il Fatto Quotidiano, 10 aprile 2021
Intervista ad Alessandra Casella
Il 2 gennaio, alle 6:53 del mattino, l’attrice e scrittrice Alessandra Casella ha pubblicato un tweet: “Un infarto a 54 anni. Era l’amore della mia vita. Il padre di mia figlia. Il mio migliore amico”. Migliaia di messaggi, molti abbracci virtuali, domande rimaste sospese. Poi, di questa morte improvvisa, Alessandra ha scelto di non parlare più. Tre mesi dopo la cerco, con la paura di aggredire il suo silenzio, lei accetta di parlarmi con la paura di sembrare patetica e il coraggio di chi accoglie il dolore. Per un attimo, quando la chiamo, sento la voce di sua figlia Chiara: “Mamma, se non ce la fai non ti preoccupare, va bene?”. È la carezza di una diciannovenne gentile, orfana di suo papà da pochi mesi, attenta al dolore di sua madre.
Alessandra, da dove partiamo?
Dalla notte di Capodanno. Mio marito Alessandro era sul balcone che urlava ‘vaffanculo 2020’. La sera dopo moriva.
Come è accaduto?
Il pomeriggio del 1° gennaio è andato al pronto soccorso. Sei anni prima aveva avuto un infarto preso per tempo, gli sembrava di avere gli stessi sintomi. Ma dopo tutti gli esami, all’1:30 di notte, lo hanno rimandato a casa. In epoca di Covid fanno in fretta a dimetterti.
E invece?
Alle 3 si sente male. Decidiamo di tornare in ospedale, stiamo per arrivare a piedi fino alla macchina sotto una pioggia battente e lui cade a terra. Ho visto i suoi occhi che non vedevano più, l’uomo della mia vita era diventato pesantissimo, tra le mie braccia. Si diventa così pesanti quando si muore.
Poi?
Urlavo aiuto sotto la pioggia, non respirava, gli facevo il massaggio cardiaco. Sono usciti i vicini di casa che hanno continuato con il massaggio. Arrivano i soccorsi, ricordo mia figlia con la mano sopra l’ambulanza che urlava ‘papà non andare via!’, ma io marito non c’era già più.
Chi era Alessandro?
Un uomo gentile. Un marito e un papà meraviglioso. Ogni tanto guardavo Chiara e le dicevo ‘sono contenta di averti dato lui per padre, te lo meriti’.
Quando vi eravate conosciuti?
Trentatré anni fa, al mare, in Sardegna. Lui era più giovane di me, era amico dei miei fratelli minori. Mi piaceva da matti, ma mi sembrava piccolino. E invece nel 1998 ci siamo sposati e nel 2001 è nata Chiara.
Cosa è accaduto in questi tre mesi di lutto?
Oltre al dolore, tanti problemi pratici. Lui si sobbarcava tutte le faccende che io odiavo fare, tipo i conti, le cose pratiche… mancando così all’improvviso, per me è stato il delirio, perché non avevo neppure un file con le password per accedere al computer, ai conti… Del resto, la mattina lui era con mia figlia che guardava Modern family, scofanandosi gli avanzi del cenone, come potevamo pensare alla morte… Ora so che devo ricominciare a lavorare, perché avevamo investito tutti i risparmi nella sua attività.
Da cosa vorresti ricominciare?
Dico una cosa stupida: da me. Ritrovare quella che spaccava le montagne, perché adesso mi sento un topolino schiacciato dalle frane.
Cosa ti manca di più?
Ogni cosa. I nostri progetti, la regione del Périgord in Francia dove volevamo andare, ma soprattutto l’idea del ritorno. In tutti i passi che ho fatto nella mia vita, giusti o sbagliati che fossero, ho avuto sempre lui come ritorno. So ancora dove dirigermi, ma non ho più un luogo in cui tornare.
A parte tua figlia.
Certo, ma lei non dovrà mai portare il peso della mia solitudine.
Che amore era il vostro?
Era un amore profondo, lui voleva proteggermi, non mi ha raccontato di alcuni debiti che avevamo, li ho scoperti ora, ma non ho rimpianti, perché gli ho sempre detto quanto lo amavo. Porco d’un cane, diciamocelo sempre quanto ci amiamo, è uno spreco non dirselo. Sai qual è stato il suo ultimo messaggio? La mattina lui era in cucina, io ancora in camera, mi ha scritto su whatsapp: ‘Amore mio grande ti porto il caffè’. Era un uomo prezioso.
Si sente tanta voglia di sopravvivere a questo dolore.
Sono devastata, ma anche se la vita me l’ha tolto, sono stata fortunata, il bilancio è in pareggio, anzi sopravanza. Ringrazierò sempre l’universo perché ho avuto Alessandro. Sulla sedia dello studio è rimasta la sua giacca di pelle, quella che la sera dell’infarto si è rotta sulla manica quando è caduto. Ogni tanto vado lì e me la abbraccio. Sembra il corvo di Poe: ‘Mai più, mai più’. Noto che c’è un telefilm che vedevamo insieme e mi viene da dire ‘oh Ale!’, una volta ho preso il telefono per chiamarlo. Quella dell’irreversibilità è ancora un’idea inaccettabile.
Tua figlia ti accudisce?
Ci proteggiamo a vicenda, piangiamo quando una non vede l’altra. Io non dormo, la mattina mi sveglio con nausee fortissime. Ieri è uscita, l’ho chiamata per chiederle se mi comprava dei capperi, mi ha risposto spaventata: ‘Mamma stai bene?’. Durante il lockdown siamo stati tanto insieme noi tre, guardandomi indietro, nella tragedia della pandemia, quest’anno insieme è stato un regalo.
A causa del Covid tante persone hanno perso il marito o la moglie. Molti sono anziani, è dura sopravvivere. Hai voglia di dire qualcosa a queste persone?
Che abbiamo il dovere di essere grati alla vita e di fare qualcosa di buono del tempo che ci resta. Quando guardo due anziani che passeggiano insieme mi si spezza il cuore, io non invecchierò con Alessandro. Però se siamo stati così fortunati nel trovare una persona per cui la nostra vita era importante, la nostra vita deve rimanere importante. Per noi, prima di tutto. E per i figli. Chiara è una creatura meravigliosa, merita il miglior futuro possibile e io tifo per lei.
Posso chiederti quali sono le ultime parole che hai detto a tuo marito?
Amore, respira.