il Fatto Quotidiano, 11 aprile 2021
Da Merkel a Michel, l’arte di chiedere scusa
“C’è gente che riesce a scusarsi in maniera tanto convincente e simpatica da conquistarsi l’amicizia e l’affetto dell’offeso… Alla fine ti accorgerai che sapersi scusare è il segreto del saper vivere, dell’amicizia e anche del successo sociale (ma, naturalmente, devi saperti aiutare con molta sincerità)”.
Biagio Vinella, “L’Arte di chiedere scusa”
Festeggiamo, ieri, sabato 10 aprile come il Giorno delle Scuse. A cominciare da quelle di Charles Michel, il frastornato presidente del Consiglio europeo che fa mea culpa per non aver ceduto la propria sedia a Ursula von der Leyen durante l’incontro con il “dittatore” Erdogan. Ha confessato al “Sole 24 Ore”: “Mi dispiace per l’accaduto, ho già espresso il mio rincrescimento alla signora Von der Leyen e a tutte le donne, vi assicuro che da allora non dormo bene la notte e che nella testa ho riavvolto il film dell’episodio decine di volte”. Giudizio: abbastanza sincero (la notte insonne) ma per quel sorriso un po’ coglione mentre se ne sta lì impoltronato non ci sono scuse. Poi tocca a Nicola Gratteri, che ha firmato la prefazione del libro negazionista “Strage di Stato: le verità nascoste della Covid-19”. Intervistato da “Repubblica”, ammette: “Ho fatto un doppio errore, di eccesso di affidamento e di generosità mal riposta”. Giudizio: doveva dirlo prima, ma meglio tardi che mai. Sconto di pena per la pratica, diffusissima, di apporre prefazioni a volumi manco sfogliati. Imperdonabile, invece, aver comunque consentito che il libercolo scalasse le classifiche dei più venduti. Assai apprezzate, dall’autore di questa rubrica, le sentite scuse a Paulo Fonseca da parte di Ivan Zazzaroni, direttore del “Corriere dello Sport”. Giornale che aveva scritto di una vera e propria rivolta dello spogliatoio contro l’allenatore della Roma, sabato, dopo il pareggio con il Sassuolo e alla vigilia della partita con l’Ajax: “Il clima domenica non era dei migliori ma l’unico scontro verbale che in effetti è avvenuto riguardava un ‘rumoroso’ disaccordo su una punizione nella partitella di allenamento”. Giudizio: bene la “stima dell’uomo Fonseca” (che ha vivacemente protestato per quelle “bugie”) e il riconoscimento dell’“errore”. Parole che (da collega a collega) vogliamo fortemente credere sarebbero state le stesse pure se la Roma fosse tornata da Amsterdam non sulle ali di un’epica vittoria ma gravata da una sonante sconfitta. Detto che i due Matteo (Renzi&Salvini), affetti dalla sindrome di Fonzie (“Happy Days”), non sarebbero mai capaci di dire: mi dispiace (anzi, davanti a qualunque figura di cacca amano beatamente ribadire che rifarebbero tutto ciò che hanno fatto), torniamo all’uso “convincente e simpatico” delle scuse. Infatti, siamo convinti che alla prima occasione utile, il presidente Mario Draghi saprà trovare le espressioni più acconce per scusarsi con la categoria degli psicologi (di qualunque età). Per averli ingiustamente accusati di vaccinarsi saltando la lista, lasciando esposti i più anziani e fragili quando era stato proprio il suo governo a obbligarli a farlo. Basta che dica due semplici parole, ho sbagliato, per accreditarsi degnamente alla guida dell’Europa al posto di Angela Merkel, che da grande premier qual è, ha chiesto scusa ai tedeschi (“mio errore”) per aver proclamato a Pasqua un lockdown che non era necessario.