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 2021  aprile 10 Sabato calendario

De Rossi ha la polmonite

L’altra sera all’Istituto Spallanzani è arrivato l’ennesimo paziente Covid. Giovane, 37 anni, ha una polmonite e la tosse, ma le sue condizioni non sono critiche. Non è passato inosservato perché è Daniele De Rossi, già bandiera della Roma, ora assistente di Roberto Mancini nella Nazionale. Anche lui si è aggiunto alla lunga lista di contagiati del cluster degli azzurri, con il caso anomalo di Marco Verratti, centrocampista del PSG, che era già stato positivo a gennaio. Si tratta, molto probabilmente, di una reinfezione, evento raro, ma non impossibile, che comunque rappresenta un campanello d’allarme per le politiche di contenimento di diffusione del virus. Ma torniamo allo Spallanzani e alla divisione di malattie infettive dove da venerdì è ricoverato Daniele De Rossi, la cui positività è stata riscontrata il 31 marzo a Vilnius, subito dopo la conclusione di Lituania-Italia, partita di qualificazione per i mondiali del Qatar del prossimo anno. L’ex capitano della Roma, dopo il tampone positivo, era tornato in Italia su un volo speciale (in aeroambulanza), insieme ad altri due componenti dello staff della Nazionale positivi. È rimasto isolato nella sua casa davanti a Castel Sant’Angelo e, inizialmente, non ha sviluppato sintomi preoccupanti. Solo dopo avere eseguito la Tac all’ospedale San Camillo, ha deciso, su consiglio dei medici, di ricoverarsi allo Spallanzani, dove è sotto osservazione costante a causa della polmonite, senza però che al momento le sue condizioni destino preoccupazioni. Ora sta meglio, ma venerdì sera ha accusato giramenti di testa e febbre alta. Detta in altri termini: non ha necessità di una ausilio esterno per la respirazione. Anche Francesco Totti ha dovuto combattere con il coronavirus, lo scorso novembre, ha affrontato una polmonite bilaterale e lui stesso ha raccontato: «Ho avuto il Covid e non è stata una passeggiata: febbre che non scendeva, saturazione dell’ossigeno bassa e le forze che se ne andavano».
CLUSTER AZZURRO
Resta da capire come il coronavirus si sia diffuso all’interno del team della Nazionale. In totale sono otto i positivi tra i calciatori: Cragno, Sirigu (non ufficializzato dal Torino), Bonucci, Florenzi, Verratti, Pessina, Bernardeschi e Grifo. A questi si aggiungono sette componenti dello staff di Mancini (assente nelle tre partite di novembre, bloccato proprio dal Covid-19), più dirigenti e dipendenti della Figc. Addirittura venticinque i contagiati. Il primo caso a Parma, giovedì 25 marzo, dopo il ritiro di Coverciano. Il dipendente è stato fatto tornare subito a Firenze, in isolamento nel centro tecnico federale, e si è sottoposto al tampone: positivo. La Nazionale poi è volata a Sofia per affrontare domenica la Bulgaria: il giorno dopo, tamponi per la delegazione al completo, risultati tutti negativi. Martedì 30 marzo i primi sintomi per due collaboratori del ct, subito rientrati in Italia con un jet privato. Mercoledì dopo la partita altri quattro casi e giovedì Bonucci, primo positivo degli otto azzurri.