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 2021  aprile 10 Sabato calendario

Tre milioni di vaccini in dieci giorni


ROMA – Non c’è più tempo. I dati italiani sui decessi continuano ad essere i peggiori in Europa. Le terapie intensive sono congestionate da pazienti Covid-positivi ben oltre la soglia di guardia del 30 per cento dei posti disponibili. Numeri che non sono frutto del caso: la campagna vaccinale procede a velocità ridotta, i cittadini più fragili sono ancora troppo esposti. Sfioriamo le 300 mila iniezioni quotidiane (giovedì 299 mila) quando in Francia il presidente Macron festeggia il record di 510 mila in un giorno solo e in Spagna sono arrivati a farne 453 mila. Il premier Mario Draghi ha chiesto al Commissario straordinario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo un’accelerazione che assomiglia a una terapia d’urto. Abbiamo nei frigoriferi 3,2 milioni di vaccini fermi, devono essere somministrati tutti nei prossimi dieci giorni. Priorità tassativa ai più anziani. Stretta sui furbetti. E chi rifiuta la fiala AstraZeneca passa in fondo alla fila.
L’ordinanza di Figliuolo
C’è tutta l’urgenza della situazione nelle poche righe della nuova ordinanza di Figliuolo, diffusa ieri in tarda serata e inviata alle Regioni. «Procedere con la massima celerità a vaccinare coloro che risultano più vulnerabili qualora infettati dal virus», è la premessa. Quindi, nell’ordine: 1) over 80; 2) chi ha elevata fragilità; 3) persone di età tra 70 e 79 anni e, a seguire, quelle di età tra 60 e 69 anni, «prevalentemente con AstraZeneca». L’ordinanza stringe anche le maglie delle prenotazioni, per arginare il fenomeno di chi si infila nelle categorie prioritarie. «Parallelamente – si legge – dovrà essere completata la vaccinazione di tutto il personale sanitario e sociosanitario in prima linea nella diagnosi e di tutti coloro che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private». Amministrativi, volontari, dipendenti di agenzie pubbliche cui finora è stata data la precedenza su input di alcune Regioni, dovranno attendere.
Strage quotidiana
Rispetto al Piano del commissario siamo in ritardo di 3,7 milioni di dosi: in questa fase si prevedeva che ne avremmo somministrate 16 milioni, siamo a 12,3 milioni. Il tasso di mortalità nel nostro Paese non consente più errori: dal 30 marzo a ieri sono decedute in media 450 persone ogni giorno. Lo stesso dato, misurato sugli ultimi sette giorni, mostra che in Francia ci sono stati 298 morti al giorno, in Germania 175, in Spagna 26, nel Regno Unito 31, in Belgio 43, in Polonia 428. Il ricercatore dell’Ispi Matteo Villa calcola che dall’insediamento del governo Draghi la quota delle dosi disponibili finite agli over 70 è cresciuta dal 25 per cento al 72 per cento, quella per gli over 60 è passata dal 38 all’82 per cento. «Con la campagna di vaccinazione abbiamo evitato 4.100 morti, ne avremmo potuti evitare 12.400 rispettando le priorità».
L’incognita rifiuti
L’aumento non basta, bisogna correre. Il Commissario ha illustrato le nuove direttive durante la videoconferenza con la Protezione civile e i rappresentanti delle Regioni. Nei congelatori degli hub e degli ospedali ci sono, come detto, 3,2 milioni di antidoti. Poco meno della metà (1,5 milioni) sono AstraZeneca. «Da lunedì mi aspetto una campagna a tappeto per sessantenni e settantenni», ha detto Figliuolo. Lasciando aperta l’ipotesi, avanzata da alcuni governatori, di procedere non solo per prenotazioni, ma “a sportello”. Consentendo, cioè, ai cittadini di presentarsi direttamente all’hub e registrarsi, magari seguendo un calendario tarato sulla lettera del proprio cognome. Ragiona una fonte della struttura commissariale: «Si creerebbe, è vero, un problema di file e sovraffollamento ma, di sicuro, si andrebbe più velocemente».
Pesa però l’incognita rinunce. Problema sollevato dall’assessore alla Salute pugliese, l’epidemiologo Pierluigi Lopalco: «È un fenomeno che già stiamo vedendo ma che potrebbe avere un rimbalzo nei prossimi giorni: che succede se in massa rifiutano le dosi di AstraZeneca?». L’indicazione è stata di non dare la possibilità di scelta, «per non far passare l’idea che esistano vaccini di serie A e serie B». Quindi chi rifiuta le fiale dell’azienda anglosvedese finisce in fondo alla lista. E non avrà certezze sulla data dell’immunizzazione. «D’altra parte però – è stato osservato nel corso della riunione con le Regioni – non possiamo permetterci di avere 70 o 80 enni non vaccinati per troppo tempo». È un problema che rimane aperto.
La seconda dose di Pfizer
Per questo si studia un piano B. Che, inevitabilmente, sarà mettere a disposizione fiale di Moderna e Pfizer anche per gli over 60. Lo spazio di movimento è molto stretto: le scorte sono limitate e c’è da garantire circa due milioni e mezzo di richiami. Ecco perché i tecnici stanno valutando di posticiparli, facendoli dopo 42 giorni, e non dopo 21 giorni come ora. Il punto cruciale, però, rimane quello di partenza: nei prossimi dieci giorni l’Italia gioca la partita più dura.