il Fatto Quotidiano, 12 aprile 2021
Le pagelle di Ottavia Piccolo
Ottavia Piccolo può giudicare chi desidera. “Lei mi dia una lista e io timbro la nota caratteriale di chiunque”.
Le sottopongo i nomi. Però niente teatro, cinema o televisione così eliminiamo il disagio.
Ci sto.
È ferrata in politica?
Due telegiornali per la stretta attualità e tre giornali (di carta) per l’approfondimento. Sa, apro i giornali e leggo. Come si faceva nel secolo scorso. Non mi sento coinvolta dai talk show, non frequento i social ché poi perdo tempo.
Eppure avrebbe tempo. La pandemia ci restituisce al sofà.
Sono stata fortunatissima perché in questo periodo disgraziato ho lavorato e pure parecchio. Un film, un documentario, il teatro, seppure nella finestra estiva, quei due mesi di mezza felicità che abbiamo trascorso. Tanti colleghi, penso ai più giovani, vivono una condizione terribile.
Passiamo al pagellone. Lo preferisce per scala gerarchica o in ordine alfabetico?
Faccia come crede.
Iniziamo dalla A di Domenico Arcuri, l’ex commissario.
Non do giudizi sulle colleghe.
Beh, questo personaggio di sicuro le è più familiare. “L’Italia è il Paese che amo”: Silvio Berlusconi, forever young.
Su Berlusconi non ci si può esprimere perché lui si fa ricoverare prima.
È il turno di Giuseppe Conte. Il BisConte, come lo chiama Giuliano Ferrara.
Sappiamo che aveva in tasca il santino di Padre Pio. A quanto pare non gli è servito per far durare il “Conte 2”. Vediamo se verrà buono per un futuro “Conte 3”.
Una donna che stima moltissimo.
Due donne: una senior, Liliana Segre; una junior, Michela Murgia.
Una donna che non stima affatto.
Kim Yo-Jong, la più importante sorella della Corea del Nord.
Passiamo all’uomo dei miracoli, Mario Draghi.
È lui il santino che stava in tasca alla gente che conta, anche se per ora miracoli non ce ne sono stati e, salvo restituire il corretto significato a parole come “dittatore”, non sappiamo se abbia già fatto “tutto quello che si poteva”.
I Ferragnez (cioe Fedez e Ferragni) fanno un po’ di tutto: spettacolo, business, ultimamente anche politica.
Coppia illustre (lui molto illustrato) trascinata nella polvere (per qualche atteggiamento “ganassa”) e poi sugli altari (l’Ambrogino d’oro conferito dal comune di Milano). Ma intelligenti, stimabili e gran lavoratori. Anche se molti non capiscono di che lavoro si tratti.
Lei è commendatore della Repubblica, fu Ciampi a insignirla dell’onorificenza. Si ritrova davanti e all’improvviso il generale Francesco Paolo Figliuolo, il capo di tutti i vaccinatori d’Italia. Scappa o resiste?
Sono figlia di militare, quindi il mio istinto è quello di scattare sull’attenti. E tuttavia non mi fa stare del tutto tranquilla che un esperto di logistica abbia problemi a gestire nello stesso tempo due elastici di mascherina e due orecchie.
E di Enrico Letta cosa dice?
Vent’anni fa, prima dei girotondi, un movimentino (“Permanoperlademocrazia”: gente varia, docenti, manager, giornalisti, attrici eccetera) guardava a Letta come all’ideale giovane premier. Vent’anni dopo, che peccato che non sia più la voce del Vaso degli Esteri a “Propaganda Live”!
Siamo alla M. M come Mattarella!
Io mi considero nipotina di Pertini, figlia di Ciampi, ma Mattarella me lo terrei stretto anche oltre la scadenza, soprattutto visto il profilo di certi aspiranti al Colle…
E poi c’è la “R” di Matteo Renzi.
Potrebbe essere mio figlio. Ma per fortuna mio figlio è molto diverso da lui.
Il secondo Matteo, Salvini.
Bei tempi quando si andava al Savini in Galleria dopo la Prima alla Scala… Il famoso risotto giallo. Non ne so più niente, non vivo più a Milano.
Le pagelle sono terminate.
Finito già?