La Stampa, 10 aprile 2021
Intervista ai creatori di Disquared2
Naomi, il calciatore Zlatan Ibrahimovi?- «Ibra». Ma anche skater, dancer, performer… e la modella transgender Valentina Sampaio. La nuova campagna primavera-estate 2021 di Dsquared2 scattata da Giampaolo Sgura, è il ritratto della nostra generazione dove tutto coesiste come in Internet? «Un invito ad aprire gli occhi su quello che ci sta intorno», precisano Dean e Dan Caten che hanno debuttato nel 1995. I due gemelli di Toronto identici e sempre vestiti (quasi) allo stesso modo, riflettono per telefono (dal loro ufficio in via Ceresio, a Milano), sulla contemporaneità e sui cambiamenti che stanno comportando nel loro stile. La coppia di eterni ragazzi spumeggianti, ha fatto storia con jeans divenuti un cult. Memorabili, anche per le loro sfilate teatrali e pirotecniche, hanno vestito le grandi star internazionali: da Madonna a Britney Spears.Come avete fatto a “sedurle”?«Con la semplicità. Restando fedeli alla nostra personalità: alle nostre radici».Vita e lavoro nella nuova dimensione digitale, per due creatori che hanno iniziato l’ascesa negli Anni Ottanta?«Il web è un’opportunità per mostrare tante facce. Uno strumento importante soprattutto in questo momento. Noi stessi ogni tanto ci divertiamo a metterci in gioco ad esempio con dei video o delle coreografie».Voglia di movimento?«Soprattutto di leggerezza. E di “fatto in casa": improvvisato spontaneamente dalle personalità singole».Per questo ha successo il discusso Tik Tok con gli show domestici dei giovanissimi?«Noi preferiamo Instagram».E le influencer?«Rappresentano un segno supplementare del gradimento collettivo».Complice lo smart working, la tuta è diventata una seconda pelle. Ma c’è chi prevede un ritorno all’eleganza. Condividete?«Non del tutto. Piuttosto, puntiamo sui compromessi tra la comodità delle felpe e il glamour. Il leisurewear è declinabile a partire dalle forme: da over a sexy come nei nostri wrap top».Si dibatte anche sulla moda low cost, usa e getta, sostenendo il ritorno dei pezzi unici più durevoli? Possibile?«Per un certo abbigliamento basico, il low cost non finirà. Dipende da capo a capo. Ma convivrà tutto. Un po’ come per i locali. Esistono i ristoranti ma anche le pizzerie e il fast food».Mentre i jeans? Sono ancora il vostro cavallo di battaglia?«Restano la gran parte del brand».Però, qualche stagione fa, avete firmato anche importanti abiti da sera. Era una svolta verso la couture, giusto?«Vero. Ma di questi tempi è meglio focalizzarsi su un punto preciso e svilupparlo al meglio».Altro cambio. Se prima presentavate maschile e femminile sulla stessa passerella durante la fashion week dell’uomo, ora avete lanciato uno short movie pittoresco all’ultima settimana della moda-donna di febbraio. Potenziate “lei”?«Quel video è una storia divertente, ambientata su un caravan, perché c’è voglia di mobilità. Se non possiamo andare in giro noi – ironizzano – facciamo girare la casa».Le modelle per il prossimo inverno sfoderano unghie lunghe e iper decorate. Il gentil sesso tira fuori gli artigli in tempi di misoginia?«Per noi sono semplicemente accessori di tendenza: supplementari e facili».Da Naomi (51 anni) a Cher (classe ’46): la vostra moda veste anche le “perennials”?«Cher in jeans e felpa nella campagna Icon nel 2020 – anno in cui abbiamo celebrato i 25 anni del brand – era divina. Non conosciamo limiti. Tant’è che nell’ultima pubblicità figura anche una modella transgender».Voi stessi avete fatto una passerella coi tacchi…«Era un omaggio alle platform di David Bowie in Ziggy Stardust (il cult musicale del 1973). Sempre nel segno della libertà».Del resto, il vostro simbolo canadese è la foglia d’acero, “bandiera” di amicizia e comprensione. A proposito: lo stile Dsquared2 un po’ boscaiolo, fa scuola, ultimamente. Vero?«Eravamo avanti (ridono ironici, n.d.r). La verità, è che si respira una gran voglia di natura. Quella vince sempre su tutto». —