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 2021  aprile 10 Sabato calendario

Open, ancora guai per Lotti: ora è indagato per corruzione


L’inchiesta fiorentina sulla fondazione Open (che vede indagati per finanziamento illecito l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, gli ex ministri Luca Lotti e Maria Elena Boschi, il componente del cda Marco Carrai e il presidente di Open Alberto Bianchi, quest’ultimo accusato anche di traffico d’influenze) lavora da tempo su un’ipotesi di reato più grave, la corruzione, contestata in questi giorni a Lotti, Bianchi, all’imprenditore abruzzese Alfonso Toto e a un altro uomo legato al Giglio magico, Patrizio Donnini, creatore di Dot Media, società di comunicazione che ha lavorato anche per la kermesse renziana, la Leopolda. I quattro hanno saputo di essere indagati con la notifica della proroga delle indagini per altri 6 mesi.
Nel documento è contestato il reato, ma non è descritta la condotta illecita. I difensori di Lotti, Ester Molinaro e Franco Coppi, ieri hanno precisato di “non poter offrire, al momento, alcuna ulteriore informazione poiché l’atto non descrive i fatti sui quali vertono le indagini”. I nomi degli indagati, incrociati con gli atti dell’inchiesta, consentono però di delineare il perimetro investigativo nel quale si sono mossi il procuratore aggiunto Luca Turco e il pm Antonino Nastasi. Patrizio Donnini e la società Renexia del gruppo Toto emergono in un altro filone d’inchiesta già nel 2019. In quel momento, Donnini è accusato di autoriciclaggio e appropriazione indebita in concorso con l’amministratore delegato di Renexia, Lino Bergonzi. Il motivo: tra il 2016 e il 2017 la Immobil Green Srl (di cui Donnini deteneva il 5%) vende alla Renexia Spa cinque aziende operanti nell’eolico e, piazzandole al quadruplo del prezzo d’acquisto, incassa una plusvalenza di 950 mila euro in totale.
L’eolico però non è il business abituale di Donnini. Che non si limita a fare da mediatore. Rischia in proprio: acquista e poi rivende. Da qui il sospetto degli investigatori: era certo che avrebbe rivenduto a Renexia? E perché?
Bianchi è a sua volta indagato per finanziamento illecito e traffico di influenze. Nel 2016 la Toto Costruzioni affida a Bianchi una consulenza legata a un accordo per una transazione con Autostrade Spa da circa 70 milioni di euro. Una consulenza che però, secondo gli investigatori, è in realtà un finanziamento a Open camuffato, poiché in parte entra proprio nelle casse della Fondazione. Oggi si scopre che anche a Bianchi (come a Donnini) viene contestata la corruzione (una “ipotesi vaga e fumosa” commenta l’avvocato di Bianchi, Nino D’Avirro).
Ma andiamo avanti. La stessa Fondazione Open, sempre secondo l’accusa, è a sua volta il camuffamento di qualcos’altro: nei fatti sarebbe l’“articolazione” di un “partito politico”. Nelle informative della Guardia di Finanza c’è un passaggio in cui si legge di un interessamento di Lotti: “Si rileva l’interessamento dell’onorevole, all’epoca sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con il quale Bianchi, ai primi del mese di gennaio 2016 (presumibilmente il 4 gennaio 2016), avrebbe avuto una riunione e consegnato l’‘appunto Toto 15.7.15’, riferendogli l’esito di una riunione tenutasi il 5 aprile 2016 in merito alle trattative in corso tra Rti e Aspi”. Aspi è Autostrade per l’Italia Spa. In questo quartetto – Lotti, Bianchi, Donnini e Toto – l’unico a vestire il ruolo di pubblico ufficiale, quindi il potenziale corrotto per un dovere contrario ai propri doveri d’ufficio, è proprio Lotti. Che però non ha ruoli nel ministero per le Infrastrutture, quello più sensibile per Toto, che è retto da Graziano Delrio (non indagato, ndr).
In quei mesi appare in Finanziaria un emendamento che sembra cancellare 400 milioni di euro di debiti che Toto deve all’Anas. Delrio ribatte: “La sentenza di un tribunale dice che quei soldi vanno al ministero delle Infrastrutture. L’emendamento mira a un’altra cosa: garantire da subito la partenza dei lavori per la messa in sicurezza dell’autostrada A24-A25 dove il rischio sismico è altissimo. Abbiamo concesso che questi soldi vengano restituiti più avanti”.
Toto Costruzioni ieri ha precisato che Alfonso Toto ha da tempo lasciato le cariche societarie per far valere le sue ragioni e che l’incarico conferito a Bianchi aveva un solo fine: tutelare la società nelle controversie legali.