cosa è successo? La sindaca, per vantarsì un po’, ha rilanciato sui suoi canali social il video promozionale della Ryder Cup 2023, la sfida di golf tra Europa e Stati Uniti che nel 2015 è stata assegnata alla Città Eterna. Al netto del fatto che la Raggi non ha alcun merito, essendo al Campidoglio dal 2016, il problema è che – dopo alcune suggestive immagini del Vittoriano – la clip mostra un anfiteatro romano. Bellissimo, integro (indizio...), circondato da abitazioni eleganti. Peccato solo che non sia il Colosseo, ma l’Arena di Nîmes.
Dell’errore si è accorto per primo il deputato renziano Luciano Nobili, subito seguito a ruota da esponenti Pd, anche ai massimi vertici. «Neanche alle elementari farebbero errori così», «non può ricandidarsi», «resisti Roma, è quasi finita»: il fuoco amico dei presunti alleati è un plotone di esecuzione e la sindaca finisce lapidata sulla pubblica piazza come un Toninelli qualsiasi alle prese col tunnel del Brennero.
Posto che a dirla tutta la Ryder Cup si terrà a Guidonia, il caso è assai divertente. Da un lato dimostra che la sindaca si circonda di collaboratori incapaci (è intellettualmente disonesto incolparla per uno scivolone di chissà quale media-manager, ma i manager e li sceglie comunque lei). Dall’altro apre uno squarcio sulla reale natura dell’alleanza fra Pd e M5s, uniti per interesse ma pronti a pugnalarsi a vicenda.
E così, mentre già i romani si dicono pronti a cedere il Colosseo alla cittadina francese a patto che si prenda anche le centinaia di buche «made in Raggi», ci ritroviamo nel ruolo per noi inedito di difensori della sindaca. La quale in 5 anni non ne ha azzeccata mezza e ora finisce crocefissa per un fotogramma, quando bastava chiedere a qualsiasi fotografo romano per averne di più scandalosi. Dalle strade dissestate ai rifiuti, dai campi rom alla metro da terzo mondo, di motivi per non ricandidarla ce n’erano a decine. Cercare di farla fuori aggrappandosi all’analisi comparata della panoramica di un anfiteatro del I secolo è proprio da snob ipocriti. In questo senso, è proprio di sinistra.