la Repubblica, 10 aprile 2021
Un’altro ritratto di Filippo
Tutto sommato non è che abbia poi avuto una gran vita questo duca dalla lunga esistenza, marchiato da una secondarietà insuperabile, più un passo indietro che a fianco della sua signora, la sua autorevolezza in apparenza limitata alla statura, alle eleganti divise militari e a una foresta di medaglie, con figli problematici e nuore noiose; e soprattutto, morto il suocero e il trono passato alla sua sposa, si ritrovò nel letto non più una ragazza molto carina, molto innamorata, molto allegra, ma una Regina, subito, a 25 anni tutta presa dal suo nuovo ruolo e molto attenta a non dimenticarlo mai: tanto che come richiedeva il protocollo di palazzo, a Filippo ed Elisabetta furono assegnate due camere da letto, e lui, a causa del via vai dei valletti, fu costretto a indossare il pigiama rinunciando alla cara abitudine di starsene nudo.Tra due mesi, il 10 giugno, Filippo d’Edimburgo avrebbe compiuto 100 anni, ma ormai da tempo non stava bene, come provano le ultime inutili crudeli foto. Erano già pronti i festeggiamenti per i 95 anni della Regina il prossimo 21 aprile, molto limitati dalla pandemia e i giorni di lutto potrebbero cancellarli del tutto. E forse sarà problematico anche immaginare il Giubileo di Diamante, i settant’anni di regno dell’anno prossimo. Come reagirà Elisabetta da questa separazione definitiva da un uomo su cui comunque ha potuto contare per 74 anni, in tempesta e in pace, in amore e in rancore, separati e insieme, come genitori e nonni forse non esemplari, nell’obbligata condivisione di errori, tragedie, umiliazioni, perdite, crudeltà, familiari e nazionali?Forse con la solita forza che l’ha sempre sostenuta anche nei momenti più drammatici, forse liberandola dal suo ferreo senso del dovere, accettando la debolezza degli anni e della solitudine e affidando quindi all’erede Carlo il buio destino della monarchia in una impoverita Inghilterra.Si conosce la storia, quasi una fiaba con protagonista un cenerentolo, di un giovanotto di gran bell’aspetto, ma senza un soldo, la cui massima virtù, oltre il saper raccontare barzellette, era quella di fare impazzire le signore. Ma anche di avere uno zio, lo zio Dickie, cugino di re Giorgio VI, che sognava di dare più lustro alla sua casata, la tedesca Battenberg diventata l’inglese Mountbatten, inserendola tra i Windsor. Quinto e ultimo figlio del principe Andrea di Grecia e di Alice di Battenberg pronipote della regina Vittoria, sangue reale, ma niente soldi, infante durante la guerra greco turca, vinta dai turchi di Ataturk e il babbo fascinoso e condannato a morte, poi salvato dai parenti inglesi, fuggito dalla famiglia per inseguire una riccona, mamma che apre un negozietto a Parigi poi cade in depressione e si fa suora di un ordine da lei inventato (l’abbiamo vista in The Crown ).Il vivace ragazzino passa nei castelli tedeschi dove vivono le sorelle sposate e aristocratici, studia con un professore ebreo che il nazismo obbliga a fuggire in Scozia e lui lo segue nel collegio dove poi il povero Carlo sarà infelice. L’adolescente Filippo ormai plurilingue e sempre più atletico completa la sua educazione nel castello dello zio George Mountbatten, fratello maggiore di Dickie. È una educazione particolare che poi lo aiuterà molto nella vita di relazione e può darsi anche nella seduzione della futura regina. Quella dello zio è una famiglia sfrenatamente sporcacciona, la moglie di zio George è una donna fatale, lesbica dichiarata, amante della cognata moglie ricchissima di Dickie e di notoria bisessualità e di un’altra miliardaria, Gloria Vanderbilt, un terzetto che finisce in tribunale su denuncia del signor Vanderbilt. Non si sa però se il giovane ospite abbia avuto accesso alla biblioteca pornografica dello zio, una delle più vaste d’Europa come racconta Antonio Capranica in Intramontabile Elisabetta.Ai Windsor questo giovanotto così spigliato e non inglese (ma anche il marito della Regina Vittoria era tedesco e squattrinato) non pare assolutamente adatto, con la sua fama di seduttore, a far felice la giovane erede al trono, la corte lo disdegna, la stampa pure, al governo in quel momento il laburista premier Attlee sconsiglia. Piace invece alla bisnonna, la regina Anna, e la principessa è comunque irremovibile. La guerra è finita, l’Inghilterra ha vinto, ma è distrutta dai sacrifici e sta perdendo l’Impero, pochi mesi prima l’India è diventata indipendente. Alla fine le nozze saranno celebrate tenendo conto sia del desiderio di festa della nazione che della necessaria austerità: l’abito della sposa davvero bellissimo avrà 10mila perle, ma sarà confezionato con la tessera annonaria perché il razionamento durerà sino al 1952.Secondo la corte, il duca fa subito il suo dovere, come dicono, mettendo incinta la sposa, ma non passa molto che lo sposo ricomincia ad accettare avventure che gli impongono bellissime signore di altissimo lignaggio, persino parenti dei Windsor. Si potrebbe chiudere un occhio, ma in famiglia, raccontano terrorizzati i tanti dipendenti, il duca è sempre arrabbiato, villano, c’è chi, dietro le porte lo sente alzare la voce con la regina. Che a un certo punto sostengono i biografi, chiude a chiave la sua stanza, per riaprila anni dopo, con la seguente nascita di Andrea nel febbraio del 1960. Alla regina, senza alcuna prova, si attribuiscono due strette amicizie e non si capisce perché lui se lo sarebbe potuto permettere e lei no. Si può dire che Filippo abbia attaccato il cappello, per dirla volgarmente? Anche i suoi detrattori alla fine dicono di no, che in realtà finito quel tipo di amore che sempre finisce, i il matrimonio è diventato una solida unione di lavoro, sostenuto dall’intelligenza politica e dalla curiosità del duca.Al pranzo offerto da Blair allora premier, era il 1997, per le nozze d’oro della coppia reale, la regina dedicò al marito un omaggio riconoscente: «È stato la mia forza e tale è rimasto in tutti questi anni, e noi e la sua intera famiglia e questo e molti altri Paesi, abbiamo un debito assai più grande di quanto lui mai ammetterà o noi riusciremo mai a quantificare». Quasi umile, con vero affetto, lui rispose: «Credo che la lezione principale che abbiamo imparato è che la tolleranza è l’ingrediente essenziale di qualsiasi matrimonio felice. Posso assicurarvi che la regina possiede in abbondanza la qualità della tolleranza».