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 2021  aprile 10 Sabato calendario

Ripartono le trivelle. Cingolani ha dato l’ok a 11 pozzi


Ribattezzato in un attimo “ministro della finzione ecologica”, quelle di ieri non sono state ore tranquille per il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e anche le prossime potrebbero non esserle. In poche settimane, infatti, è stato dato il via libera ad almeno sette autorizzazioni per la realizzazione di pozzi estrattivi di gas e petrolio nel mediterraneo e in tutta la Penisola. Si tratta, per essere precisi, di tre concessioni di Eni, due di Po Valley e due di Siam srl, nello specifico delle concessioni minerarie ‘Barigazzo’ e ‘Vetta’, entrambe in Emilia-Romagna, dei progetti di messa in produzione del pozzo a gas naturale ‘Podere Maiar 1dir’ (nella concessione di coltivazione ‘Selva Malvezzi’, sempre in Emilia-Romagna) e del giacimento per la coltivazione di idrocarburi ‘Teodorico’, fra Emilia-Romagna e Veneto. Poi ci sono i progetti di perforazione di tre pozzi: il pozzo ‘Calipso 5 Dir’ nelle Marche, il pozzo ‘Donata 4 Dir’, fra Marche e Abruzzo e infine un pozzo esplorativo, “Lince1”, in Sicilia.
Arrivano in un momento molto delicato in tema idrocarburi: negli ultimi mesi, nonostante i tentativi prima di bloccare per sempre ogni autorizzazione su gas e petrolio e poi di ottenere un prolungamento della moratoria che da due anni tiene ferme tutte le procedure di richiesta di ricerca, prospezione e coltivazione, l’unico risultato portato a casa da 5 Stelle e ambientalisti era stato una proroga fino al 30 settembre di quest’anno del Pitesai, il “Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee” che negli ultimi due anni non è stato realizzato e che allo scadere della moratoria sulle trivelle (prevista, dopo qualche proroga, sempre al 30 settembre) avrebbe dovuto dire in quali zone si potesse perforare e in quali no.
I provvedimenti firmati da Cingolani, va detto, non rientrano in questa casistica. Si tratta infatti di autorizzazioni su procedimenti che avevano già ricevuto la Valutazione di impatto ambientale e che ricadono in concessioni e titoli minerari che erano già stati rilasciati prima dello stop e che comunque non rientrano nei termini della moratoria stessa. A dare l’accelerazione è stato il via libera del ministero dei beni culturali Dario Franceschini dopo le svariate verifiche tecniche che si sono susseguite negli anni. Finora si era di fatto provato a rallentare l’iter e a portarlo avanti fino alla redazione del Pitesai (che magari avrebbe stabilito che in quelle zone le trivelle non potevano starci), ma il sì di Franceschini ha fatto cadere ogni possibilità di procrastinare i tempi. La linea di Cingolani, comunque, è che per poter preservare e approdare alla transizione sia fondamentale avere il Pitesai (la proroga al 30 settembre era arrivata anche sotto la sua spinta) e il ministro starebbe compulsando la struttura competente affinché facciano presto.
Di fatto, l’idea di un sistema totalmente sostenibile – soprattutto se basato su idrogeno e sistemi di estrema avanguardia – è più lontano di quanto si possa credere e ogni innovazione tecnologica (si pensi alla già citata fusione nucleare di Cingolani) sposta la palla in là di molti anni, rendendo indispensabili ancora per un tempo indefinito gli idrocarburi. Nelle prossime settimane, inoltre, dovrebbero arrivare altre autorizzazioni simili che attualmente sono in fase istruttoria.
“Queste nuove autorizzazioni non vanno proprio bene seppur riferite a procedimenti in corso da anni – hanno dichiarato ieri Greenpeace, Legambiente e Wwf –. Ora più che mai ci attendiamo misure e atti concreti per una emancipazione definitiva dalle fonti fossili, dotandoci da subito di una exit strategy dalle trivellazioni, investimenti per una svolta davvero verde e non lo svincolo di permessi per le fossili”. Critici anche i comitati del forum H2O che sottolineano che le sette autorizzazioni si traducono in undici pozzi: “Auspichiamo che questi interventi siano fermati nel prosieguo dell’iter di approvazione. La moratoria avrebbe dovuto identificare anche le concessioni già esistenti da non rinnovare. Così si vanifica in partenza parte della programmazione, mettendo tutti davanti al fatto compiuto”.