la Repubblica, 11 aprile 2021
Il principe Filippo e l’Italia
«Abbiamo messo a letto il presidente!» Comunicandolo al gruppetto di ospiti a lui sconosciuti che stavano bevendo un caffè in piedi nel fumoir, al termine di un banchetto di gala a Buckingham Palace, il principe Filippo si fregava le mani soddisfatto come qualcuno che intende: la parte cerimoniale dell’evento è finita, adesso possiamo finalmente spassarcela.
Il presidente da lui accompagnato a dormire era Carlo Azeglio Ciampi, in visita di stato in Gran Bretagna con la moglie, signora Franca. La cena, per la quale avevo ricevuto un invito come corrispondente di Repubblica, era stata lunga, interrotta dai brindisi del nostro presidente della Repubblica e della regina Elisabetta al centro di un immenso tavolo a forma di ferro di cavallo. Dopo mangiato, mentre mescolavo lo zucchero nel caffè, alle mie spalle sopraggiunsero la sovrana e il marito. Elisabetta domandò se mi fosse piaciuta la serata, mentre il principe, allegro come un giovanotto di 83 anni in libera uscita (Ciampi ne aveva soltanto due di più, ma evidentemente lui al confronto si sentiva un ragazzino), rimase a conversare amabilmente con gli invitati italiani. Appreso di trovarsi davanti un ex corrispondente da Mosca, diede via libera alle reminiscenze «Andai in Russia per la prima volta nel 1973, ai tempi di Breznev», ci raccontò. «Ero presidente della Federazione Internazionale Equestre e mia figlia Anna partecipava a un concorso ippico. Mi sono divertito un mondo».
In una lunga vita accanto a Sua Maestà, il duca di Edimburgo ha avuto tanti incontri ravvicinati con l’Italia e i suoi rappresentanti. I primi piuttosto tesi: quando durante la Seconda guerra mondiale servì come ufficiale su un’unità della Marina britannica, si ritrovò impegnato in una battaglia contro due navi militari italiane nel Mediterraneo. Poi, nel 1943, partecipò con le forze alleate allo sbarco in Sicilia. Una quindicina d’anni più tardi tornò in Italia come principe consorte, per una visita a Torino, in occasione dell’Expo del 1961: incontrò Gianni Agnelli, dimostrando il suo noto interesse per l’ingegneria e l’innovazione.
Naturalmente anche con il nostro Paese non poteva mancare una delle sue gaffe: nel 2000, a una cena a Roma, il presidente del Consiglio Giuliano Amato gli offrì un calice di vino pregiatissimo. «Grazie, ma preferirei una birra», la sua risposta da inglese. E sulla penisola aveva un amico: Fulco Pratesi, il fondatore del Wwf Italia, con il quale condivise l’impegno per la protezione della natura. «Facemmo un’escursione insieme nel Parco Nazionale d’Abruzzo», ricorda Pratesi. «Con Filippo c’era solo un uomo del suo staff. Dopo una lunga arrampicata, riuscimmo a vedere due orsi marsicani, che lui fotografò personalmente con grande entusiasmo. Amava molto gli animali. Se un giorno scomparisse il Colosseo, mi disse una volta, potremmo ricostruirlo sulla base di disegni, quadri, fotografie. Ma se scomparirà il rinoceronte indiano, non lo riavremo mai più».