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 2021  aprile 11 Domenica calendario

Biografia di Mara Sattei

Non ha ancora un profilo Wikipedia. «Forse è ancora presto, non ho ancora pubblicato un album». Intanto ha già piazzato la sua voce e la sua firma su hit da doppio disco di platino come «Altalene» del progetto Bloody Vinyl con Coez e «Spigoli» con Carl Brave. Mara Sattei è la scommessa del nuovo pop italiano e si gioca la prima carta importante della sua carriera con «Scusa», brano uscito venerdì e prodotto dal fratello tha Supreme, il trapper cartoon, genietto rivoluzionario e titolare del disco più venduto in Italia del 2019. «È nata una mattina in cui sentivo l’ispirazione per scrivere una canzone d’amore. Il titolo è una parola che ho usato spesso nelle mie canzoni... si vede che ho la necessità di chiedere scusa alle persone. È una parola difficile da dire, io ho imparato col tempo. L’ho usata per chiudere delle porte, ma allo stesso tempo si sono aperte nuove situazioni», racconta. 
Mara Sattei è il nome d’arte, costruito scambiando le iniziali anagrafiche, Sara Mattei. «Lo usavo per un profilo Facebook per pochi amici stretti e l’ho adottato quando ho ripreso in mano il mio percorso artistico». Agli esordi era Sara Mattei: video postati su YouTube con cover rap e la partecipazione ad Amici nel 2013-14: «Avevo 18 anni, è stato difficile ma formativo: ho lavorato con professionisti di livello, pure con Fiorella Mannoia. Un’esperienza che rifarei. Una volta uscita però è stato come frenare di colpo mentre stai andando a 100 all’ora». 
E così Mara si è presa una pausa, un anno a Londra per schiarirsi le idee: «Lì ho fatto i conti con la solitudine e ho ripreso a scrivere canzoni, sia da sola che a distanza con mio fratello». La musica è sempre girata in casa: «Non per professione, ma mamma ha cantato per 20 anni in un coro gospel e mio zio fa produzioni elettroniche». A 12 anni le regalano una videocamera a cassette e inizia a riprendersi mentre canta. «Siamo una famiglia protestante ed ero nel coro della chiesa. A scuola ero quella che voleva fare l’artista, volevo trovare il mio posto in quel mondo». Le pagelle andavano bene e i genitori appoggiavano la sua inclinazione artistica. E quando dalla cameretta di fianco, quella del fratellino Davide, è iniziata a uscire musica «abbiamo iniziato a collaborare: lui a 8-10 anni suonava la chitarra e mi accompagnava, anche se certe cose che facevo non erano di suo gusto». Sono coppia fissa. «Ci compensiamo su ogni fronte, il nostro è uno scambio continuo, sia di confidenze che artistico». Condividono casa. «L’anno scorso abbiamo traslocato a Milano. Abbiamo passato insieme il lockdown: c’era paura per quello che poteva accadere alla nostra famiglia a Fiumicino, ma è stato anche un periodo supercreativo». 
Occhi chiari, una spruzzata di biondo nei capelli, lineamenti eleganti, come lo stile del guardaroba più da abito e spolverino color pastello che da tutona fluo: «Ho sempre avuto una passione per la corona britannica e sin da piccola ho studiato lady Diana, un’icona di stile». Sente la pressione di «essere un punto di riferimento per i coetanei, lo vedo dai messaggi che mi mandano». Sul catcalling, i commenti in pubblico non sollecitati, ha le idee chiare: «L’ho vissuto anche io e ti senti carne da macello. Tutte noi dovremmo essere libere di vestirci come vogliamo, senza sentirci gli occhi addosso e senza dover accelerare il passo o fare una finta telefonata per paura quando torni a casa la sera».