Robinson, 10 aprile 2021
In cerca di trasgressioni
Anni fa, sulla Riviera adriatica, trascorsi una nottata in compagnia di una strana coppia: lei era una nota attrice del porno, lui il marito e agente. Insieme dall’adolescenza, avevano vissuto a lungo in India prima di scoprirsi questa vocazione. Erano popolari in qualunque locale andassimo: lei ballava su cubi e tavoli, lui spariva negli anfratti e ne tornava stravolto, perfino schizzato di sangue. All’alba, tra file di reduci della notte, ci congedammo sul lungomare. Ero esausto, mi sembrava di aver assistito a un livello estremo di trasgressione e avventura. Lui mi guardò perplesso e disse: «Trasgressione è quella di mia madre che a quest’ora si alza per andare a messa. E l’avventura si vive dentro».Il tempo gli avrebbe dato ragione. La mamma di quel tizio, nel frattempo divorziato, sta sicuramente conoscendo l’esperienza dei nuovi avventurieri contemporanei: quelli della terza età. Non a caso per ravvivare le vicende di Indiana Jones hanno messo in scena il padre. Gli ottuagenari conoscono il prezzo e lo sprezzo del pericolo.La loro quotidianità è l’autentica sfida. Fanno lo slalom tra malattie, solitudine e tentativi di truffe e aggressioni. Si aggirano in esotica compagnia. Prolungano il tempo della vita oltre i limiti delle generazioni passate. L’avventura non è più qualcosa da andare a cercare lontano, ti arriva a domicilio come la pizza.Non capii di avere incontrato un simbolo del cambiamento il giorno in cui mi imbattei, a Filadelfia, nel detective Di Benedetto.Lavorava per il procuratore distrettuale.Aveva un ufficio al settimo piano e non se ne allontanava mai. Dava la caccia ai ricercati, gente fuggita nei posti più remoti. Li inseguiva utilizzando tracce digitali, piste ricavate dalle documentazioni. Non aveva mai visto il Borneo o l’Estremadura, ma metteva un dito sul mappamondo e là faceva arrestare qualcuno. Era il Salgari dell’investigazione. L’avessero mandato in missione si sarebbe perso.E questi saremo noi che amavamo l’ignoto quando ci ridaranno il passaporto, la pistola e il distintivo: smarriti alla partenza.Per un lungo periodo la trasgressione è stata uscire a fare la spesa senza la giustificazione, i cattivi erano quelli a volto scoperto e la notte un pianeta deserto. Non ci appartiene più la mitologia dell’inviato speciale con la valigia sempre pronta sotto il letto, né l’automatismo con cui componevamo il puzzle del bagaglio a mano per ogni soluzione. Retrocessi nei programmi fedeltà delle compagnie aeree, con tutti i visti scaduti e la confidenza azzerata, saremo come Zaniolo al rientro dal lungo infortunio: titubanti al primo contrasto.L’avventura è, alla fine, ciò che ci spinge al di fuori della comfort zone, oltre l’ordinarietà, ma ben poco è rimasto da esplorare. Era finita ben prima della pandemia: sepolta come l’arca perduta. Di che cosa stavamo ancora parlando se durante l’ascensione all’Everest si trovano tracce di picnic e le spedizioni nello spazio sono diventate il passatempo di miliardari annoiati? Sono arrivato nel centro della Groenlandia e ci ho trovato Totò: un turco nella roulotte che faceva la pizza «come a Napoli». A Cap L’Agulhas, nel punto più meridionale dell’Africa, mi è venuto incontro un tipo con una maglietta lilla e la scritta “Odio il brodo”, quella che indossava la curva della Fortitudo ai derby di Basket City contro la Virtus sponsorizzata Knorr, quando ero più giovane e consideravo la Fossa dei leoni un gruppo di tifosi e non la meta di un safari fotografico.Conosco un ergastolano, tornato in libertà dopo ventisei anni. Nega la responsabilità del duplice omicidio che gli hanno attribuito, ma riconosce di aver trafficato droga e riciclato denaro sporco tra Asia, Sudamerica e Lussemburgo, di aver rapinato un paio di banche e lo stesso supermercato due volte. Tutto cominciò mentre correva in moto, battendosela con Luchinelli. In prigione si è laureato in ingegneria, ora ha un lavoro regolare e una convinzione: questa è la vita più complicata, spesso perfino la più rischiosa.La fiction ce lo conferma: qualunque personaggio incontra gli ostacoli maggiori dentro casa. Il terminale professore di chimica di Breaking Bad non ha difficoltà a trattare con i criminali e neppure a eliminarli, ne ha molte di più quando deve affrontare la moglie o separarsi da lei. Non è un caso che per la figura dell’arcinemico abbiano scelto il cognato. Tra gli effetti collaterali del declino dell’avventura va annoverata l’autofiction letteraria. La Lotta di Knausgard (l’antipode di Wilbur Smith) è l’equivalente contemporaneo di Viaggio allucinante, il film in cui un equipaggio in un sottomarino miniaturizzato naviga all’interno di un corpo umano, con la differenza che viaggiatore e percorso coincidono. Lo specchio ha preso il posto dell’atlante. Se nessun luogo è lontano, come sosteneva Richard Bach, tanto vale camminare intorno a casa, rispettando i dpcm.La fine della clausura sarà una grande occasione: ci restituirà la pista d’atletica, ma non sgombra. Sarà come quella preparata per i tremila siepi: ogni quattro passi una difficoltà da scavalcare. L’aeroporto come una barriera, ogni confine un fossato. Forse era quel che ci serviva per ritrovare il ritmo e non perderci nella velocità tritatutto, per riassaporare il gusto dell’incerto e non credere di sapere come andrà a finire. Bene? Male? Lo scopriremo solo leggendo(ci).