il Fatto Quotidiano, 12 aprile 2021
Non sarà Conte a dare l’addio a Rousseau
“Non posso intervenire io su un rapporto consolidato negli anni”. Adesso Giuseppe Conte lo dice chiaro ai deputati 5 Stelle: non sarà lui a gestire la grana del divorzio tra il Movimento e Rousseau, l’associazione che reclama fior di milioni dagli eletti e che da mesi parla e ragiona da corpo esterno rispetto alla nuova direzione presa dalla creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Tanto che lo scontro è ormai quotidiano, come dimostra lo scambio di colpi bassi di ieri tra Davide Casaleggio e i big del Movimento.
Dei termini della separazione, però, Conte ritiene di non doversi occupare. L’ex premier partecipa da poco alle dinamiche interne del Movimento e non crede sia opportuno insediarsi da leader mettendo la faccia su una rottura storica, le cui ragioni nascono in tutt’altra èra politica: “Aspetto che il Movimento chiarisca con Rousseau – spiega Conte ieri ai deputati grillini riuniti via Zoom –, io sono l’ultimo arrivato e non posso intervenire in un rapporto consolidato negli anni”. Anche se, secondo l’ex presidente del Consiglio, al di là dei modi, la rotta è tracciata: “È fondamentale garantire la modalità di partecipazione ad un ampio numero di partecipanti. La democrazia digitale presuppone assoluta trasparenza. Il voto online può essere demandato a una società esterna, ma tutto deve essere gestito dal Movimento, a cominciare dalla formazione”. Tradotto: l’idea di affidarsi a un contratto di servizio con una azienda esterna resta la via maestra, perché il nuovo M5S non rinnegherà l’importanza della partecipazione, la cui relazione – anche economica – col Movimento non potrà però perpetuare le ambiguità e i malumori interni deflagrati in questi anni.
Che il divorzio non sia materia semplice, però, è chiaro a tutti. Soprattutto se ad occuparsene dovrà essere chi da settimane non si risparmia accuse reciproche, anche personali. E così a Mezz’ora in più su Rai Tre, Davide Casaleggio dimostra di non avere alcuna voglia di farsi da parte alla leggera: “Pare che ci sia un tentativo di mettere in difficoltà finanziaria Rousseau ponendo sul tavolo alcune regole fondamentali del Movimento 5 Stelle, come il limite ai due mandati o la democrazia diretta. A pensare male si fa peccato, ma, come diceva Andreotti…”.
L’aforisma è tronco, ma tanto basta a Vito Crimi per replicare stizzito durante l’assemblea coi parlamentari, quando definisce “false, diffamatorie e misere” le accuse del guru dell’Associazione. Anche perché, ricorda Crimi, “i portavoce del Movimento hanno versato oltre 3 milioni e mezzo per la piattaforma”. Mentre altri “7,4 milioni sono bloccati nel conto corrente delle restituzioni – è la versione del capogruppo alla Camera Davide Crippa – perché Rousseau non ci fa votare”.
E poco importa da quelle parti se Casaleggio boccia “la trasformazione in partito” e rivendica che anche suo padre “riteneva necessario avere un’organizzazione indipendente dalla politica” per gestire la parte informatica. Sulla direzione politica, Conte tira dritto: “Movimento o partito? A noi le classificazioni non importano un fico secco, ma dobbiamo organizzarci e strutturarci bene partendo dai territori”. Un vecchio mantra, quello della ripartenza dai territori, che però finora ha sempre mancato di una struttura in grado di fare da raccordo tra gli attivisti locali e i vertici nazionali. Missione per la quale si sono rivelati insufficienti anche i famosi “facilitatori” lanciati a fine 2019 dopo le delusioni elettorali nelle Regioni.
Ora Conte, che invita i suoi a dargli del tu e lancia un indirizzo mail per “spunti, idee e proposte” riguardo alla nuova fase politica, spera che la riorganizzazione delle cariche aiuti il dialogo. Purché, come sottolinea il deputato Francesco D’Uva, “ci sia chirezza sui ruoli” e ci si basi “sul merito, non sulla meritocrazia”. Il tutto, però, secondo Conte avrà significato soltanto con la definizione di una identità precisa del M5S: “Se vogliamo rifondare l’azione del Movimento, è fondamentale definire chi siamo e sarà essenziale una carta dei principi e dei valori. Sarà la premessa indispensabile per poter partecipare e aderire al Movimento”. Ed evitare fraintendimenti sul suo posizionamento, causa dello scontro con decine di eletti durante questa legislatura: “Sulla politica migratoria siamo accoglienti o contro le Ong? – brutalizza l’onorevole Conny Giordano – Sui diritti civili siamo a favore delle adozioni e delle unioni gay o ancora non lo sappiamo?”.