la Repubblica, 10 aprile 2021
La tassa unica di Joe Biden
Zio Joe contro le figlie predilette dello Zio Sam. La mossa a sorpresa di Joe Biden sulla tassazione globale delle aziende è un attacco indiretto a Apple, Facebook, Google e le altre grandi della tecnologia Usa ma anche un’ audace scommessa politica che potrebbe caratterizzare la sua presidenza nel bene o nel male.
L’iniziativa di Biden, rivelata dal Financial Times, getta luce su un altro volto del leader Usa. Accanto ad Uncle Joe, il benevolo zio che vuole riconciliare l’America con se stessa e il mondo dopo gli anni bui di Trump, c’è Political Joe, una figura quasi andreottiana che si aggira nelle stanze del potere da mezzo secolo e sa come ottenere ciò che vuole.
Alla base dell’ultimo colpo di Political Joe c’è l’idea rivoluzionaria che le più grandi multinazionali paghino tasse calcolate in base a quanto fatturano in ogni paese. Dico rivoluzionaria perché, al momento, Apple e compagnia pagano tasse in base a dove sono domiciliate che, guarda caso, è sempre in Paesi con imposte basse (nell’Unione Europa, sono spesso Irlanda e Paesi Bassi) anche se vendono iPhone, computer e pubblicità altrove.
L’altro tassello chiave del piano-Biden – che è stato mandato ai 135 Paesi che stanno negoziando il futuro delle tasse mondiali all’Organizzazione per la Cooperazione e Sviluppo economico a Parigi – è l’introduzione di un’aliquota minima del 21% per imprese in tutto il mondo. L’obiettivo è chiaro: mettere fine alla “corsa al ribasso” nella tassazione che ha portato alla proliferazione di paradisi fiscali.
Il bello della proposta – come in tutti i grandi compromessi politici – è che ci guadagnano un po’ tutti, o almeno tutti quelli che contano.
Per gli europei, la possibilità di far pagare le tasse agli odiati giganti della tecnologia è un’occasione da non perdere sia dal punto di vista fiscale che da quello elettorale. E l’aliquota minima non dovrebbe creare complicazioni all’Ue, visto che quasi tutti i membri di peso (Italia compresa) sono già intorno o al di sopra del 21%. I Paesi, come il nostro, che hanno minacciato una digital tax dovranno abbandonare l’idea, ma poco importa se alla fine Big Tech paga più tasse.
La Cina e il resto dell’Asia non si opporranno perché vogliono aiutare l’industria tecnologica locale e perché bramano un pezzo dei 240 miliardi di dollari di imposte che dovrebbero essere generate dalle nuove regole.
La scelta dell’Ocse come forum di discussione del progetto è un altro esempio delle acute antenne politiche di Biden.
Mario Draghi, presidente di turno del G-20, ha già dichiarato di essere a favore di una tassa minima sulle aziende e promesso di arrivare ad un accordo globale prima dell’estate, quindi il piano americano arriva al momento giusto. E una soluzione a livello Ocse-G 20 renderebbe molto difficile qualsiasi tentativo dei dissidenti europei (Irlanda, Olanda, forse Cipro) di bloccare l’approvazione delle nuove regole da parte dell’Ue.
Ma il vero vincitore in tutto ciò sarebbe proprio Uncle Joe. La grande scommessa dell’amministrazione Biden è un programma di spesa di 2.000 miliardi di dollari su infrastrutture, energia pulita e industria manifatturiera.
È il New Deal della nostra era che potrebbe, per rubare lo slogan di Trump, “rendere grande l’America”, ma, come il programma di Franklin D. Roosevelt negli anni ‘30, dovrà essere pagato con imposte più salate: $2.500 miliardi di tasse in più per aziende e cittadini nei prossimi 15 anni, per essere precisi.
A prima vista si tratta di un suicidio politico, soprattutto in un Paese così avverso alla spesa pubblica come gli Usa. Le critiche della destra repubblicana sono già a livelli assordanti, la lobby delle aziende minaccia di esportare know-how e impianti,e l’ala moderata del partito democratico ha paura che un piano del genere porti a pesanti sconfitte alle urne.
A meno che… A meno che Biden riesca a convincere il resto del mondo a non correre al ribasso sulle tasse, i “suoi” democratici che l’investimento nel futuro dell’America vale posti di lavoro e quindi voti, e i repubblicani che una “pace internazionale” sulle tasse aiuterebbe il Big Business americano.L’ultima parte è senz’altro la più difficile, soprattutto se la potentissima lobby di Silicon Valley si allea con i repubblicani, ma una delle caratteristiche lampanti di Joe Biden è che non è nato ieri. Sottovalutate Uncle Joe a vostro rischio e pericolo.